Lanciato da Fondazione Valle Bavona e Comune di Toceno (Italia), prevede tre sezioni: narrativa, poesia e giornalismo
La Fondazione Valle Bavona e il Comune di Toceno (Italia) da oltre un decennio promuovono il concorso letterario transfrontaliero “Salviamo la montagna”, dedicato allo scrittore di Cavergno Plinio Martini e al maestro vigezzino Andrea Testore. Una collaborazione congiunta che ha permesso nel tempo di cementare una profonda amicizia tra coloro che si trovano a operare in un territorio in cui lo spopolamento resta il problema principale.
“Il Premio non vuole focalizzarsi solo sul passato, da cui generalmente emerge una certa nostalgia, ma intende pure favorire un dialogo relativo al presente e al futuro in cui sono lecite le riflessioni sul rapporto tra uomo e natura – spiegano i promotori del concorso –. Le sezioni sono tre (narrativa, poesia e giornalismo) e ognuna dispone di un proprio regolamento inserito nel bando di concorso scaricabile dal sito www.bavona.ch/it/premio-letterario-salviamo-la-montagna; lo stesso si può richiedere al segretariato della Fondazione a Cavergno”.
Il concorso è aperto agli autori di ogni nazione, purché le opere siano in lingua italiana. Il 31 luglio corrisponde al termine di consegna degli scritti che saranno valutati dalla giuria composta da Paolo Crosa Lenz, Matteo Ferrari, Tiziano Ferraris, Vasco Gamboni, Pietro Martini, Silvano Ragozza, Danila Scalmazzi e Patrizia Testore. La cerimonia di premiazione è prevista sabato 5 ottobre 2024 a Cavergno.
Presso la sede della Fondazione Valle Bavona è possibile percorrere un breve viaggio nel mondo dei ghiacciai ticinesi visitando l’esposizione “La memoria dei ghiacciai”, realizzata e adattata alla sede dalla Divisione dell’ambiente del Dipartimento del territorio del Canton Ticino. Le fotografie e i documenti raccontano la loro evoluzione negli ultimi 130 anni e il prezioso lavoro di misurazione svolto dalla Sezione forestale dalla fine dell'Ottocento a oggi. “I ghiacciai si sciolgono e una nicchia ospita l'enigma del Cavagnoli, un oggetto di legno composto da una dozzina di pezzi, rinvenuto a margine di quanto rimane del ghiacciaio del Cavagnoli – segnalano i vertici della Fondazione in una nota ai media –. Tuttora non si conoscono né la provenienza né l'utilizzo di questo oggetto ma l'osservazione dei materiali e delle tecniche di lavorazione lo attribuiscono al XX secolo. Cambiamento climatico, metamorfosi del paesaggio, ritrovamenti da scioglimento. Tutti temi che ben si adattano a riflessioni e racconti”.