La sindaca, già consigliera e municipale di Montagnola, dopo 32 anni ha deciso di non sollecitare il quinto mandato: ‘Lascio soddisfatta. Farò altro’.
Cinquantacinque anni, figlia d’arte (il padre Flavio è stato sindaco di Montagnola dal 1964 al 1988 e già primo cittadino del Canton Ticino), Sabrina Romelli Riva non solleciterà il suo quinto mandato quale capo dell’Esecutivo di Collina d’Oro.
Esponente del Partito liberale radicale, era entrata in politica giovanissima, a 24 anni, dopo l’elezione nel 1988 nell’allora Consiglio comunale di Montagnola. Dodici anni nel Legislativo, prima di passare nel 2000 sul fronte municipale, sempre a Montagnola. Nell’ultimo quadriennio aveva formato, insieme alle colleghe Antonella Meuli, a Sorengo, e Simona Soldini, a Muzzano, una terna di ‘vicinato’ tutta femminile.
Ultimo suo traguardo, il riconoscimento nazionale di Collina d’Oro quale ‘città dell’energia’, senza dimenticare che dietro l’angolo (il 20 ottobre) si terrà la votazione consultiva per l’aggregazione con il Comune di Muzzano. Una fusione di cui Sabrina Romelli Riva è stata testimone diretta già nel 2004 quando da Agra, Gentilino e Montagnola nacque il Comune di Collina d’Oro, a cui si aggiunse nel 2012 Carabietta. Da sempre feudo Plr, nel 2016, Collina (quarto Comune del Luganese per popolazione) svoltò a destra, con la perdita in Municipio di un seggio liberale radicale (da 4 a 3) a favore della Lega dei Ticinesi. Pur lasciandosi sfuggire, il suo partito, la maggioranza assoluta, la sindaca si portò però a casa il titolo di candidato più votato con 1’319 preferenze personali (85 in più rispetto a quattro anni prima).
Ad aprile, dopo 32 anni di politica attiva, non sarà dunque più in corsa. Ci conferma le voci che si sentono in Collina di un suo ritiro?
Sì, è vero, mi ritiro. Del resto l’avevo già preventivato quattro anni fa, prima di rimettermi in lista per il quarto quadriennio. Credo che dopo 16 anni uno abbia dato tutto quello che poteva dare. Ed è giusto che ad un certo momento ci sia un cambiamento.
Cosa mette sulla bilancia? Fra aspetti negativi e risvolti positivi, quale piatto pende di più?
Posso senz’altro dire di essere sicuramente molto soddisfatta. È stata un’esperienza che mi ha accresciuta moltissimo. Ho imparato tantissime cose e quotidianamente continuo ad imparare ancora qualche cosa. Penso alle procedure, ma a tanti altri aspetti, in politica c’è sempre qualcosa da imparare. Per questo la giudico un’esperienza a tutti gli effetti molto interessante. Del resto quello che volevo fare o portare avanti posso dire che sia stato fatto. Per questo il mio bilancio, lo ripeto, è sicuramente positivo.
Ha esordito in un sindacato tenuto a battesimo dal grande tema delle aggregazioni. Ipotesi di fusioni che non si sono mai sopite e che tengono ancora banco. Avverte di lasciare qualcosa... in sospeso?
Penso che resti un tema ancora molto dibattuto. A mio parere, le cose vanno invece fatte gradatamente, senza forzare la mano a nessuno. Nell’ambito delle aggregazioni che ho vissuto, e che sono state due, non si è mai voluto forzare la mano e tutto è andato bene. Accelerando, diversamente, il tutto potrebbe non essere più così positivo.
Tre Comuni vicini, tre donne alla loro testa. Come sono stati i rapporti, le collaborazioni, i contatti nel trovarsi quali interlocutori altre donne? Sono stati forse più facili?
Ho sempre collaborato bene anche con i precedenti sindaci che erano uomini. Non credo sia una questione di genere ma di confronti fatti in maniera schietta e diretta.
Il suo addio al sindacato si tramuta anche nella volontà di voltare pagina e abbandonare gli scranni di Esecutivi e Legislativi comunali?
Sì! Lascio completamente la politica. Faccio altro. Non so cosa, ma farò altro.