A Muralto confermati i temi dell’opposizione. Rischia un lungo stop il progetto di riqualifica dell’ampio fronte porticato, in parte in stato di abbandono
Urbania non s'ha da fare. O almeno non così. Lo dice la Società ticinese per l'arte e la natura (Stan) che ha annunciato di aver ricorso contro la licenza edilizia concessa dal Comune per il progetto di riqualifica del fronte destro (scendendo) di via della Stazione a Muralto. Un risultato raggiungibile unicamente demolendo gli stabili esistenti (dalla Ramogna in su) e realizzandone ex novo a destinazione mista, con appartamenti e commerci.
Tutti i punti evidenziati dalla Stan rivestono per l'associazione particolare importanza. Il primo riguarda il “ruolo strategico” assunto dal comparto Ramogna Grand Hotel nel contesto urbano; comparto che interessa infatti, a nord, il grande albergo in fase di ristrutturazione da parte della Ghl Sa e che “presenta inequivocabili caratteristiche di luogo sensibile ed è inserito nell'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (Isos) con obiettivo di salvaguardia massimo – sottolinea Stan –. Ciò implica per le autorità di dovere ponderare gli interessi in gioco soppesando tutti i valori urbanistici, architettonici e storici esistenti”.
Lo stesso Ufficio dei beni culturali, ricorda la Stan, riconosce che “il porticato (che verrebbe demolito, ndr) è parte del complesso del Grand Hotel e rappresenta il fronte edificato verso la stazione Ffs dello storico albergo, tutelato a livello cantonale come il parco e la ‘dépendance’. Il porticato, caratterizzato da un’elegante architettura d’ispirazione neoclassica con influenze moderne, in buon rapporto con il complesso del Gran Hotel e del suo parco, riveste un importante ruolo storico e architettonico in quanto funge da elemento di collegamento tra il parco del Gran Hotel e il tessuto urbano di questa pregiata area di Muralto”. Ancora l'Ufficio beni culturali osservava quindi come “la demolizione dell’edificio sia in contrasto con le raccomandazioni federali dell’Isos e non sia rispettosa delle caratteristiche architettoniche degli edifici che compongono il comparto Gran Hotel". Insomma, per Stan, “il gioco dei portici, grazie all’unità stilistica, è pregevole e significativo. Esso si estende su un’ampia metratura e ha un disegno uniforme che fa di questo spazio un imprescindibile ambiente identitario, nel quale tanto la popolazione locarnese, istintivamente, si identifica, una scenografia unica e accogliente, una sorta di grande ‘vestibolo’ di tutto l'agglomerato locarnese”.
Nella licenza edilizia concessa dal Comune vi sarebbero, per la Stan, “una carenza di motivazione unita a una mancanza di ponderazione degli interessi in gioco” da parte delle stesse autorità: “Un intervento edilizio massiccio come quello del progetto in esame richiede un’analisi accurata della situazione e delle componenti toccate”.
Poi la Società ticinese per l'arte e la natura circostanzia il tema della sensibilità del comparto, notando che “la pregnanza degli spazi aperti a contatto con le acque è documentata; emerge l’eccezionalità di questo comparto verde nel paesaggio urbano, paragonabile unicamente alle pendici Madonna del Sasso e, a lago, al Bosco Isolino. La bellezza del paesaggio che l’occhio coglie è correlata a un significativo ‘brano di natura in città’, importante corridoio verde in corrispondenza del torrente insostituibile in termini di recupero di qualità urbana, biodiversità, benessere della popolazione tutta: rara occasione di valorizzare un bene comune prezioso, evitando di costruire massicciamente in prossimità dello stesso”.
Non è finita: la Stan ritiene che né prima né con il rilascio della licenza edilizia sia stato applicato l'articolo 3 dell'Ordinanza sulla pianificazione del territorio, “che obbliga le autorità a verificare gli interessi in causa, a valutare gli interessi verificati considerandone in particolare la compatibilità con lo sviluppo territoriale auspicato e con le implicazioni possibili e a tenere conto di tali interessi nel migliore modo possibile, sulla base della loro valutazione”.
Il perché è nel fatto che “non si vede come tutti i valori immateriali insiti in questa importante situazione urbanistica siano stati presi in considerazione, poiché tanto il Piano particolareggiato, quanto la licenza edilizia emanata ne ammettono la cancellazione”. La presunta negligenza si sarebbe verificata “nonostante l’Isos fosse già in vigore al momento dell’approvazione del Piano particolareggiato e la Scheda P10 del Piano direttore era pure già in vigore al momento dell’esame della domanda di costruzione. D’altronde, l’espressione architettonica della lunga facciata del progetto sulla piazza presenta una tale schematicità (vedi la ‘pilastrata’ alta quattro piani in sostituzione dello storico portico esistente e tutelato) da dover considerare l’intervento in urto con il principio dell’inserimento ‘ordinato e armonioso’”.
In buona sostanza, conclude la Stan, “complessivamente, il progetto è da reimpostare, poiché quello che oggi beneficia di un'autorizzazione a costruire banalizzerebbe e danneggerebbe non solo l'immagine della Piazza della stazione di Muralto, ma tutto il paesaggio urbano del Locarnese”.