Rinviato alle Assise criminali di Lugano un 56enne. È accusato anche di reati sessuali e finanziari. Ma lui, in carcere da quasi un anno, nega ogni addebito
Un'altra vicenda di presunta violenza domestica. È quella che approderà presto in aula penale. La procura ha rinviato a giudizio un 56enne del Luganese, che per anni avrebbe maltrattato la compagna e i due figli, minorenni. Solo sulla donna si conterebbero, tra il 2012 e il 2018, decine di episodi. Almeno 63 vie di fatto tra tirate di capelli, pugni e sberle. Per non parlare delle violenze più gravi. Nel corso di un alterco l’uomo avrebbe persino puntato la lancia di un autolavaggio contro il volto della vittima, ferendola con la forza del getto d’acqua. E poi - ha informato ieri sera la Rsi - i ripetuti maltrattamenti sui minori. Basti l’esempio del 2014, quando l’imputato, per obbligare uno dei figli a urinare, gli avrebbe messo la testa nel wc.
Il suo arresto scattò il 24 luglio scorso. Ad avvisare la polizia fu la compagna che, sempre secondo gli inquirenti, era appena stata legata e costretta ad avere un atto sessuale. Da allora lui si trova in carcere, e presto – come detto – comparirà alla sbarra.
Alle Assise Criminali di Lugano dovrà rispondere di varie accuse: coazione, coazione sessuale, lesioni semplici, vie di fatto. A completare l’elenco una serie di reati finanziari: dalla truffa alla falsità in documenti, passando per il riciclaggio di denaro. Su un suo conto sarebbero finiti infatti circa 140'000 franchi, frutto delle malversazioni compiute ai danni delle AIL (le Aziende industriali di Lugano) da un dipendente, nel frattempo deceduto.
Il 56enne, difeso da Sabrina Aldi, respinge ogni addebito; incluso il presunto sopruso del bagno. Questa perlomeno la sua ultima versione, che manterrà in aula. Contro l’uomo la procuratrice pubblica Valentina Tuoni chiederà una pena compresa tra i due e i cinque anni di carcere. A presiedere la Corte sarà il giudice Amos Pagnamenta.