La reazione dell'azienda di trasporto pubblico, giunta oggi a governo e parlamento, alle 10mila firme raccolte online contro le nuove stazioni
“Le Fart hanno fatto un notevole sforzo progettuale per mantenere il più possibile contenuti gli interventi di adeguamento alla Legge sui disabili presso le proprie stazioni. Nonostante la complessità e la limitazione degli spazi disponibili, che talvolta avrebbero giustificato una ricostruzione ex novo, si è preferito ricercare soluzioni alternative meno invasive, preservando il più possibile l'integrità delle strutture originali pur assicurando conformità e funzionalità”. Solo dove questo non è stato possibile si è dovuto procedere con degli interventi più invasivi, “ma assolutamente necessari per introdurre la cadenza alla mezz’ora e per il buon funzionamento della medesima, mantenendo però un collegamento alle tipologie di arredo adottate in ambito dei progetti LDis, così da mantenere un’uniformità”.
Il minimo che si possa dire è che le Fart non abbiano preso sottogamba (e ci mancherebbe) le 10mila firme raccolte online nell’ambito della petizione intitolata “Per altri 100 anni di Centovallina al servizio del pubblico”. Petizione che sostanzialmente critica le modalità di intervento alle stazioni, le cui peculiarità storiche non sarebbero state rispettate. Anzi.
Quella dell’azienda di trasporto pubblico è una risposta-fiume che giunge in queste ore sui banchi del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, organi esecutivo e legislativo di un Cantone che è proprietario, azionista e finanziatore dell’esercizio. Si tratta di 9 pagine dense di contenuti, che “la Regione” è in grado di anticipare.
Innanzitutto, scrivono le Fart, “il testo della petizione ha toccato molti argomenti in modo generico e a nostro parere poco preciso, facendo leva piuttosto sui sentimenti e le emozioni che sui fatti concreti”. Ciò “ha verosimilmente influenzato i firmatari della petizione, probabilmente non del tutto consapevoli della complessità delle questioni in discussione”.
Poi si entra, appunto, nel merito, notando innanzitutto che l’azienda di trasporto pubblico gestisce 13 progetti – alcuni completati, altri in corso e altri ancora in fase procedurale – riguardanti diverse fermate e stazioni della loro linea ferroviaria. Questi progetti si suddividono in due categorie: l’adeguamento delle fermate alla Legge sui disabili (LDis) e le opere infrastrutturali alle stazioni di Intragna e Tegna riguardo il progetto di cadenzato alla mezz’ora tra Locarno e Intragna.
Alla prima categoria appartengono 11 progetti: Muralto, S. Antonio, Solduno, S. Martino, Ponte Brolla, Verscio, Cavigliano, Corcapolo, Verdasio, Palagnedra e Camedo. Di questi, 4 (Muralto, Solduno, S. Martino e Verscio) sono già stati realizzati, mentre 2 (Cavigliano e Camedo) sono in fase di completamento dei lavori.
Premesso che “per la fermata di S. Antonio il progetto ha già ricevuto l’approvazione da parte dell’Ufficio federale dei trasporti (autorità preposta secondo la procedura federale all’approvazione dei piani) e i lavori cominceranno ad agosto 2024”, per i 4 progetti restanti (Ponte Brolla, Corcapolo, Verdasio e Palagnedra), “si è in attesa della decisione di approvazione dei piani in vista della loro esecuzione, fra il 2025 e il ’26”.
Tutti gli 11 progetti hanno seguito la procedura di approvazione dei piani federale per impianti ferroviari, sottolineano le Fart. Infatti, “sono stati pubblicati nelle Cancellerie comunali e consegnati agli uffici preposti del Cantone per la consultazione”. Al termine della pubblicazione sono state presentate opposizioni ai progetti di Ponte Brolla, Verscio e Palagnedra, ma inerenti in particolare a “questioni legate al rumore di cantiere o di diritto privato”; non ne sono invece state sollevate sugli aspetti tecnici del progetto. Quanto agli uffici cantonali, “il preavviso è stato positivo per tutti i progetti”.
Degli 11 progetti, 3 riguardano stazioni/fermate sotterranee (Muralto, S. Antonio e Solduno) e 8 fermate/stazioni a cielo aperto e “per questo suscitano più attenzione”. Sette di questi 8 progetti (Ponte Brolla, Verscio, Cavigliano, Corcapolo, Verdasio, Palagnedra e Camedo) riguardano stazioni considerate storiche, nel senso che lo stabile viaggiatori presente risale alla costruzione della ferrovia (1923); mentre le superfici restanti dell’area delle stazioni, marciapiedi e zone di attesa, sono state rinnovate nel corso degli anni 90, inizio anni 2000”.
L'unico elemento originale rimasto delle stazioni è lo stabile viaggiatori – viene puntualizzato – anche se nel corso delle ristrutturazioni di fine ’900 le verniciature effettuate non sono pari all’originale. Un distinguo importante è che “solo per il progetto di Ponte Brolla si è resa necessaria la demolizione del vecchio stabile viaggiatori”, e ciò per realizzare una nuova via accanto al marciapiede per mantenere l’accesso all’officina, “essenziale per la manutenzione”. Negli altri progetti di adeguamento alla LDis, il vecchio stabile viaggiatori è stato preservato, “non solo come testimonianza storica, ma anche perché da decenni ospita gli impianti tecnici essenziali per il funzionamento sicuro della stazione”.
Le Fart vanno poi ulteriormente nel tecnico e ricordano che “molti di questi vecchi stabili viaggiatori sono stati costruiti troppo vicino ai binari” e che “le normative oggi in vigore richiedono che la zona sicura del marciapiede abbia una larghezza di almeno 2 metri con un minimo inderogabile di 1,5 metri. La posizione della linea tattile è fissata per le ferrovie a scartamento metrico a 2 metri dall’asse binario. Questo implica che tra l’asse binario e lo stabile viaggiatori ci debbano essere almeno 4 metri”.
Ebbene, “un simile agio è raro nelle nostre stazioni. Nel caso questa larghezza non sia presente, la normativa richiede che non si induca l’utenza a occupare queste zone, evitando così di installare i sistemi di vendita dei biglietti, gli obliteratori o le panchine di attesa”. Ne è un esempio la stazione di Verscio, dove per l’assenza di una zona sicura sufficientemente larga davanti allo stabile viaggiatori si è dovuto provvedere, “ricreando una zona di attesa a lato dello stabile. Per incentivare l'uso di queste aree, sono stati posizionati la pensilina d’attesa, gli apparecchi di vendita dei titoli di trasporto e i display informativi a favore dell’utenza”.
Per la realizzazione delle pensiline di attesa le Fart si sono affidate alle competenze di un architetto, il compianto Michele Arnaboldi, “al quale era stato chiesto, anche perché caldamente sollecitato, un concetto di ‘corporate identity’ da applicare lungo il percorso Locarno-Camedo”. Tale concetto riguarda gli elementi di arredo che devono essere ripresi in tutte le stazioni lungo la linea “per dare un carattere identificativo e unico – notano le Fart –. Per mantenere il concetto di semplicità delle stazioni è stato scelto di realizzare la pensilina di attesa nella forma di un pergolato, che rappresentasse la tipicità della regione”. Infatti, “l’elemento modulare in acciaio rappresenta il pergolato e come tale è previsto che verrà coperto da vegetazione rampicante con lo scopo di portare ombra”.
Poi, come anticipato, vi sono i progetti infrastrutturali alla stazione di Intragna e alla fermata di Tegna, necessari per implementare il cadenzato alla mezz’ora. Ciò richiede diversi interventi, i quali a loro volta hanno determinato, obtorto collo, la demolizione degli attuali stabili viaggiatori. Quello di Intragna, “non ha come conseguenza una perdita di valore relativo alla storicità della linea ferroviaria, visto che l’edificio è stato ampliato e trasformato completamente a fine anni 60 e non rappresenta più le caratteristiche dello stabile di inizio ’900”.
Sempre a proposito di questi due progetti, nel 2019 è stato allestito per volontà della Sezione della mobilità del Dipartimento del territorio uno studio di massima dei due progetti. Poi I due progetti di massima sono stati messi in consultazione presso gli uffici preposti del Cantone e i due Comuni interessati dai progetti (Centovalli per il progetto di terzo binario a Intragna, e Terre di Pedemonte per il binario d’incrocio a Tegna). “Inizialmente il progetto d’Intragna prevedeva la costruzione di un sottopasso e relative rampe di accesso per accedere ai marciapiedi. Su richiesta del Municipio di Centovalli questi elementi, ritenuti troppo invasivi, sono stati sostituiti nel progetto definitivo pubblicato con un gruppo di due passaggi a livello protetti da barriere”.
Complessivamente, al termine della pubblicazione dei due progetti definitivi (20 febbraio 2024), sono state registrate 10 opposizioni: 5 per progetto. “Solo l’opposizione della Stan verte specificatamente sulla demolizione dei due stabili esistenti – ricordano le Fart – mentre un’opposizione del Comune di Centovalli e della stessa Stan si interrogano sulla necessità di realizzare la copertura del treno prevista a Intragna sul nuovo binario”. Ne consegue che “nonostante le 10mila firme raccolte dalla petizione, in realtà le opposizioni sui progetti sono state poche, considerando poi che la maggior parte delle 10 opposizioni verteva su temi di carattere privato”.
Infine, il tema del valore storico degli stabili: “Nel 2017, una volta stabiliti gli interventi infrastrutturali previsti per le due tipologie progettuali, le Fart avevano organizzato un sopralluogo con l’Ufficio dei beni culturali (Ubc) per valutare l’impatto di tali progetti, soprattutto per quelli che implicavano una demolizione degli elementi originali della stazione. Dal punto di vista dell’Ubc alcuni stabili e manufatti della linea della Centovalli sono stati inseriti nel Censimento dei beni culturali del Canton Ticino”, ma “non risultano tutelati ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali”. L’unico oggetto per il quale, al momento, è stata fatta una proposta formale di tutela, è la stazione di Camedo.
“Su questi stabili si può intervenire se si rende necessaria una loro demolizione per motivi progettuali – concludono le Fart –. Gli altri elementi delle stazioni/fermate, quali marciapiedi e arredi, non hanno alcuna valenza storica, in quanto già trasformati in occasione dei lavori di rinnovo delle stazioni portate a termine negli anni 90, inizio anni 2000”.