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Il Taf ha deciso, le afghane ‘verzaschesi’ possono restare

Il tribunale ha accolto il ricorso di mamma e figlia, scappate dall'Afghanistan e che hanno trovato nella valle locarnese una seconda casa

2 dicembre 2024
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La Valle Verzasca le ha adottate e lì potranno rimanere, Khaleda e Satayesh. Ha un lieto fine dal sapore decisamente natalizio, la storia della mamma (oggi 34enne) scappata dall'Afghanistan con la sua figlioletta (9 anni) e che proprio nella valle locarnese ha trovato una nuova casa. Il Tribunale amministrativo federale di San Gallo ha infatti accolto il ricorso – presentato dall'avvocato Paolo Bernasconi – contro la decisione emessa due anni or sono dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di espulsione delle due giovani donne, alle quali verrà quindi riconosciuto il diritto all’asilo e potranno rimanere in Svizzera.

Una storia di resilienza e solidarietà

Il secondo tentativo è dunque stato quello buono per la donna e la ragazzina, in fuga da un marito violento e dal regime del terrore afghano e accolte a braccia aperte una prima volta in Verzasca nel maggio del 2022, dopo un viaggio durato 5 anni lungo una rotta migratoria che le aveva messe a dura prova (bloccate in Grecia, ‘rimpallate’ più volte tra Croazia e Slovenia, per finire poi in un campo rifugiati per soli uomini, prive della benché minima assistenza). Alloggiate a Gerra presso la pensione Froda, entrambe avevano iniziato a studiare l’italiano, la donna si era data da fare per rendersi utile in seno alla comunità (facendo fruttare in particolare le sue qualità di sarta e mettendosi a disposizione di alcuni anziani e famiglie con bimbi piccoli) e la bambina era stata inserita nella seconda elementare delle scuole di Brione. Poi, dopo alcune settimane, da un giorno all’altro, la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) aveva deciso, facendo valere quanto stabilito dal trattato di Dublino, di rispedirle in Slovenia, primo Paese dell’area Schengen ad averle registrate (in realtà era stata la Grecia, ma quest’ultima non era ritenuta in grado di accogliere degnamente nessuno). Anche l’accoglienza di Lubiana, travolta in quei mesi da un’ondata di migranti, si era però confermata decisamente carente, tanto da mettere in pericolo l’incolumità di mamma e figlia, che così dopo l’estate, con grande forza di volontà e resilienza, erano tornate in Ticino, ripresentando richiesta d’asilo. Una domanda nuovamente respinta dalle autorità federali giusto prima del Natale di due anni or sono, facendo scattare la solidarietà di tutta una regione, concretizzatasi nella raccolta di ben 2’719 firme (accompagnate da letterine e disegni dei bambini delle scuole di Brione Verzasca) e in una risoluzione interpartitica in Gran Consiglio a sostegno della loro permanenza in Svizzera (primo firmatario Fabrizio Sirica del Ps, a cui si erano aggiunti Fiorenzo Dadò del Centro, Alessandro Speziali e Cristina Maderni del Plr e Samantha Bourgoin per i Verdi). Ma soprattutto era arrivato il citato ricorso al Taf presentato dall’avvocato Bernasconi, che dopo aver portato alla sospensione provvisoria dell’esecuzione dell’espulsione, è ora sfociato nella decisione del tribunale di San Gallo a favore di Khaleda e Satayesh.

‘Una decisione straordinariamente rara’

«La sentenza è del 28 novembre ma ci è arrivata stamattina – ci conferma un soddisfatto Bernasconi –. Ci sono voluti due anni, ma alla fine hanno riconosciuto, ed è una decisione straordinariamente rara, il cosiddetto caso umanitario. In pratica, essendo le due perfettamente integrate in valle (la bambina va a scuola con ottimi risultati e la mamma si dà da fare ed è benvoluta da tutti), un allontanamento verso la Slovenia comporterebbe la perdita dei supporti e della rete sociale presenti su suolo elvetico. In particolare lo sradicamento della bambina dal contesto scolastico sarebbe molto pregiudizievole e avrebbe effetti negativi sul suo futuro». Bernasconi ammette di aver, in questi due anni, letteralmente «bombardato il tribunale di prove che dimostrano come loro qui stanno bene, mentre rimandarle in Slovenia sarebbe stato un disastro. E per questo ringrazio anche la rete scolastica, medica e di persone comuni che le hanno assistite in questi lunghi 25 mesi».

Una sentenza definitiva (in materia di asilo non è possibile ricorrere ulteriormente al Tribunale federale) che «finalmente riconosce quello che è stabilito dalla Convenzione Onu per la protezione dei minori, ossia che il bene di questi ultimi deve essere l’interesse superiore che prevale su tutto il resto». Una regola che per l’avvocato luganese «la Sem ha dimostrato di non voler seguire, perché fino al 27 di novembre di quest’anno ha sempre ribadito la sua posizione di voler cacciare mamma e figlia dalla Svizzera».

Invece, anche questo Natale Khaleda e Satayesh lo passeranno nella loro nuova casa, riscaldate nel cuore dall’affetto di un’intera valle.