Agente di lungo corso sotto inchiesta penale del Ministero pubblico per la presunta vendita di un'arma
Finito sotto inchiesta penale, l’agente della Polizia di Lugano di lungo corso – era in carica da un decennio, con responsabilità di capogruppo – si è dimesso con effetto immediato. Lontano dal Corpo di polizia, ma non tuttavia dalle indagini del Ministero pubblico che infatti continua a far luce sul suo operato per capire se si sia o meno reso responsabile di reati penali.
L’inchiesta – titolare è il procuratore generale Andrea Pagani – è quella anticipata da ‘laRegione’ lo scorso 2 ottobre e ruota attorno a una vicenda di un’arma (forse due) – il condizionale è d’obbligo e sul caso vige naturalmente la presunzione d’innocenza – che sarebbe stata consegnata all’agente nel corso di un’intervento di polizia. Arma che l’uomo avrebbe successivamente venduto, si presume in un negozio del Luganese. Venuta alla luce, la vicenda è subito stata segnalata al Ministero pubblico che ha dunque aperto un’inchiesta penale tuttora in corso. Il Municipio cittadino – datore di lavoro dell’agente – aveva deciso nei suoi confronti una sospensione fintanto che la vicenda non si fosse chiarita. Ma l’interessato ha dal canto suo deciso di interrompere il contratto di lavoro, rassegnando le dimissioni con effetto immediato, senza cioè i classici tre mesi di preavviso. L’agente della Polizia Città di Lugano, sotto inchiesta, già interrogato dagli inquirenti, si dice estraneo a ogni imputazione. La criticità della presunta violazione del codice penale consisterebbe nel conflitto professionale: la vendita di armi da parte di un poliziotto avrebbe una rilevanza penale. Una fattispecie, questa, al centro degli approfondimenti dell’indagine sulla quale il procuratore generale, Andrea Pagani, sta facendo piena luce. L’inchiesta dovrebbe durare ancora alcune settimane e potrebbe concludersi entro la fine dell’anno.