In zona alla Peschiera la Città progetta lo stabile. A preventivo 2025 per l'ente un aumento della spesa. Nel bilancio d'attività, focus sull'alluvione
Un obiettivo che sembra, dopo tanti anni di attesa, forse finalmente concretizzarsi. Per la Protezione civile di Locarno e Vallemaggia, il 2025 potrebbe infatti essere quello dell'avvio del progetto della futura sede del Consorzio. Lo ha comunicato, in apertura di conferenza stampa di presentazione del preventivo 2025, Alex Helbling, presidente del Consorzio. Grazie all'accordo di base raggiunto con la Città di Locarno, questa importante struttura potrebbe, nei prossimi anni, vedere dunque la luce in zona Peschiera, a Locarno. Anche se la nuova casa è ancora, per ora, solamente ‘abbozzata’ (la presentazione, da parte delle istituzioni, seguirà nei prossimi giorni, durante la presentazione del preventivo della Città) si sa che diventerà il centro operativo nevralgico del sistema di soccorso regionale. Se così fosse, potrà accogliere gli uffici amministrativi, di formazione e la logistica della Protezione civile e rendere possibili migliori sinergie con i partner del soccorso (pompieri, polizia, ambulanza), grazie alla presenza all'interno dello stesso comparto, delle rispettive sedi.
Abituarsi a leggere i cambiamenti del territorio
Intanto il preventivo 2025 della PCi, come ha ricordato Helbling, non è solamente un documento contabile. Lo stesso ha proposto una riflessione introduttiva nella quale, ricollegandosi alla terribile alluvione che ha devastato la Vallemaggia, ha richiamato l'attenzione sui cambiamenti del territorio: «Purtroppo siamo abituati a vedere un paesaggio come è sempre apparso dinanzi ai nostri occhi. Dobbiamo essere consci del fatto che nella storia vi sono sempre stati dei grandi cataclismi che hanno mutato l'aspetto del territorio in cui viviamo. I profondi cambiamenti suscitano in noi un certo effetto e ci spaventano, ma dobbiamo tener presente che in natura non c'è niente di immutabile. Tutto cambia e perciò dobbiamo essere consci e abituarci alla mutata realtà».
La realtà, quella delle cifre, fa invece stato di un contenuto aumento dei costi (circa 116mila franchi) rispetto al preventivo 2024, legato soprattutto alla diminuzione degli introiti dei contributi sostitutivi. La gestione corrente dovrebbe chiudersi, nel 2025, con un totale di uscite di 2,09 milioni e ricavi per 453mila franchi, con un fabbisogno a carico dei 27 Comuni consorziati di 1,63 milioni di franchi. Sempre dal presidente è arrivato un elogio all'operato dell'intera squadra della PCi: «Ho a disposizione un gruppo molto compatto. La gestione dell'ente è facilitata dall'assenza di frizioni legate alle bandiere politiche, tutti lavorano per il bene dell'ente. Così le cose funzionano al meglio».
Il maggiore Fabio Rianda, segretario del Consorzio, ha dal canto suo sottolineato l'impegno a contenere la spesa, per non andare a penalizzare ulteriormente i Comuni, soprattutto quelli già confrontati con problemi di bilancio. Da qui la necessità di razionalizzare al massimo l'operatività della PCi, cosa che la nuova sede renderà possibile.
Sul fronte operativo, inutile precisarlo, il 2024 è stato largamente condizionato dal devastante nubifragio di fine giugno (570 militi di tutte le Regioni del cantone sono intervenuti, alternandosi, su un arco di circa tre mesi, con 3'465 giorni/uomo). Tuttavia la PCi ha lavorato anche su altri fronti, come ha ricordato il sostituto comandante, Patrik Arnold, che assumerà la nuova carica con il pensionamento dell'attuale comandante, Lorenzo Manfredi, a inizio gennaio. Sono stati eseguiti 26 cantieri a favore di enti e associazioni, si sono svolti tre corsi di ripetizione (importanti perché permettono ai militi non solo di far pratica, bensì anche di conoscere a fondo il territorio in cui sono chiamati a operare, una sorta di palestra d'allenamento); altro aspetto da non trascurare, quello dell'istruzione, con effettivi che, purtroppo, complice la riforma, vanno assottigliandosi (da qui al 2026 si passerà dagli attuali 746 a 415), come pure la campagna di controllo dei rifugi della popolazione (ne sono stati verificati 2'518 su un totale di 3'056, il lavoro dovrebbe concludersi per la fine del 2025). Infine è stata assicurata la piena collaborazione in termini di personale ai grandi eventi (cosa che, in futuro, proprio per via dei tagli agli effettivi non sarà più possibile) e l'assistenza sanitaria alle case anziani.
Le Regioni, il perno del sistema
Ma, come detto, giocoforza la parte del leone l'ha fatta l'alta Vallemaggia. Evento che – e sono parole pronunciate all'unisono da Arnold ed Helbling – dimostra una volta ancora quanto sia importante disporre, per il nostro cantone, di un'organizzazione di Protezione civile basata sulle Regioni. Solo così è infatti possibile garantire la prontezza d'intervento e il ricambio degli effettivi evitando di lasciare scoperto il territorio in caso di eventi catastrofici prolungati. La prova? In questi giorni una decina di militi della Regione di Lugano Città sono impegnati nel montaggio della pista provvisoria di Prato Sornico. Due parole, per concludere, anche sul futuro del Consorzio: oltre al discorso legato alla nuova sede, si sta lavorando alla riorganizzazione dei militi, mentre con i partner del soccorso verrà migliorato il sistema delle telecomunicazioni (la sua importanza la si è vista durante l'alluvione in Lavizzara e Bavona, con la gente per ore e ore tagliata fuori dal mondo e isolata nei villaggi) e si provvederà a definire i punti di raccolta d'urgenza, che ogni Comune dovrà avere per consentire alla propria popolazione di avere accesso immediato alle informazioni essenziali. L'esperienza valmaggese ha insegnato anche questo. Le questioni aperte sono complesse, vanno perciò subito attivate le azioni necessarie di adattamento per mitigare gli effetti dei disastri ambientali e mettere in sicurezza le vite umane.