La procuratrice pubblica Chiara Borelli ha chiesto pene pecuniarie di varia entità, tutte sospese con la condizionale per due anni
Sono da condannare tutti e quattro gli imputati in aula. Al termine della sua requisitoria, la procuratrice pubblica Chiara Borelli ha formulato le richieste di pena, tutte percuniarie e sospese con la condizionale per due anni. La più elevata è quella a carico del 53enne direttore del cantiere: 180 aliquote da 200 franchi. A carico del 68enne ingegnere del consorzio che ha ricevuto l'appalto da Ustra è invece stata chiesta una pena di 140 aliquote (da definire), mentre al 68enne anch'esso ingegnere incaricato della direzione dei lavori sono state chieste 140 aliquote da 50 franchi l'una. Infine, a carico del 35enne assistente alla direzione dei lavori sono state chieste 90 aliquote (cifra da stabilire).
Le cause del crollo sono state oggetto di indagini peritali, sono state dibattute, ma non hanno scalfito l'idea che quanto capitato sia stato originato da uno o più errori umani. La procuratrice è partita dalla constatazione che la galleria andava risanata e che il problema principale era quello delle infiltrazioni di acqua e occorreva porvi rimedio. Oggetto del procedimento sono gli interventi effettuati dalla fine del 2011 alla primavera dell'anno successivo.
I rapporti peritali hanno accertato che vari interventi avrebbero dovuto rinforzare l'impermeabilizzazione del tunnel, ma nelle perizie sono emersi elementi che hanno impedito il corretto drenaggio, creando una forte pressione idrostatica. Pressione che avrebbe dovuto essere ridotta e convogliata altrove. Da qui, sono stati progettati gli interventi per mettere a posto sistema di drenaggio non più funzionante.
La migliore soluzione è stata abbandonata in corso d'opera per motivi di salute: avrebbe creato troppa polvere e problemi ai lavoratori. Sono così stati progettati dei fori di drenaggio, inizialmente previsti con un diametro di oltre 30 millimetri, successivamente però è stato deciso di realizzarne di più ma con un diametro di soli 18 millimetri., per ragioni di costi e di tempi di cantiere troppo lunghi.
La pp ha messo in evidenza anche grosse lacune nella comunicazione fra progettisti e le direzione delle ditte che hanno eseguito i lavori. che non sono stati eseguiti correttamente e addirittura non fatti per un tratto di 300 metri, non solo nel zona dove è avvenuto il crollo. Non c'è stata però quella verifica necessaria e obbligatoria sull'effettiva realizzazione dei fori per il drenaggio dell'acqua. Peraltro la zona del crollo era stata definita come critica.
Non solo. I compiti di progettisti e direzione lavori non sono stati eseguiti né nella corretta valutazione dello stato dell'infrastruttura prima del risanamento e nemmeno nella fase esecutiva per garantire la sicurezza e assicurare il controllo continuo in modo da riconoscere i difetti nel sistema di drenaggio. Compiti prescritti in varie direttive della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia). La routine di cantiere o forse troppa sicurezza ha fatto abbassare quella soglia di prudenza imposta peraltro anche dalla legge.
Nel corso dell'inchiesta, Borelli ha potuto riscontrare pure problemi nel calcestruzzo, problemi sottovalutati. In estrema sintesi, per la procuratrice è evidente il nesso di causalità fra il comportamento dei quattro imputati e quanto capitato: 'Non ho individuato nessuna causa al di fuori della 'normalità' da non poter essere previsti. Borelli ha tenuto a precisare che non ha mai messo in dubbio la professionalità dei quattro imputati.
Errori in fase di esecuzione sono stati ben evidenziati dalla procuratrice, ha sostenuto il rappresentante dell'accusatore privato (Ustra) Luigi Mattei che ha sottolineato le mancanze alla fine dei lavori. I piani consegnati non sono conformi all'opera realizzata. La perizia, i complementi peritali e i rilievi dello studio Lombardi hanno confermato le conclusioni della procuratrice, agli occhi di Mattei, secondo cui le carenze riscontrate nel cantiere sono eloquenti.
Domani le difese tenteranno di coinvolgere Ustra quale committente specialista ma le tesi sono da respingere secondo Mattei perché la committenza non può essere responsabile per gli errori di progettazione e di esecuzione affidati in appalto. Mattei ha negato con forza la presunta carenza istruttoria legata all'assenza dei filmati che mostravano macchie al bordo della strada sotto il luogo del cedimento evocata dall'avvocato Fulvio Pelli: 'Ustra non ha nascosto nulla, le immagini di videosorveglianza per il controllo del traffico si autocancellano dopo poco tempo. E si è adeguato alle richieste di pena formulate dall'accusa e ha consegnato al giudice l'istanza di risarcimento, da rinviare al foro civile, dopo l'atteso accertamento delle singole responsabilità.
Mattei non ha alcun dubbio sulla responsabilità dei quattro imputati, tutti professionisti che in questo caso hanno sbagliato. Oggi la galleria è sicura, ha garantito Mattei, anche se necessita di continui lavori di manutenzione: I fori di drenaggio ora sono di ben 11 centimetri di diametro e vanno regolarmente ripuliti.