Luganese

Elezioni 2020, cultura a Lugano: scontro sull’autogestione

Badaracco: ‘Il Municipio non la contempla lì’, Sargenti: ‘Può convivere bene’, Tarchini: ‘Non per forza a Lugano’, Quadri: ‘Illegalità troppo tollerata’

Da sinistra a destra Aurelio Sargenti (Ps), Laura Tarchini (Ppd), Lorenzo Quadri (Lega) e Roberto Badaracco (Plr) durante il dibattito per le elezioni comunali (Ti-Press)
7 marzo 2020
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Cultura ed eventi, la direzione è giusta. A dirlo – nella terza puntata dedicata alla campagna elettorale per le Comunali di aprile – sono i quattro candidati sentiti: i municipali uscenti Roberto Badaracco (capodicastero) per il Plr e Lorenzo Quadri per la Lega, Aurelio Sargenti per il Ps e Laura Tarchini per il Ppd. Unico punto di reale disaccordo, l’autogestione e il relativo futuro dell’ex Macello.


Da sinistra a destra Aurelio Sargenti (Ps), Laura Tarchini (Ppd), Lorenzo Quadri (Lega) e Roberto Badaracco (Plr) durante il dibattito per le elezioni comunali (Ti-Press)


Cultura a Lugano è (molto) sinonimo di Lac. Un bilancio dell’esperienza?
Badaracco: Positivo. Abbiamo consolidato l’organizzazione e il funzionamento del polo culturale, a livello artistico e della governance, coi vari enti correlati. Abbiamo superato il milione di visitatori in quattro anni, che è un ottimo risultato. Il Lac è un albero bello, forte, ma ha bisogno di mettere radici nel territorio. Abbiamo annunciato la riorganizzazione della Divisione cultura. Vogliamo avvicinarci agli operatori culturali, promuovere quel che fanno e metterli in rete. Creare le condizioni quadro affinché possano lavorare ottimamente e far diventare Lugano una vera città della cultura.
Sargenti: Il Lac ha aggiunto qualità alla proposta culturale della città. È un polo di livello europeo. Quel che manca un po’ è l’offerta alternativa, l’attenzione verso quanto proposto dai giovani e dalle associazioni. In ogni caso prioritaria dovrebbe essere soprattutto la diffusione culturale sul territorio. Il Teatro ha intessuto rapporti proficui con i licei ad esempio. Ci sono collaborazioni e gli studenti possono accedere agli spettacoli pagando 10 franchi. Peccato che la stessa cosa non si possa fare anche coi concerti...
Tarchini: Il Lac funziona molto bene, lo dicono i dati. Credo anch’io ci siano margini di miglioramento per aprirsi ulteriormente alle realtà sul territorio. Inoltre ritengo che vada rafforzato il turismo culturale. Lavorando di più con albergatori e agenzie turistiche penso che si possano offrire pacchetti più mirati e completi. Il concetto di ‘Lac per tutti’ in particolare trovo funzioni: ci sono progetti rivolti ai bambini, agli anziani. Il Lac ha dimostrato di non essere cultura d’elite.
Quadri: Non sono d’accordo. Non dico che tutto quel che viene fatto al Lac sia elitario, ma di principio è una struttura che lo è. Buona parte del suo target è costituito da cittadini benestanti.
Badaracco: Si è investito molto su eventi gratuiti, affinché ogni cittadino sentisse il Lac un po’ suo. Riguardo al turismo, si è fatto un grande lavoro sull’internazionalità dell’offerta. Pensiamo alla Wiener o alla Berliner Philharmoniker o alla Collezione Bührle, una delle più importanti a livello internazionale sull’Impressionismo francese, che aprirà a breve. Con Finzi Pasca c’è voglia di lavorare assieme e ci sono bei progetti che svilupperemo.


Roberto Badaracco, municipale del Plr (Ti-Press)


La spesa cultura è adeguata?
Tarchini: Trovo che sia adeguata. Si dovrebbero coinvolgere ulteriormente i privati e investire nella collaborazione sul turismo per ottimizzarla.
Quadri: Secondo me si dovrebbero spendere meno soldi pubblici e cercare più finanziamenti privati. Occorrerebbe inoltre dare al Lac una valenza di attrattore turistico che al momento non mi sembra abbia... La spesa culturale è sui 10 milioni all’anno: per contenerla si potrebbero attivare, magari con politiche fiscali mirate, più collezionisti privati. In generale però: prima il pane e poi la cultura.
Sargenti: Vero, se pensiamo in termini prettamente economici, la cultura costa. Però nutre il sentimento, produce opere che restano nella memoria. Quadri dice: «prima il pane». A pochi passi dal Lac c’è una chiesa che è l’emblema artistico di Lugano: ‘produce’ storia, condivisione e, in definitiva, ne è il biglietto da visita artistico. Pensate se non l’avessero costruita per mere ragioni economiche. Non a caso un recente studio dell’Ufficio federale di statistica dice infatti che la cultura rende più felici, coesi e consci di se stessi. La spesa per la cultura quindi non è mai una cattiva spesa, anzi, quindi di sicuro non la diminuirei.
Badaracco: La spesa è adeguata. Io sposo la partnership fra privato e pubblico, se quest’ultimo ha in mano le redini. Facciamo già grossi sforzi per acquisire fondi dai privati e, pensando al Lac, ora abbiamo un 60% circa dall’ente pubblico e il resto dai privati. L’obiettivo è un 50-50.


Lorenzo Quadri, municipale della Lega (Ti-Press)


Capitolo autogestione. È giusto che abbia un proprio spazio in città? E se non all’ex Macello, dove?
Quadri: Non sono contrario di principio all’autogestione, ma non è corretto che occuppi quel sedime pregiato. C’è l’esempio del Collettivo Morel: hanno usato un proprio spazio per le loro attività. Non ritengo spetti all’ente pubblico trovare una soluzione alternativa all’ex Macello. È vero che c’è una convenzione (sottoscritta nel 2002 dall’allora Municipio e dal Consiglio di Stato, ndr), ma avrebbe dovuto essere temporanea, inoltre gli autogestiti l’hanno violata infinite volte. L’illegalità è stata tollerata troppo a lungo.
Tarchini: I giovani frequentano l’ex Macello perché effettivamente offre possibilità alternative di passare il tempo, spendendo poco. È comprensibile quindi che abbiano a cuore il futuro del sedime, perciò si sono fatti avanti per essere considerati dal Municipio per stabilire quali saranno gli spazi della struttura. Anche l’Ufficio cantonale dei giovani e delle famiglie è interessato a seguire un progetto in questo senso. Sulla ricerca di una soluzione alternativa per l’autogestione, la sua parte è giusto che la faccia anche il Cantone. Non è detto che debba restare a Lugano. Da quanto so comunque c’è difficoltà ad avere un dialogo...
Quadri: Impossibilità di averlo!
Tarchini: Se da parte loro non ci sarà un’apertura al dialogo, non vedo perché bisogna per forza trovare un posto alternativo a Lugano. Ci sono anche realtà associative senza una sede. Non sono contraria all’autogestione, ma credo debba esistere con delle regole stabilite dall’autorità e accettate dagli autogestiti.
Sargenti: Il Molino fa proposte interessanti, frequentate da giovani e non. Le giornate autogestite si fanno anche nei licei: la cosa più importante è avere un dialogo costruttivo. Quando le regole sono chiare e c’è un reale interessamento da parte di chi rappresenta l’autorità, sia una Direzione scolastica o un Municipio, tutto funziona bene. Io per l’ex Macello sogno un futuro sul modello della Filanda di Mendrisio. L’autogestione può convivere tranquillamente coi progetti del Municipio e non sono d’accordo che non debba trovarsi a Lugano: qui è nata. Se si ambisce a diventare una grande città, allora ci si deve anche far carico di trovarle uno spazio. Quadri dice che è intollerabile, ma di fatto viene tollerata, come pure è tollerata (anzi: sostenuta) nelle altre città svizzere.
Quadri: Un conto è la mia posizione, un conto quella del Municipio.
Badaracco: Per me l’autogestione è acquisita poiché ne parla il primo articolo della Legge cantonale sulla scuola. È giusto che esista, ma nel caso specifico il discorso è molto chiaro: il Municipio ha un progetto sul sedime, che secondo la maggioranza (esclusa Cristina Zanini Barzaghi, ndr) non contempla l’autogestione. Veniamo anche da un’esperienza di dialogo negativa. Malgrado ciò, il Cantone – che ha fatto poco o nulla – e la Città devono trovare una soluzione assieme. E perciò è stato costituito un gruppo di lavoro.


Laura Tarchini, candidata del Ppd (Ti-Press)


Si potrebbe arrivare, come nel 2002, a un muro contro muro?
Badaracco: Se diamo una disdetta senza proporre alternative attuabili, temo di sì. Per questo stiamo lavorando a una soluzione condivisa, se possibile. Ma l’ex Macello è giusto che torni a essere uno spazio di tutti, per tutti.
Tarchini: Anche noi frequentiamo spesso la Filanda. A Lugano manca uno spazio dove le mamme coi bambini piccoli possano ritrovarsi al chiuso per delle attività, con giochi adatti, che funga anche da punto di ritrovo intergenerazionale. Speriamo che la nostra proposta per il futuro dell’ex Macello venga accolta.


Aurelio Sargenti, candidato del Ps (Ti-Press)


Cultura sono anche gli eventi...
Tarchini: Gli eventi dovrebbero essere più spalmati sull’arco dell’anno. E poi sfruttare di più location atipiche e interessanti come la foce per ‘Lugano Marittima’. Spero che con la riqualifica del lungolago anche lì si possa fare di più.
Badaracco: L’80% di questi eventi sono iniziative private. La cosa più importante comunque è la qualità che vogliamo sempre garantire.
Sargenti: Concordo sulla qualità. Vanno ben distribuiti: sono tanti, a volte anche troppi. E dovrebbero occupare meglio anche il territorio. Se penso poi al mercatino natalizio, sarebbe più efficace se fosse aperto più a lungo la sera...
Badaracco: Sì, ma il numero dei mercatari non è infinito e dipende anche dalla loro volontà l’orario di apertura.
Quadri: Sarebbe bello distribuirli sul territorio, ma gli organizzatori spesso non sono d’accordo di spostarsi dal centro, dove – essendo poco popolato – disturbano meno. Si potrebbe invece puntare su una maggiore interazione con commercianti, albergatori e ristoratori. Dopo i principali eventi servirebbe una procedura di feedback.

Socialità

'Spendere di più va bene, ma in modo mirato'

A differenza dei temi culturali, dove sono emersi punti di vista differenti, in ambito sociale gli esponenti dei diversi partiti si sono trovati globalmente più concordi.


Da via Industria a Pregassona alla pensione La Santa di Viganello. Diversi i casi di disagio sociale emersi recentemente. La risposta è adeguata?
Quadri: I casi veramente difficili probabilmente non sono di più, ma sono diventati più complessi. Questi comportano un importante lavoro per i servizi sociali. Non si tratta di persone abbandonate a se stesse, ma di difficile gestione. Gli alloggiati negli alberghi, sono una decina. Ma che alternativa hanno?


Gli addetti ai lavori, come il direttore di Villa Argentina, invocano strutture adeguate con più controllo...
Quadri: Per creare delle strutture apposite per Lugano manca, e per fortuna, la massa critica. Inoltre, un controllo 24 ore su 24 trasformerebbe queste strutture in un carcere senza sbarre alle finestre. La Città ha comunque aumentato nel 2018 l’investimento negli operatori di prossimità nell’ambito della tossicodipendenza in collaborazione con Ingrado. L’ente pubblico ha comunque dei limiti, legati ai diritti individuali.
Badaracco: La nostra società è sempre più complessa e temo che i casi non diminuiranno. Credo si faccia già tutto il possibile per prevenire e, quando capita qualcosa, per capire se si è agito male e si può fare meglio.
Tarchini: Restano casi isolati. Spesso sfuggono alla maglia degli aiuti, non solo della Città ma anche di Cantone ed enti parapubblici. Alcune persone hanno anche pudore a farsi aiutare. Consiglio a lavorare maggiormente fra Comune ed enti sul territorio. La collaborazione c’è, ma purtroppo non è sufficientemente stretta. Credo che questo potrebbe colmare almeno un po’ le situazioni di disagio. Lugano concede comunque aiuti sociali che altri Comuni non elargiscono.
Quadri: La messa in rete è importante, per questo abbiamo creato un tavolo di lavoro sulla povertà, che coinvolge gli attori attivi sul territorio. Così si migliora anche l’efficienza degli interventi.
Sargenti: Le grandi città impiegano in compiti di osservazione i custodi dei grandi caseggiati. Noi non siamo ancora a quel punto per fortuna, ma occorre essere più attenti. Non bisogna essere per forza degli operatori sociali per segnalare situazioni di disagio. Credo che le commissioni di quartiere debbano giocare un ruolo da protagonista: esse vedono da vicino le problematiche concrete e possono anche proporre delle soluzioni.
Tarchini: È importante anche far conoscere alla popolazione i servizi, spesso la gente vede delle situazioni di disagio ma non sa cosa si deve fare per intervenire.


Ci vorrebbe più spesa per la socialità?
Sargenti: Sì, la collaborazione fra gli enti è fondamentale. Per arrivare a ciò, si potrebbe razionalizzare diminuendo addirittura la spesa per poi quindi aumentare il numero degli operatori sociali e l’accompagnamento nel merito.
Badaracco: Si spende già tanto, ma è giustificato: c’è una costruzione di sostegni sociale molto sviluppata. L’importante è che non si verifichino abusi.
Quadri: Tendenzialmente la spesa è in crescita: siamo a circa 750’000 franchi all’anno. Non è uno strumento obbligatorio, ma Lugano ha un Regolamento sociale comunale (Rsc). A breve presenteremo i risultati dello studio sulla povertà, che indicherà gli ambiti nei quali è preferibile agire visto che l’ultima revisione del Rsc risale a quasi dieci anni fa.
Studio, questo sulla povertà, annunciato nel 2018. Perché questo ritardo?
Quadri: Ci sono stati problemi nella trasmissione di dati con il Cantone e nell’elaborazione stessa dei dati. È un lavoro complesso. Non significa però che nel frattempo si sia rimasti inattivi. Non escludo che la spesa possa essere aumentata, ma in modo mirato.
Tarchini: È una spesa importante, ma corretta. Più o meno un terzo è un contributo fisso deciso dal Cantone per le case anziani, una parte significativa per le assicurazioni sociali. Ben venga se si potrà fare di più, (anche se il Comune offre già molto in ambito di mense, extrascolastico e colonie diurne), penso per esempio agli asili nido: le esigenze di conciliabilità lavoro-famiglia crescono sempre più, c’è esigenza di nidi pubblici di qualità ma spesso vi sono liste d’attesa.
Appunto, c’è il problema delle liste d’attesa...
Quadri: La nuova legge cantonale dovrebbe sostenere i privati. Si spera che essi aumentino la loro iniziativa e la loro qualità. Questo potrebbe risolvere in parte il problema delle liste d’attesa. Nella nuova casa anziani di Pregassona è previsto un ulteriore asilo nido. Sulla conciliabilità, mi permetto di dire che la Città è molto attiva. L’extrascolastico è stato potenziato in modo importante. La conciliabilità rientra per altro nella strategia di lotta alla povertà, dando la possibilità ai genitori di lavorare di più. Lugano non è una città socialista, però è una città sociale. Si dovrebbe fare di più invece nel promuovere il sostegno all’occupazione, in tutte le sue forme. Per me la prima priorità della politica deve essere il lavoro per i cittadini..
Sargenti: Beh, se Lugano fosse una città socialista, come le maggiori città svizzere, sarebbe sicuramente più sociale, su questo non credo ci siano dubbi. Non dimentichiamo che una larga parte delle persone attive nella socialità è composta da volontari o da membri di associazioni private. Bisogna rendere merito a chi che si carica di problemi che altrimenti dovrebbero essere assunti dall’ente pubblico.