Quattro imputati devono rispondere di franamento, violazione delle regole delll'arte edilizia, perturbazione della circolazione pubblica
È cominciato stamattina a palazzo di giustizia di Lugano il processo a carico di quattro imputati (due ingegneri progettisti, una persona incaricata della direzione lavori e il suo vice) per il crollo avvenuto all'interno della galleria autostradale che attraversa il San Salvatore l'8 giugno del 2017. Il dibattimento è condotto dal giudice Mauro Ermani, presidente della Corte delle assise correzionali di Lugano. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Luca Marcellini, Fulvio Pelli, Felice Dafond e Carlo Borradori.
L'atto d'accusa allestito dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli ipotizza i reati di franamento, violazione delle regole delll'arte edilizia, perturbazione della circolazione pubblica. Tre reati che sarebbero stati commessi per negligenza dagli imputati. Diversi i fatti all'origine del crollo, fra cui i lavori di ripristino e di sistemazione della galleria effettuati fra il 2011 e il 2012. Un crollo provocato, almeno da quanto scaturito finora in aula, dall'esecuzione mancata dei fori per il drenaggio dell'acqua presente nella montagna, per 300 metri del tunnel proprio nel tratto dove è capitato l'incidente.
Nel dibattimento è emerso che chi avrebbe dovuto occuparsi del controllo degli interventi, ben 18'000 fori di diametro di 18 millimetri di diametro invece dei 30 consigliati ma ridotti per ragioni di costi, non lo ha fatto. Fra le ipotesi per cui i controlli non hanno accertato le carenze, il fatto che il doppio ponteggio veniva man mano spostato dagli operai delle ditta incaricata dei lavori. E probabilmente, ha detto il 35enne assistente alla direzione lavori, si è dato per scontato che i fori fossero stati eseguiti.
Durante il dibattimento è stato mostrato il video del crollo. L'avvocato Fulvio Pelli che difende uno dei progettisti, ha messo in evidenza un presunto errore istruttorio: l'assenza delle registrazioni video per capire l'origine delle macchie che appaiono sul bordo della strada proprio sotto il luogo in cui è avvenuto il crollo. La procuratrice pubblica Chaiara Borelli ha però risposto che non è stato possibile recuperarle.