Luganese

Assistenza giù, Tavolino Magico su: La povertà fuori statistica

Il Dss puntualizza: 'Si tratta di situazioni di disagio differenti'. Intanto a Lugano l'anno scorso c'è stato un boom della spesa sociale.

Foto Ti-Press
16 febbraio 2019
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Un calo dell’1,5 e dell’1,6% rispettivamente su base mensile e annuale. I dati pubblicati pochi giorni fa dal Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) relativi alle persone in assistenza a novembre 2018 – 8’036 per la precisione – rassicurano. Dopo il boom di un lustro fa e la seguente crescita contenuta degli anni successivi, il trend si è invertito. Poi, due giorni fa, altra notizia: apre il terzo centro di distribuzione a Lugano di Tavolino Magico, associazione attiva a favore dei bisognosi a cui si rivolgono in Ticino settimanalmente circa 1’800 persone. Dati all’apparenza contraddittori. Ne abbiamo parlato con gli enti pubblici e privati attivi nel settore.

«È facile presentare statistiche confortanti, ma il rischio è che al Cantone sfugga il vero polso della situazione – teme Fra Martino Dotta –. Vengono pubblicati dati rassicuranti sui tassi di disoccupazione e dell’assistenza sociale, però da parte degli enti che erogano aiuti si registra un aumento delle richieste, spesso da persone che non hanno diritto agli aiuti pubblici. Non sono così sicuro che le cose vadano meglio: gli aiuti privati sono spesso situazioni che non rientrano nelle statistiche, ma vuol dire che queste ultime rischiano di essere un po’ sfasate rispetto alla complessità della realtà». «Ci sono delle tipologie che non vengono rilevate dalle cifre ufficiali – concorda il capodicastero Socialità di Lugano, Lorenzo Quadri –, persone povere o in difficoltà che non sono in assistenza, e che per non entrarvi o perché non ne hanno diritto, ricorrono a questo tipo di aiuto. Il fatto che diminuiscano le persone in assistenza non si tramuta necessariamente anche in un calo della povertà».

Boom della spesa sociale a Lugano

Nel caso specifico di Lugano – comune che da solo ospita oltre un quarto delle persone in assistenza –, «sono in aumento le spese del Regolamento sociale comunale», aggiunge il municipale. Nel 2018 sono lievitate da 500’000 a 700’000 franchi circa. «Una crescita importante, dovuta principalmente alle misure di risparmio del Cantone». Nel febbraio 2017 il Gran Consiglio votò infatti un pacchetto di riequilibrio delle finanze cantonali, che fra le altre cose prevedeva tagli in ambito sociale, in particolar modo degli assegni integrativi (Afi) e di prima infanzia (Api), rivolti ai minorenni. «Tra pochi mesi sarà pronto lo studio sulla povertà e allora avremo gli strumenti per valutare se aggiornare o meno il regolamento».

Un tavolo di lavoro fra gli enti

Intanto la Città non rimane con le mani in mano. «Oltre a Tavolino Magico, le associazioni che operano sul territorio sono tante, dal Soccorso d’inverno alle Vincenziane – ricorda Quadri –. L’anno scorso abbiamo creato un tavolo di lavoro per favorire il dialogo. I primi incontri sono stati positivi: lo scopo è migliorare il coordinamento, non disperdere le energie, per aiutare meglio chi ha bisogno».

Il risparmio? Alle politiche famigliari

«Il tema è complesso, ma bisogna fare degli importanti distinguo – sottolineano dalla Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Dss –. La copertura del fabbisogno garantita ai beneficiari di prestazioni sociali permette di soddisfare i principali bisogni senza necessariamente dover ricorrere a ulteriore sostegno.

Sono situazioni differenti. È chiaro che quella di chi sta in assistenza non è una situazione di agio, ma comunque di copertura del fabbisogno minimo». Respinte inoltre le accuse di star perdendo il polso della situazione: «In ambito sociale è importante il lavoro di rete: quando funziona è possibile soddisfare esigenze puntuali e accompagnare le persone verso possibili ulteriori forme di sostegno. La prossimità è un valore fondamentale: ha rapporti diretti con le persone in difficoltà e può intervenire in modo puntuale. La procedura di richiesta di sostegno sociale parte infatti dagli uffici comunali, antenne sul territorio».

Riguardo agli Afi e agli Api, infine, una puntualizzazione: «Questo aiuto alle famiglie con figli fino a 15 anni è stato rivisto nell’ambito dell’esigenza di pareggio di bilancio, con tuttavia un riorientamento di parte della spesa (il 50%) a favore di politiche a sostegno della conciliabilità famiglia e lavoro».