Fa incetta di firme la petizione contro “il radicale stravolgimento” delle stazioni nell’ambito dell’abbattimento delle barriere architettoniche
“Rivalutare le intenzioni di radicale stravolgimento delle stazioni in favore di una più lungimirante edilizia di conservazione, che valorizzi l’identità culturale e paesaggistica locale e sia funzionale alle esigenze pratiche di viaggiatrici e viaggiatori”. È la richiesta di un’associazione spontanea di persone, riconoscibile come “utenza del servizio ferroviario della Centovallina”, che in rete ha lanciato una petizione all’indirizzo di Consiglio di Stato e Gran Consiglio. Petizione, intitolata “Per altri 100 anni di Centovallina al servizio del pubblico”, che sta facendo incetta di sottoscrizioni (circa 600 in tre giorni).
“Il servizio ferroviario sul territorio di Locarno, Pedemonte e Centovalli ha festeggiato il suo centenario – viene ricordato nel testo che accompagna la raccolta di firme online –. La maggior parte delle stazioni su questa tratta è stata costruita durante il secolo scorso e fa parte del nostro patrimonio architettonico: quattro su nove dei villaggi che ospitano una stazione della Centovallina – Verscio, Intragna, Verdasio e Palagnedra – sono annoverati nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere. Le stazioni si integrano armoniosamente in questa realtà paesaggistica e culturale locale, presentandosi come spazi verdi e alberati, dotati di panchine in legno o granito, fontane, e lampioni che diffondono luce calda di sera. Costruzioni di dimensioni ridotte offrono riparo dalle intemperie e, in alcuni casi, servizi igienici puliti”.
Ora, però, “con la motivazione dell’abbattimento di barriere architettoniche, le Fart intendono costruire nuove stazioni per tutte le fermate della Centovallina. I piani pubblicati dalle Fart, così come le realizzazioni di Verscio e Camedo, vanno però oltre e dimostrano un cambiamento radicale di paradigma estetico e funzionale”, nel senso che “le aree verdi e le amenità a misura di utente lasceranno il posto a piazzali asfaltati e aiuole di ghiaia stabilizzata. Viene deteriorata così la qualità dei momenti di attesa, nuocendo non solo al senso estetico, ma anche al benessere e allo svago di tutti: giovani, adulti, animali domestici e selvatici”. Viene contestata anche la diminuzione della praticità delle nuove stazioni: sia per le pensiline in vetro poco confortevoli sia in estate, sia in inverno, sia per la carenza di panchine”.
Insomma, “al posto della deturpazione delle stazioni esistenti, si chiede che il lodevole obiettivo di abbattimento delle barriere architettoniche per persone in situazioni di disabilità venga coniugato con l’ottimizzazione funzionale dell’infrastruttura e la valorizzazione estetica del luogo. La ristrutturazione e manutenzione delle stazioni esistenti rinvigorirebbe l’identità culturale locale e l’apprezzamento di ogni tipo di utente, da abituale a turista. Rispetto alle somme stanziate dalla Confederazione per le nuove stazioni, questo si tradurrebbe inoltre in un minore investimento di denaro pubblico, e allo stesso tempo in un maggior giovamento all’economia locale, tramite posti di lavoro a lungo termine, non contemplati nella rapida realizzazione di manufatti a bassa manutenzione”.
Il minimo che si possa dire è che il cammino verso l’adeguamento delle stazioni si sta dimostrando tortuoso. Praticamente dappertutto i singoli progetti hanno incontrato opposizioni e critiche. A Intragna non è contento il Municipio e non lo è la casa anziani San Donato, ma neppure lo sono alcuni confinanti. Poco diversa la situazione a Tegna, dove il Municipio di Terre di Pedemonte ha scritto alle Fart. Già terminata la stazione di Verscio, è attualmente in fase esecutiva quella di Cavigliano. I piani sono invece in pubblicazione per Intragna e Tegna, mentre a Ponte Brolla il progetto da 5 milioni di franchi ha raccolto alcune opposizioni.
Proprio a proposito di Ponte Brolla le prime resistenze risalgono a 3 anni fa. Durante la pubblicazione dei piani si erano fatti sentire alcuni ristoratori della zona, il comitato dell’Associazione di quartiere Solduno-Ponte Brolla-Vattagne e alcuni privati cittadini. Il motivo principale della levata di scudi non era però tanto legato ai contenuti del progetto, quanto all’impatto fonico del cantiere, nel cui ambito era (sarà) necessario lo sbancamento di buona parte della parete rocciosa posta sul lato nord del piazzale. Secondo le previsioni di allora, i lavori sarebbero dovuti scattare nell’autunno del ’22 per concludersi nel novembre del ’23. Ma ancora siamo al palo.