Al centro un giro di assegni per fare rientrare in Italia 350mila euro depositati in una banca di Lugano
Due marescialli della Guardia di finanza di Varese e di Busto Arsizio e la moglie commercialista di uno dei due militari, sono stati arrestati per una storia di mazzette, legata al ritrovamento di sedici assegni per complessivi 350 mila euro emessi da una banca di Lugano.
Gli assegni sono stati trovati nel 2016 nel corso di una verifica fiscale nell'azienda di un imprenditore edile bustocco. La commercialista che cura gli interessi dell'imprenditore edile di Busto Arsizio viene a sapere del ritrovamento degli assegni utilizzati per far rientrare illegalmente in Italia i 350 mila euro, precedentemente portati a Lugano. Per evitare guai al cliente chiede al marito di fare qualcosa. Un favore alla moglie non si nega per cui il marito maresciallo risponde mettendosi in contatto con il capopattuglia impegnato nella verifica. Capopattuglia che accetta di chiudere un occhio: in cambio chiede 10mila euro. “La verifica andrà bene. ma servono 10 litri di olio” Il messaggio su Whatsapp della commercialista al cliente imprenditore. Uno dei componenti la pattuglia impegnata nella verifica capisce che qualcosa di strana sta succedendo, per cui segnale i suoi dubbi ai superiori. Incontri, telefonate e il messaggio decisivo. Una talpa (sarebbe in via di identificazione) avverte gli indagati, per cui la mazzetta non viene pagata. Gli inquirenti convocano l'imprenditore che messo alle strette ammette tutto. Consegna anche il cellulare, con il messaggio compromettente. Marito e moglie finiscono ai 'domiciliari', l'altro maresciallo in carcere anche perché i pm di Busto Arsizio gli contestano altri due casi: 1000 e 300 euro, mazzette per chiudere entrambi gli occhi. E i sedici assegni? Fatti passare per un prestito appena restituito.