Il Dipartimento del territorio negli scorsi mesi lo ha comunicato all’Ufac. In compenso si procederà con il piano di ammodernamento delle infrastrutture
È di settimana scorsa la notizia dell’approvazione, da parte del Gran Consiglio (quasi un plebiscito), del credito da 3,6 milioni per opere connesse alla costruzione del nuovo hangar (realizzato da privati) e delle infrastrutture a esso connesse (di competenza cantonale), come la creazione di un nuovo accesso diretto all’area aeroportuale, una nuova sede provvisoria per la Direzione dell’Aeroporto, la realizzazione di un piazzale in corrispondenza della futura aviorimessa che rimpiazzerà l’attuale struttura provvisoria e la realizzazione di un nuovo sistema di smaltimento delle acque meteoriche. Opere – quelle di questa prima fase – di grande rilevanza per il futuro dell’hub e della sua scuola di volo alle quali, nell’arco dei prossimi 10-15 anni, andranno ad aggiungersi ulteriori tasselli, con un investimento tra pubblico e privato quantificabile nell’ordine dei 15-20 milioni di franchi.
Nel discorso di fondo, tuttavia, non rientra il tanto auspicato progetto di mini allungamento della pista in duro (lato Bellinzona), oggetto di due decenni di infinite discussioni (soprattutto con gli ambientalisti), preavvisi di uffici cantonali e federali, atti parlamentari (a Bellinzona e a Berna), prese di posizione (con l’Alba, l’Associazione locarnese e bellinzonese per l’aeroporto a caldeggiare, in prima fila, questo intervento). Durante il dibattito in Gran Consiglio di martedì scorso, si è solo accennato di striscio all’abbandono di questo progetto, con in particolare il deputato dei Verdi Liberali, Massimo Mobiglia, a chiedere conferma nero su bianco di questo particolare aspetto. Ebbene, da quanto abbiamo potuto approfondire con l’ufficio del demanio e dell’Aeroporto cantonale, già a fine 2023 il Dipartimento del territorio ha comunicato all’Ufficio federale dell’aviazione civile di volervi rinunciare. Il motivo? Se è noto che le continue resistenze (ecologiste, quindi esterne ma non solo, visto che pure i servizi della Confederazione chiamati a preavvisare il dossier hanno ripetutamente, negli anni, evidenziato criticità) miravano a porre l’altolà al progetto, il Dipartimento ha ritenuto di operare a favore di una soluzione che permettesse di garantire una convivenza pacifica e duratura tra l’Aeroporto e le Bolle di Magadino. Se fino a un certo punto del discorso sembrava che il futuro dell’aerodromo (parte civile) dipendesse solo da questi 150 metri di asfalto aggiuntivi (dettati soprattutto da motivi di sicurezza operativa e allineamento alla severe raccomandazioni europee Jar Ops), dopo attenta valutazione dell’attuale contesto si è giunti alla conclusione che, per le funzioni che è chiamato a svolgere l’Aeroporto di Locarno e la tipologia degli aerei accolti, può andar bene anche lo status quo. In pratica ci è stato spiegato da Antonio De Nigris, Capo dell’ufficio del demanio e dell’Aeroporto cantonale, che si è preferito concentrarsi su tutto il lavoro che ancora c’è da fare (ed è tanto), per rimodernare e ampliare le infrastrutture logistiche e operative dell’aerodromo, piuttosto che perorare la causa del mini allungamento con una richiesta che difficilmente (per non dire mai...) avrebbe ottenuto il nullaosta necessario proprio perché troppo avversato da più fronti. Il mini allungamento sacrificato sull’altare del pragmatismo e della concordanza? Forse. Ma in cambio il pacchetto di richieste trasmesso a Berna (rifacimento delle vie di rullaggio, nuovo tarmac per lo stazionamento dei velivoli, sistema di smaltimento delle acque, nuovo Regolamento d’esercizio ecc.) sarà portato avanti, con buone probabilità di approvazione da parte delle istanze federali.
Ci sono quindi tanti progetti che affiancheranno l’intervento edile legato al futuro Hangar 1, a garanzia dei posti di lavoro (circa 200). Il tutto nel pieno rispetto dell’area protetta d’importanza internazionale delle Bolle di Magadino e in sintonia con quanto previsto dalla scheda Psia (Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica). Possono dunque mettersi il cuore in pace gli ecologisti, i quali temevano che una striscia in duro più lunga degli attuali 800 metri avrebbe comportato il possibile arrivo, a Locarno, di jet più grandi e rumorosi. Questi ultimi avranno comunque a disposizione Lugano Airport, più orientato alla clientela business. Quelli di una certa dimensione che oggi già posano il carrello sulla pista locarnese continueranno ovviamente a farlo. Ma l’attività nel settore dell’ala fissa resterà più che altro di tipo turistico-sportivo e formativo, con piccoli aeromobili che si limitano a un giro fra le cime alpine e la scuola dell’Aelo swiss Academy.