Emergono il numero esatto di schede distrutte alle elezioni comunali e i motivi che hanno spinto l'Ufficio elettorale ad accettare l'anomala procedura
Ha permesso di chiarire diversi aspetti l’udienza di ieri al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Udienza convocata per far luce sulla vicenda delle schede finite nel tritacarta ad Ascona lo scorso mese di aprile, in occasione delle elezioni comunali. A Lugano davanti al giudice sono comparsi il vicesegretario comunale del borgo e due membri dell’Ufficio elettorale.
In sostanza è emerso che venerdì 12 aprile (due giorni prima della proclamazione dei risultati) l’Ufficio elettorale del Comune si è messo all’opera per aprire le buste grandi del voto per corrispondenza, ammonticchiando poi le buste piccole (ancora rigorosamente chiuse) su due plichi differenti: le blu da una parte, le rosse dall’altra.
A un certo punto sono emerse cinque buste piccole sciolte, tre per il Consiglio comunale e due per il Municipio, non contenute nella busta grande. Il vicesegretario ha quindi spiegato ai presenti che in casi simili il voto non può essere computato se oltre alla busta grande manca pure la carta di legittimazione. Ha quindi proposto di triturare le schede non valide, per evitare che finissero nei mazzi già formati con le buste da inviare a Bellinzona per lo spoglio. I presenti si sono dichiarati favorevoli. In quel momento a tutti è sembrato il modo più semplice per evitare che le buste non valide finissero con quelle valide e nessuno ha pensato di verbalizzare la distruzione dei voti. Cinque schede sono quindi state inserite nel tritacarta sotto gli occhi di tutti i presenti. La stessa prassi è stata usata la domenica mattina e in quel caso sono state triturate le schede uscite da due buste sciolte, una rossa e una blu. Tra i motivi addotti, anche la volontà di preservare la segretezza di quei voti.
La versione è stata confermata da uno dei membri dell’Ufficio elettorale sentito sempre ieri dal Tram. Mentre ha dichiarato di non essere stato presente al momento in cui le schede sono state distrutte il secondo membro dell’Ufficio elettorale.
Ricordiamo che cinque mesi fa sulla vicenda sono stati inoltrati tre ricorsi al Tram: due da parte di tre cittadini di Ascona rappresentati dall’avvocato Gianluca Padlina, e un terzo da un altro singolo privato. In prima istanza Padlina aveva deciso di adire le vie legali dopo una segnalazione urgente indirizzata all’Ufficio cantonale di accertamento “per presunte irregolarità nella procedura di elezione del Municipio”. In particolare, aveva chiesto che venisse dato l’ordine di conservare in un luogo sicuro tutto il materiale di voto riguardante le elezioni; contestualmente, in via principale auspicava l’annullamento dell’esito della votazione per l’elezione del Municipio e, in via subordinata, che venisse accertata l’irregolarità della procedura preparatoria della votazione. Lo stesso avvocato aveva poi inoltrato, sempre al Tram, un secondo ricorso, ma inerente specificamente a quanto avvenuto venerdì 12 aprile, quando in occasione degli atti preparatori dello spoglio – il legale lo aveva appreso dalla stampa – nel tritacarta sarebbero finite diverse schede.
Per capire l’importanza dell’istruttoria, occorre anche ricordare i risultati dell’elezione del Municipio di Ascona: quattro seggi al Plr, due al Centro e uno al Gruppo Rosso Verde. Se ci fosse stata una sola scheda in più per il Centro l’esito sarebbe stato diverso. Nella seconda ripartizione, al Plr è stato assegnato il quarto municipale per una differenza di pochi voti (una scheda).
Ora i giudici dovranno valutare i diversi aspetti e soprattutto la legittimità dell’esito della votazione. La volontà popolare espressa alle urne è stata lesa in qualche modo e l’agire dell’Ufficio elettorale ha inficiato il risultato finale? Le regole sono state rispettate e le procedure seguite in maniera ineccepibile? Per avere le risposte non resta che attendere la decisione del Tram.