È pronto a entrare nel vivo il progetto Seminterra, che si pone l'obiettivo di fare impresa collettiva fra produttori e consumatori
Permettere ai consumatori di essere allo stesso tempo produttori o finanziatori dei prodotti agricoli che portano in tavola. È quanto si sta sviluppando sul Piano di Magadino, in territorio di Gudo, grazie al progetto chiamato Seminterra e ideato da due giovani ingegneri ambientali ticinesi, Lidia Selldorf ed Eric Vimercati, accompagnati da una decina di altre persone. L’iniziativa, di natura eco-sociale, si pone l’obiettivo di promuovere un’agricoltura sostenibile e biologica supportata dalla comunità. Un principio diffuso in Svizzera, ma non ancora in Ticino.
Sul terreno di circa un ettaro di Gudo ci si concentrerà principalmente sulla produzione di ortaggi, ma pure di erbe aromatiche, bacche, frutta e fiori. Particolare attenzione verrà data anche alla biodiversità, attraverso la realizzazione di misure pratiche di conservazione quali la piantumazione di arbusti indigeni, la creazione di aiuole fiorite per gli insetti e di mucchi di rami e sassi per i rettili. Dopo un’incoraggiante fase pilota iniziata durante la scorsa estate (preparazione del terreno, posa dei primi semi e consegna delle prime ceste di ortaggi), «la vera distribuzione dovrebbe cominciare a metà aprile – ci spiega Lidia –. A fine febbraio le persone interessate potranno infatti iscriversi e diventare soci». Per assicurarsi ogni settimana una cesta di prodotti freschi e a chilometro zero sarà richiesta la sottoscrizione di un abbonamento annuale a sostegno delle spese di produzione. «Ma non vogliamo che le persone siano obbligate a svolgere un minimo di giornate lavorative – continua Lidia –. Ecco perché proponiamo la seguente modalità: l’importo pagato si livellerà in base alle ore di partecipazione nell’orto».
Per meglio orientare la produzione (la cui pianificazione è molto importante per ridurre il più possibile gli sprechi), Seminterra ha effettuato un primo sondaggio in cui, oltre a indicare un eventuale interessamento verso il progetto, si chiedevano ai potenziali futuri soci di esporre la preferenza sui prodotti che avrebbero piacere di coltivare e vedersi recapitare. «Questo per permetterci di sviluppare una produzione che sia più ‘locale’ possibile, tenendo conto delle volontà dei diretti interessati. Un confronto di idee che faremo anche in futuro, allargando il discorso a tutti i nostri soci quando si tratterà di decidere cosa coltivare o piantare». Ciò all’immagine dell’approccio collettivo e solidale del progetto. «Che è particolarmente interessante per le famiglie, tenendo conto dell’obiettivo di valorizzare gli ortaggi ma pure di far conoscere i processi e le tecniche di produzione. In generale consiglierei di aderire all’iniziativa a persone di tutte le età che, pur non essendo degli esperti nel settore, hanno voglia di condividere e di incontrarsi». Seminterra (che diverrà presto un’associazione o una cooperativa) durante la produzione si avvarrà delle competenze specifiche di due orticoltori professionisti. Attualmente il gruppo dei responsabili è formato da una dozzina di persone. Informazioni sulla pagina Facebook o sul sito www.seminterra.ch.
Interessante è pure la vicinanza, non solo fisica (i due terreni sono appaiati), fra Seminterra e Lortobio, l’associazione che mette a disposizione un orto dove capire e sperimentare l’importanza di curare la terra in modo collettivo, con particolare attenzione alla valorizzazione delle specie rare. «Oltre a condividere gli attrezzi e alcuni spazi, c’è intesa pure sulle idee». Ma c’è un’altra iniziativa che sul Piano mira a incentivare un’agricoltura sostenibile e senza sprechi. Quella lanciata dalla Fondazione Parco del Piano di Magadino e da Agridea che intende valorizzare i prodotti ortofrutticoli che vengono scartati. Con momenti di sensibilizzazione, la proposta di una lista di luoghi e macchinari a disposizione di chi vuole promuovere eventi di trasformazione dei prodotti e la creazione di una piattaforma di contatto tra offerta di prodotti e chi è interessato a valorizzarli (alcuni ristoranti si sono già messi a disposizione per proporre serate con menù a base di prodotti di seconda scelta).