Luganese

Lugano, l'agricoltura si sta allargando

Tra iniziative spontanee e 'piantagioni' in balcone paiono fiorire iniziative spontanee di produzione propria. C'è chi sogna l'apicoltura urbana

Appena fuori casa
23 aprile 2020
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Si sta tingendo di verde il tessuto urbano, con una ventata di odori e un pizzico di biodiversità dove spesso il grigio e lo smog la fanno da padrone: l'orto urbano è tutto questo e tanto altro. La produzione agricola anche nella Città di Lugano procede e fioriscono iniziative spontanee che potrebbero mettere le radici. Dal singolo cittadino che crea la sua 'oasi' in balcone di casa al classico orto gestito con il vicino, come da qualche anno fa anche il consigliere comunale socialista Carlo Zoppi, fino a chi immagina pure l'apicultura urbana.

Andiamo con ordine. La Città ha creato spazi agricoli di proprietà comunali di dimensione più o meno grande e li ha messi a disposizione di un numero variabile di cittadini, ai quali è affidata la gestione e la condivisione della terra. Ma ci sono anche altre possibilità di condivisione attraverso modelli alternativi e sostenibili che si stanno diffondendo da anni e che questa crisi sanitaria riporta alla luce come valide risposte locali ai problemi globali e a un'ipotetica carenza di alcuni prodotti se l'emergenza legata al Covid-19 dovesse perdurare ancora a lungo. «Un appezzamento coltivato è da considerare anche come luogo di socializzazione, dedicato alle famiglie con bambini, agli anziani per il rafforzamento dei legami sociali in una comunità o in un quartiere, in cui in tempi privi delle distanze sociali organizzare anche atelier e altre attività - dice Zoppi che assieme al suo vicino di casa, in questo periodo si sta organizzando con tutti i sementi -. Facciamo le nostre talee e abbiamo un alto tasso di autoproduzione alimentare. L'orto 'classico' coltivato nel terreno diventa così un alleato e lo sarà forse di più in futuro».

Quando il privato mette a disposizione terreni

In città, comincia a prendere piede anche una sorta di agricoltura urbana che prevede coltivazione di erbe aromatiche, verdure e pure piante da frutta in vaso. Esistono sistemi che consentono la produzione di alimenti nel balcone di casa o palazzi, non serve per forza un grande appezzamento di terreno. «Sono favorevole, in questo periodo sto sperimentando l'invasatura di ortaggi, piante di agrumi in vaso» racconta Zoppi. Il consigliere comunale segue anche un'altra iniziativa sorta di recente a Pregassona: «Nei pressi della chiesa, proprietari privati hanno messo a disposizione di tre giovani coppie appezzamenti che torneranno a produrre alimenti. Tutte soluzioni progettuali che contribuiscono a un futuro più sostenibile, creando piccoli cambiamenti locali, ma tali da influenzare direttamente o indirettamente i grandi meccanismi che paiono così lontani e intoccabili».  

Zoppi: 'La crisi sanitaria evidenzia debolezze nella produzione'

La crisi sanitaria ci ha messo di fronte alcune difficoltà legate ai nostri consumi. Ora fare la spesa non è così facile né piacevole. Ancora Zoppi: «Il sistema che garantiva l’approvvigionamento alimentare nel nostro paese attraverso l’importazione di cibo dall’estero, talvolta con percorsi lunghi centinaia o migliaia di chilometri sta dimostrando tutte le sue debolezze e la produzione interna sta ritrovando la sua importanza fondamentale. Molti, si sentono a disagio con questa nuova realtà. Alcuni stanno reagendo in maniera costruttiva mettendosi in gioco con un attività che si considera a torto come materia per soli esperti e professionisti. Il periodo di isolamento ha fatto nascere in alcuni la necessità di dare una svolta alla propria vita. C'è una riscoperta dei valori legati alla terra e alla produzione a chilometro zero. Questo al di là del fatto che per ora l'approvigionamento di verdure e ortaggi è garantito dalla grossa distribuzione».

Auitiproduzione e riscoperta di prodotti locali

L'autoproduzione potrebbe essere anche una risposta alle limitazioni e restrizioni delle libertà personale introdotti a causa della crisi sanitaria, come la riscoperta prodotti locali a chilometro zero o acquistati direttamente da produttori locali. «È un risvolto positivo della crisi, e si stanno riscoprendo anche ortaggi di Pro specie rara che rischiano di sparire mettendo la biodiversità in pericolo» sostiene Zoppi che intravvede un altro pericolo, quello della siccità perdurante che la pioggia caduta nei giorni scorsi non ha colmato: «Certi agricoltori svizzeri fino ai giorni scorsi parlavano di un vero e proprio allarme siccità e i prossimi 10-15 giorni saranno fondamentali e determineranno l'approvvigionamento locale di cereali in Svizzera».

Se le api producessero miele in città...

C'è anche chi ritiene si possa produrre miele in città attraverso l'apicoltura urbana. Ne è convinta Marisa Mengotti che gestisce due arnie a Ruvigliana ai limiti della zona residenziale a casa di un'amica. Però vorrebbe 'traslocarle a Pregassona nel suo giardinetto di casa. Sì, perché "in città le api troverebbero nutrimento in un periodo più lungo dell'anno grazie alla fioritura delle piante esotiche dei parchi. Di solito volano per almeno un raggio di tre chilometri per cercare il cibo e recenti studi sulla qualità del miele hanno mostrato che di ottima qualità e non accumula sostanze inquinanti. In centro città non rappresenterebbero un potenziale pericolo?. No, basta lasciarle in pace, dice, quando sciamano (di solito in maggio) sono ancora più innocue e docili siccome si sono riempite di miele e sono alla ricerca di un altro posto e si possono facilmente raccogliere (con le dovute attrezzature)".

«La crisi sanitaria non può farci dimenticare la crisi ambientale che è percepita più distante e astratta ma che ci colpirà in maniera molto peggiore rispetto al virus. La riscoperta della terra e dei suoi frutti anche in realtà urbane in prossimità dei consumatori sarebbe un importante passo in avanti verso la città del futuro: più rispettosa dell'ambiente e della salute dei cittadini, più a contatto con la natura e più resiliente alle crisi internazionali», conclude Zoppi.