Luganese

Coronavirus, nella clinica del paziente numero 1

Viaggio nei corridoi e nei reparti della Clinica Luganese Moncucco dove regna la normalità anziché un’isteria per il Coronavirus. L’uomo sarà presto dimesso

28 febbraio 2020
|

Avete in mente la casa di E.T. (il simpatico mostriciattolo protagonista del film di Steven Spielberg) quando i servizi segreti scoprono la sua presenza sulla Terra? Ecco, ci aspettavamo di entrare in un ambiente completamente sterilizzato ieri nel nostro sopralluogo alla Clinica Luganese Moncucco. Non abbiamo però visto né invasioni di volti mascherati né reparti o corridoi off limits. Seppur in una di quelle camere ospedalizzate continua ad essere degente il paziente numero 1 – il settantenne residente in un quartiere della Città di Lugano ricoverato nella clinica dopo essere risultato positivo al Covid-19 – la struttura sanitaria di Besso è aperta ai visitatori senza particolari controlli.

Perché questa libertà? «Sulla mancanza di isteria nelle nostre corsie – risponde ai nostri interrogativi il direttore Christian Camponovo – vi è senz’altro il fatto che la persona ospedalizzata, che verrà peraltro dimessa a breve termine, è stata subito gestita come un caso di paziente a rischio salvaguardando dunque, fin dall’inizio del suo ricovero, la salute del personale e degli altri pazienti o visitatori».

Noi ci siamo voluti fermare ad osservare il viavai sulle poltrone nell’atrio della clinica: tranquilli dottori in pausa, infermieri diretti in mensa, visitatori e pazienti ambulatoriali alle prese con la lettura di un giornale o con un cappuccino in attesa di un consulto. «Sono venuta a lavorare senza tanti patemi d’animo – ci spiega una aiuto medico –. Non indosso né la mascherina né camici speciali. Come vede qui in buvette c’è affollamento ma lo spauracchio Coronavirus non sembra essere fra gli argomenti della pausa pranzo».

Calo dei pazienti del Pronto soccorso: quando la paura si tramuta in irrazionalità

Certo è che il Covid-19 qualche ‘vittima’ l’ha fatta. Si tratta dell’afflusso al Pronto soccorso: «In effetti abbiamo avuto un calo dei pazienti – ammette Camponovo –, la paura del resto molte volte porta irrazionalità». L’attività della clinica, ad ogni modo, continua in maniera che definiremmo tranquilla e regolare, i volti di medici e infermieri sono sereni e se qualcuno starnuta nessuno sembra guardarlo da... untore. Non sono neppure ancora spuntate le tendine al varco del nosocomio (le si attendono a breve, si è detto ieri nel corso della conferenza stampa indetta dal governo, presente il capo del Dipartimento sanità e socialità, Raffaele De Rosa, in collaborazione con il medico cantonale, il dottor Giorgio Merlani).

Quali novità invece per il paziente affetto da Coronavirus? «Si trova ancora in una camera di isolamento. La sua salute è buona, per dimetterlo aspettiamo solo la certezza che non sia più contagioso – evidenzia Camponovo –. In quella stanza abbiamo una sicurezza pressoché al 100%, direi assoluta. Oltre a un’anticamera dove il personale si veste e sveste prima e dopo ogni visita, è presente un particolare sistema di depressione che evita che l’aria esca dalla camera e invada l’esterno». Una camera nella quale non hanno accesso neppure i familiari, giusto per tutelare ogni forma di inutile contagio.
«La cosa che ci fa particolarmente contenti – non manca di annotare Camponovo – sta nel fatto che il 90% dei nostri infermieri si sono vaccinati contro l’influenza», un motivo in più che giustifica la mancanza di mascherine ad ogni angolo della clinica e che ci aveva, all’inizio della nostra visita di ieri, un po’ sorpreso.

E se il caso del paziente della Clinica Luganese Moncucco sembra volto a una soluzione positiva, quelli sospetti aumentano. La notizia viene dalla presenza di alcune persone sotto osservazione all’Ospedale regionale di Lugano, nella sede dell’Italiano. Da nostre informazioni, che ci vengono dall’apparato sanitario, sarebbe stata attivata la procedura di rilevamento della malattia. Si tratterebbe di alcuni casi sui quali non vi è ancora un risultato delle avvenute e apposite analisi e che dunque restano a rischio fino a una conferma o meno definitiva.