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‘Il lupo imperversa e la politica guarda dall'altra parte’

Accuse e recriminazioni del mondo contadino valmaggese in un affollato incontro promosso dall'Ascovam: ‘L'economia alpestre a chi interessa?’

Armando Donati mostra i dati
(Ti-Press/Golay)
28 agosto 2024
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Incomunicabilità, mancata comprensione della reale situazione in cui si trovano agricoltori e contadini. E poi un direttore di Dipartimento, Claudio Zali, «che sicuramente fa il suo, nel senso di agire quando per legge deve farlo, ma niente più di quello», stando ad Armando Donati, presidente dell'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori, sezione Ticino. Nemmeno fermarsi a scambiare due parole con i manifestanti anti-lupo dello scorso mercoledì in Alta Valle, in occasione della visita del governo nelle zone colpite dal maltempo. «La voce dell'autorità rivolta a chi protestava era stata quella, di circostanza, del presidente Christian Vitta», ha ricordato Omar Pedrini, presidente dell'Unione contadini ticinesi. Voce integrata da quelle, informali, dei ministri Norman Gobbi e Raffaele De Rosa, che avevano investito 5 minuti del loro tempo per guardare in faccia ai contadini e testimoniare loro almeno una vicinanza personale.

Tutto questo è stato detto stamattina a Lodano in occasione di un incontro stampa convocato dall'Associazione dei Comuni della Vallemaggia per tornare a parlare del lupo, delle sue razzie pressoché incontrastate in valle e delle pesantissime conseguenza per il locale settore alpestre.

‘È il momento di intervenire’

Al di là dei molti, significativi e incontrovertibili dati forniti, il punto centrale emerso riguarda la lontananza del mondo politico dalla vita reale di contadini e allevatori. «Significa che l'economia alpestre, a Bellinzona, non è reputata poi così importante», ha considerato il presidente Ascovam, Michele Rotanzi. «Questo – ha proseguito – è il momento affinché il Consiglio di Stato intervenga, prenda decisioni forti, dimostri determinazione e la smetta di nascondersi dietro il rispetto delle leggi federali». Come “decisioni forti” si intende la possibilità di abbattimenti immediati, così come richiesto pochi giorni fa dal Municipio di Lavizzara allo stesso Consiglio di Stato.

La legge prevede la possibilità di abbattere un lupo soltanto se esso ha predato 6 capi in 4 mesi (se invece è un branco i capi devono essere 8). «Il problema – ha notato ancora Donati – è quando a fare razzia è ad esempio una coppia di lupi. Lì allora non ci sono più indicazioni». Per non dire dei capi feriti, che non possono venire conteggiati; o delle zone giudicate non proteggibili, altro grosso tema sul quale ha riflettuto Pedrini: «La politica ticinese deve parlare con l'Ufam per fargli capire le particolarità delle zone non proteggibili del Ticino. Quei contadini che hanno cercato di applicare determinate misure e si sono fatti abbindolare visto che esse non funzionano, sono caduti dalla padella nella brace poiché diventati, almeno teoricamente, proteggibili».

Matteo Ambrosini, della Società ticinese di economia alpestre e dei Giovani contadini ticinesi, ha parlato di fatica: «Come giovane contadino dovrei portare solo entusiasmo, ma ci sono molti problemi, di cui per altro diversi risolvibili, se si vuole risolverli. Personalmente, dal 2022 ho rinunciato alle capre, il che ha generato meno latte, meno guadagni e anche un malessere personale che è tra l'altro molto diffuso nella nostra categoria». Concetto, questo, confermato da Pedrini e anche dall'alpigiano Valerio Tabacchi, la cui bella testimonianza ha reso molto bene quanto «l'immobilismo della politica» sul tema lupo stia minando alla base le certezze di chi ancora, malgrado tutto, nella vita ha scelto di votarsi alla salvaguardia di una tradizione alpestre che con il sudore e la resilienza genera un importante indotto economico.

Fra i temi, come sottolineato dal presidente della Società agricola valmaggese, Marzio Coppini, c’è infatti anche quello del formaggio Vallemaggia, un prodotto di nicchia unico nel suo genere poiché realizzato (650 quintali la produzione annua) con bovini e caprini. «Non c’è, nella società, una presa di coscienza della problematica. Che se non viene gestita, avrà ripercussioni anche sul turismo – ha ammonito Katia Ambrosini –. E la gestione deve coinvolgere tutti i Dipartimenti, non solo quello del Territorio».

Di un altro aspetto importante – quello delle ristrutturazioni alpestri – ha parlato Athos Tami, vicepresidente dell'Alleanza patriziale ticinese (Alpa): «Negli ultimi 15-20 anni parliamo di investimenti per oltre 12 milioni di franchi. Sono soldi pubblici, quindi anche nostri».

Le cifre

In Vallemaggia, nel 2021, si contavano 62 aziende agricole di base e 41 alpeggi caricati con 1'200 bovini (il 12,6% del totale cantonale), 2'306 caprini (il 26,4% del totale cantonale, notando che dal 2012 al ’21 la Vallemaggia è risultata essere il Distretto con il maggiore carico di capre alpeggiate) e 950 ovini (il 7% del totale cantonale). Nel 2024 gli alpeggi caricati sono scesi a 31 (-24,4%), di cui 8 con mucche e capre per il formaggio Vallemaggia, 5 solo con capre (vari formaggi di capra), 6 con ovini (carne di agnello), 10 con bovini da carne (carne di vitello e manzo) e 2 con capre giovani (capre di allevamento e asciutte).

L'attività alpestre continua a essere una realtà dinamica. Lo dimostra il fatto che ben 22 aziende sono state rilevate (o stanno per esserlo) da domiciliati valmaggesi fra i 20 e i 40 anni. Cinque giovanissimi valmaggesi svolgono attualmente un apprendistato agricolo.

L'ombra che si staglia su gran parte di questo mondo è quella di un lupo che negli ultimi 3 anni ha predato, in Vallemaggia, 167 capi (122 nel ’22, 21 nel ‘23 e 24, finora, quest'anno). Se c’è stata una diminuzione, è stato sottolineato con una doppia linea, è solo perché sono diminuiti drasticamente gli alpi caricati e molte capre sono state, obtorto collo, rinchiuse in stalla di notte (cosa che a loro non piace, perché l'erba buona in stalla non si trova). Fra luglio e agosto gli attacchi del lupo in Vallemaggia sono stati almeno 6, con tre scarichi anticipati di capre (alpe Nimi, 70 capi; alpe Zaria, 70 capi; e alpe Vaccarisc-Mognola, 150 capi) e due le richieste di abbattimento o eliminazione di un branco al Consiglio di Stato.

I politici

All'incontro convocato dall'Ascovam erano presenti due granconsiglieri valmaggesi: Aron Piezzi e Fiorenzo Dadò. Questi si è limitato a osservare che le recriminazioni dei contadini sono sacrosante: «La realtà è che la politica non vi capisce. Fate bene a continuare ad alzare la voce».