Toponimi della regione attorno al Verbano utilizzati per prodotti diversi. I sindaci Gilardi e Pini vedono in tutto ciò ‘una promozione positiva’
C’era una volta l’Opel Ascona, prodotta in Germania dal 1970 al 1988. Una vettura di fascia medio-alta che ha conquistato il mercato e il titolo piloti nel Mondiale rally del 1982. Il suo nome, come noto, era stato ripreso dal borgo affacciato sul Lago Maggiore. Risale a tempi più recenti (settembre del 2018) il battesimo di un Bombardier CS100 della Swiss con il nome di “Ascona”: una scelta voluta – come si legge in un comunicato stampa di allora – “per rendere omaggio al comune, alla regione del Locarnese e all’intero Ticino”. Due esempi felici, che hanno permesso di portare in giro nel mondo (letteralmente) il buon nome della blasonata località.
Ci sono altri esempi simili: dal velivolo Edelweiss “Bosco Gurin”, ai toponimi scelti per i treni Fart della Centovallina, tra i quali troviamo Locarno, Muralto, Ascona, Intragna e Vallemaggia. Poi, però, navigando online si trovano anche diversi casi particolari, meno noti e forse discutibili. Un’azienda che produce scarpe a Jetzendorf in Baviera, ha deciso di battezzare “Locarno” e “Ascona” due diverse calzature da donna per il tempo libero. Non manca il giubbotto da uomo “Locarno” (maniche e cappuccio amovibili, garantisce un’ottima traspirabilità) di una casa di moda milanese. E come non citare la cabina sauna finlandese “Losone”, che viene consegnata a domicilio nel giro di una decina di giorni da una ditta di Wallenwil, nel canton Turgovia, e che garantisce “benessere in giardino”; e la stessa società distribuisce la cabina sauna “Locarno”, più piccola, che trova spazio dentro casa.
Talvolta si sfiora la sovrabbondanza. È il caso dei due divani “Ascona”: il primo, “particolarmente comodo per sedersi o rilassarsi” in salotto, è in vendita in un noto supermercato del mobile; il secondo, destinato a essere utilizzato come arredamento esterno (con un costo decisamente più basso e definito “moderno, chic e assolutamente senza tempo”), è inserito nel catalogo di un altro distributore elvetico. Stesso discorso per due plaid, che riportano sull’etichetta la dicitura “Ascona”: uno è in cotone ed è fabbricato in Svizzera (costa attorno ai 90 franchi); l’altro (non più disponibile), “stravagante e molto accogliente”, fatto con lana e cachemire in Germania.
Questi nomi non vengono scelti a caso, ma palesano la volontà di caratterizzare un prodotto con un appellativo che nell’immaginario collettivo evoca atmosfere mediterranee, tempo libero, luoghi famosi per vacanze orientate al benessere. Anche se poi gli articoli proposti non hanno nulla a che fare con la regione turistica per eccellenza del Ticino. La pratica solleva alcune questioni di fondo: si tratta di un’usurpazione del toponimo oppure è un’operazione di marketing che dà lustro alle località coinvolte? Cosa ne pensano le autorità locali?
«Così di primo acchito mi sembra che sia positivo per la Città – afferma il sindaco Nicola Pini –. Ci sono persone che al proprio prodotto o alla propria invenzione associano il nome di Locarno e ciò significa che hanno un’immagine favorevole. Detto altrimenti: credo che nessuno attribuirebbe un nome legato a un concetto negativo a un oggetto che vuole commercializzare. Per noi è un’attestazione di stima. Fa anche un po’ parte di quell’esprit de Locarno che dopo la firma del Patto della pace del 1925 ha fatto il giro del mondo».
E ancora: «A livello tecnico non esiste una protezione sul nome di Locarno. Non possiamo vietarne l’utilizzo. Diverso è il discorso inerente l’uso del logo, che sottostà a regole e limitazioni. A mio avviso sarebbe comunque opportuno che venissimo avvisati o che ci venga segnalato quando un oggetto viene battezzato come la nostra Città, pur sapendo che non esiste un obbligo legale».
«Il dominio “Ascona” non è registrato – gli fa eco Giorgio Gilardi, sindaco del Borgo –. Da una parte ritengo che sia lusinghiero il fatto che il toponimo del nostro Comune sia utilizzato così spesso; dall’altra credo che occorra comunque salvaguardarne il buon nome e la qualità. Noi non abbiamo nessun potere, ma ritengo che se adoperato bene possa costituire una sorta di pubblicità e un’innegabile promozione. Resta il fatto che dietro a tutto ciò possono nascondersi rischi di derive poco gradite».
Chiamare una giacca o un plaid come una località locarnese porta davvero una promozione utile per la destinazione? «Senz’altro – risponde Fabio Bonetti, direttore dell’Organizzazione turistica regionale Lago Maggiore e Valli –. Dal mio punto di vista, fa piacere notare che una ditta che produce calzature per l’escursionismo, abbia dato alle sue scarpe il nome di Locarno e Ascona: sembrerebbe un implicito riconoscimento al fatto che noi puntiamo molto sugli sport outdoor. Ovviamente tutto ciò funziona e va bene finché i toponimi del nostro territorio vanno a battezzare oggetti e prodotti di qualità».
In conclusione una nota doverosa: i prodotti nostrani (artigianato e alimentari) possono fregiarsi a giusto titolo dell’appellativo che fa riferimento alla loro origine; pure in questo caso la qualità va di pari passo con la loro capacità di promuovere l’intera regione.