Luganese

‘Ci vuole un piano Marshall’

Secondo Cristina Zanini Barzaghi per l’alloggio ‘equo’ si può puntare sugli edifici da riqualificare

8 novembre 2018
|

Comprare il grattacielo di Pregassona? «È un’idea» dice Cristina Zanini Barzaghi. Che non chiude affatto la porta alla proposta di Lorenzo Quadri (su ‘laRegione’ di ieri) e anzi rilancia: «Per me ci vorrebbe un piano Marshall per l’acquisizione da parte pubblica di edifici esistenti, da rinnovare senza alzare troppo gli standard. É inutile illudersi: per mantenere degli alloggi a pigione moderata, bisogna essere pronti ad accettare alloggi modesti».

Piccolo passo indietro. Il grattacielo di via Industria a Pregassona è stato teatro di un increscioso caso di incuria e abbandono (bambini e cani trovati fra rifiuti ed escrementi) e versa in una situazione di degrado, condizione in cui si trovano probabilmente anche altri palazzoni popolari nel Luganese. Dall’altra parte, il Consiglio comunale di Lugano ha varato una ‘politica dell’alloggio’ per pigioni accessibili riservando circa 10 milioni di franchi per investimenti mirati. Che, attingendo ai prestiti agevolati della Confederazione, potrebbero generare un investimento complessivo di 100 milioni, che permetterebbe la realizzazione di 300 appartamenti circa. Potrebbe insomma la Città puntare sulla riqualifica di palazzi esistenti, anziché costruirne di nuovi? Sentiamo ancora Cristina Zanini Barzaghi. «Alcuni mesi fa è stato fatto il punto con i servizi interessati sulle possibilità di intervento, e tra i temi c’era anche quello di un ente autonomo. Una mia proposta andava nella direzione ora indicata anche da Lorenzo Quadri: costituire con il patrimonio di edifici già esistenti, da rinnovare, un ente di pubblica utilità, ad esempio una fondazione, che abbia la possibilità di agire come promotore privato, senza perciò dover chiedere un credito specifico ogni volta al Consiglio comunale. L’idea di acquisire edifici vetusti da ristrutturare è interessante. Certo nel caso del grattacielo di Pregassona bisognerebbe prima capire in che condizioni si trova.

Ad esempio,il caso Pwg

A Zurigo la fondazione Pwg ha comperato immobili da privati che desideravano preservare i loro beni dalla speculazione edilizia. Ecco, qualcosa del genere si potrebbe proporre anche a Lugano. Per rendere l’idea, la Pwg è partita nel 1990 con un patrimonio di 50 milioni di franchi e adesso ha un patrimonio di 664 milioni, 1’700 appartamenti e 24 posti di lavoro. A Lugano si potrebbe immaginare un’istituzione analoga, con un capitale di partenza costituito da alcuni edifici comunali esistenti». Le idee non mancano insomma, ma per ora l’avvio è lento. «È piuttosto complesso e non é facile attivare soluzioni senza avere delle esperienze in merito...». C’è poi la questione dello sfitto. Ha senso continuare a costruire nuovi alloggi? «Stiamo raccogliendo delle statistiche comunali, perché sarebbe interessante capire le caratteristiche degli appartamenti sfitti: sono appartamenti di lusso? Sono in edifici vetusti? Che tipo di pigioni hanno? Inoltre nel contempo abbiamo iniziato a preparare dei preventivi per la manutenzione straordinaria dei nostri edifici che sottoporremo al Consiglio comunale. Si tratta di mantenere in buono stato il nostro patrimonio costituito da ca. 300 appartamenti. Pure questo serve a mantenere pigioni accessibili. Per quanto concerne invece le nuove edificazioni, ci stiamo indirizzando ad attribuire dei terreni in diritto di superficie, come ad esempio in via Lambertenghi, con concorsi destinati a enti riconosciuti di utilità pubblica».