Luganese

Elezioni 2020 a Lugano: ci sarà anche il vicesindaco

Michele Bertini scioglie le riserve, annuncia la propria candidatura e sprona la Città 'Occorre più capacità decisionale e concretezza'.

(Ti-Press)
28 giugno 2019
|

Siamo nel mezzo dell’anno elettorale. All’orizzonte c’è il rinnovo del Parlamento nazionale in autunno e stasera al Padiglione Conza di Lugano si riunirà il comitato cantonale del Plr per la ratifica dei candidati, ma già si affilano le armi in vista delle elezioni comunali dell’aprile 2020. Il confronto, seppur sfumato, è partito anche a Palazzo Civico di Lugano. Sei membri dell’esecutivo si ripresenteranno. Dopo i dubbi e le riflessioni di quest’ultimo anno parteciperà alla sfida elettorale anche il vicesindaco Michele Bertini, il cui partito ambisce a riconquistare il sindacato e la maggioranza persa sei anni fa. Il diretto interessato, invece, non pone la questione in questi termini: «Il contesto è quello di un sindaco molto coinvolto e presente che ha recentemente dichiarato di voler fare ancora una legislatura. Io ho 33 anni, sono padre di famiglia, sono attivo professionalmente e sono un politico di milizia. Sono oggi molto soddisfatto della conduzione dei miei dicasteri, ho progetti avviati in questa legislatura che avrei il piacere di portare avanti nella prossima per cui sono totalmente appagato dall’attuale situazione e faccio fatica a immaginarne una diversa», afferma Bertini.

Ci dobbiamo quindi aspettare una campagna ‘tranquilla’ da parte sua?

Come per ogni sfida elettorale ci mettiamo tutti (i candidati) di fronte al popolo che ha l’ultima parola e decide. Il mio approccio sarà orientato a consolidare soprattutto il grande lavoro fatto dai collaboratori dei miei dicasteri in questi quattro anni.
Però, il Plr premerà per ottenere sindacato e terzo seggio in Municipio...
Il partito deve occuparsi di come si può fare in modo che Lugano sia pronta ad affrontare le sfide del futuro tornando ad essere città trainante più che a voler riconquistare il potere, se l’approccio sarà questo perderà, se invece si concentrerà sui progetti e sulle linee di sviluppo da percorrere a favore della città allora il partito potrà avere chances di fare passi avanti.

I problemi interni al Plr balzati agli onori della cronaca un paio di anni fa sono stati definitivamente superati?

La politica è talvolta dura, anche all’interno del partito non sono sempre rose e fiori e questa volta l’ho toccato con mano anch’io. La mia ricandidatura non era affatto scontata, ero a un passo dal lasciare. La voglia di portare a termine i progetti avviati e il lavoro con i miei collaboratori ha prevalso. Anche grazie a quelle vicissitudini, ora mi sento più solido. L’esperienza mi ha permesso di forgiarmi una migliore corazza.

Dopo sei anni di esperienza in Municipio, quali sono i punti deboli della politica cittadina?

Manca capacità decisionale e concretezza nel trasformare le buone intenzioni e le tante parole in realtà. Tutti noi dovremmo preoccuparci meno della possibile perdita di consenso.

Recentemente il libro dell’imprenditore Stefano Artioli ha fatto parecchio discutere per le critiche anche feroci sulla presunta arretratezza della città. Cosa manca a Lugano per fare il salto di qualità?

Coraggio e determinazione.

Accennava a quanto è soddisfatto di questa legislatura che volge al termine, per quali ragioni?

Sono contento perché, fra le altre cose, siamo riusciti a sciogliere il nodo dell’insediamento della Divisione spazi urbani al Piano della Stampa evitando lo scenario temporaneo di Viganello, sul terreno ex Ptt, dove la città potrà realizzare un nuova idea forte. Stesso discorso per la funicolare degli Angioli, portando a consolidare la visione di un collegamento con il parco del Tassino che sarebbe di grosso impatto e darebbe grande valore alla parte alta della città. Il Parco Viarno trovo sia un progetto eccezionale, il recupero del sedime della ferrovia Lugano-Cadro-Dino con la creazione della pista ciclabile assieme al Cantone è un altro bel progetto. Finalmente si è presa una decisione politica sull’ex macello. Abbiamo promosso tanti lavori nei nuclei dei quartieri, da Sonvico a Carabbia. Il mio dicastero mi porta a occuparmi in maniera importante di temi che sono molto vicini alla cittadinanza, come la qualità degli spazi urbani, il verde, i parchi, i giardini e le vie ciclabili, temi che riconciliano con il piacere di fare politica a livello comunale.

Cosa risponde alle critiche a proposito dei lavori in centro e in merito al viale Castagnola?

È evidente che adesso con gli interventi in corso ci sono disagi. Si tratta di importanti lavori infrastrutturali e di riqualifica urbanistica. Ricordiamoci che la situazione di partenza erano le piattaforme di legno e le aiuole tanto contestate. Ora si intravvede il concetto qualitativo che vieppiù prende forma e che darà valore al centro cittadino. Sono molto soddisfatto di quanto fatto lungo il viale Castagnola che nella sua difficoltà emotiva di dover sopprimere una quarantina di ippocastani giunti alla fine del loro ciclo di vita ha concretizzato un progetto che avrà almeno cent’anni davanti a sé. Un progetto per il quale è stata data particolare attenzione al nuovo viale alberato permettendo alle piante di poter crescere in maniera protetta.

Questo come approccio di prossimità, per così dire, ma nel contesto regionale e cantonale, la città come dovrebbe porsi e muoversi?

Anzitutto, Lugano deve occuparsi della qualità di vita dei suoi cittadini che significa avere quartieri residenziali vivibili con un centro che torni ad essere animato dalla residenza primaria. In un contesto sovracomunale Lugano deve essere trainante, quindi bisogna essere solidi e credibili a livello istituzionale, realizzando i progetti ambiziosi.

A quali progetti si riferisce?

Ai tanto decantati grandi progetti della strategia dei poli identificata dai precedenti Municipi, progetti che purtroppo stentano a decollare (Polo sportivo e Turistico Congressuale). Sarebbe inoltre necessario avere la capacità di avere nuove visioni per il futuro con nuovi progetti.

Cosa sta facendo la città in vista del potenziamento dei trasporti pubblici con la fine della galleria AlpTransit e per l’arrivo del tram treno?

Il piazzale ex scuole sarà la futura porta d’accesso alla città: al più presto dobbiamo avere un’idea forte. Abbiamo dieci anni di tempo per realizzarla. Se la città vuole arrivare pronta dovremo avere la capacità di creare un’area come quelle delle grandi città svizzere, dove quando arrivi ti accorgi di essere in una città dove ci sono servizi, negozi, c’è vita. Sicuramente in quella piazza ci sarà il più grande via vai di persone di Lugano. Dalla stazione Ffs ci sarà un collegamento con la fermata del tram sotterranea che permetterà a chi arriverà dal resto della Svizzera e dal Ticino di essere rapidamente in centro.

Dovrà essere sostituita la pensilina disegnata dall’architetto Mario Botta?

Bisognerà avere il coraggio di immaginare di sacrificarla se si vuole veramente creare una zona bella e al contempo funzionale ed efficiente.

Qual è la sua posizione rispetto alla chiusura del traffico sul lungolago?

Tutti noi se chiudessimo gli occhi e immaginassimo il lungolago senz’auto, con una bella pavimentazione, panchine e alberi, caffé e bar con fuori i tavolini quasi fino all’acqua e la passeggiata, diremmo che sarebbe favoloso. Però ci si scontra con la realtà: oggi lo scenario immaginato è impossibile, non possiamo chiudere al traffico completamente il lungolago. Probabilmente bisognerà agire a tappe, per riordinare e riqualificare la zona e parallelamente avere il coraggio di creare qualcosa di alternativo per la circolazione.

Si riferisce all’idea di tunnel sommerso nel Ceresio?

Sì, sarebbe il vero grande progetto dei prossimi trent’anni: una strada sotto il lago consentirebbe a Lugano di fare il salto di qualità. Quando si immaginano idee e progetti avveniristici di tale portata, si passa un po’ per pazzi. Con le debite proporzioni, un intervento del genere potrebbe essere paragonato al ponte diga di Melide o al traforo del San Gottardo. Ci vuole coraggio.

Quanto al problema viario di Lugano, quali potrebbero essere le soluzioni?

Valuteremo se la sperimentazione da settembre delle tre misure (dal lungolago si potrà svoltare lungo Corso Pestalozzi per raggiungere l’autosilo Balestra; arrivando da Cassarate, alla fine di viale Cattaneo, si potrà svoltare a sinistra verso il lungolago; chi arriverà in centro da via Cantonale potrà continuare lungo Corso Pestalozzi senza dover svoltare su via Pioda) riuscirà a fluidificare il traffico. Il piano viario ha fatto discutere e sicuramente presenta grosse problematiche in centro e soprattutto lungo corso Elvezia e via Balestra e di riflesso conseguenze negative nelle vie adiacenti (via Bossi, via Giacometti, via Pioda, via Lucchini, via Somaini e via Canonica). La galleria Vedeggio-Cassarate è stata senza dubbio un’opera positiva. Purtroppo, con il Pvp sono state anticipate le misure dissuasive contro il traffico privato senza dare alternative valide e convenienti di trasporto pubblico. Questo è il suo peccato originale.

Quali sono le sue aspettative in merito al nuovo Piano direttore comunale ancora in gestazione?

Oltre ad armonizzare più di una dozzina di Piani regolatori, la grossa sfida è di riuscire a far dialogare realtà completamente eterogenee, dal centro fino alla Val Colla, con nuclei storici, una parte pianeggiante e densamente edificata, dove andrebbe sfruttata la possibilità di costruire in altezza e delle zone fortemente residenziali, zone di svago e di tempo libero.

Una revisione in grado di ridare alla città, dopo la chiusura del ciclo florido della piazza finanziaria, anche nuovi orientamenti prima sottovalutati perché c’erano ricchezza e benessere generale. La vera ricchezza è la qualità di vita e degli spazi in cui viviamo. Però, occorrono risorse, quindi lo scheletro delle attività imprenditoriali cittadine è fondamentale. Il centro storico deve poter accogliere residenze primarie. Il tema fondamentale è la riqualifica e la trasformazione degli immobili amministrativi in residenziali, bisognerà valutare come si può agevolare i proprietari privati nella riconversione.