Lavizzara

La Fondazione per la scultura: ‘Il Cis una risorsa da sostenere’

In vista del voto referendario sui 50mila franchi concessi dal Comune, qualche puntualizzazione in tema di trasparenza, conti e indotto in valle

(Ti-Press)
11 novembre 2023
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A due settimane dal voto popolare referendario del 26 novembre sul contributo di 50mila franchi già concesso dal Comune – ma contestato – alla Fondazione Internazionale per la Scultura di Peccia (Fis), la stessa Fondazione dice la sua rispondendo alle accuse dei referendisti. Lo fa con una presa di posizione che parte con una premessa di trasparenza: “È falsa l’informazione secondo cui il Centro Internazionale di Scultura ha risposto picche alla richiesta di approfondimento della situazione generale. La verità è che nessuno dei referendisti si è mai presentato, malgrado i ripetuti inviti”. La situazione finanziaria, viene sottolineato, “è stata presentata pubblicamente, bisognava solo avere la pazienza di ascoltare per ben capire. Alzarsi e andare via a metà serata (come fatto da una referendista, per altro avendolo annunciato preventivamente, ndr) non è stata una mossa costruttiva. Ancor meno gradito, oltre che scorretto, è venir ora accusati di mancanza di trasparenza. Per completezza d’informazione, alla serata pubblica il cofirmatario della petizione Marzio Demartini non ha proferito parola, nessuna domanda è stata posta da parte sua agli organizzatori”.

Il credito di 50mila franchi soggetto al voto popolare rappresenta il secondo tentativo di contributo comunale alla Fondazione; il primo, di 150mila franchi, pure era indigesto in paese, ragione per cui, per evitare un voto popolare, era stato revocato (e il Municipio si era impegnato a raccogliere finanziamenti altrove). Questi “secondi” 50mila franchi (su 3 anni, 2023-25) dovrebbero servire per il “progetto di riposizionamento” della Fis che nel suo insieme “vale” 900mila franchi (sempre su 3 anni), di cui al momento solo 690mila, coperti fra gli altri da Fondazione Vallemaggia Territorio Vivo (150mila franchi), Aet (60mila), Decs (90mila), privati (60mila) e Scuola di Scultura (30mila).

I cinque obiettivi e le cifre

Obiettivi del progetto di riorientamento sono, stando al messaggio, “migliorare l’offerta artistica, in collaborazione con la Scuola di Scultura e la Cava, costruendo un marchio che possa aumentare la visibilità di Peccia e la notorietà del marmo della Cristallina” in Ticino e nel mondo, “coinvolgere maggiormente gli attori locali attivi nella ristorazione e accoglienza, come anche gli artigiani del posto”; “intensificare le sinergie con Usi e Supsi e con le accademie nazionali e internazionali che operano nel settore”; “destagionalizzare l’offerta”; e “raddoppiare i visitatori annuali del Cis”, che nel ’22 erano stati circa duemila e quest’anno circa tremila.

Proprio sulle cifre si concentra la Fis nella sua presa di posizione: “È completamente falsa l’affermazione secondo cui a inizio maggio 2023 vi erano 1,55 milioni di franchi nelle casse: magari! A fine 2022 la liquidità ammontava a 293mila franchi e attualmente, a fine stagione ’23, nelle casse la liquidità ammonta a 187mila franchi”. Un capitale “nettamente insufficiente per affrontare la stagione 2024”. Quanto all’opera dell’artista svizzero Marcel Dupertuis, nominata “Sinfonia di Peccia” (valore 300mila franchi, regalata al Comune), “non è cresciuta dal nulla: il costo di 94mila 239 franchi (e non 100mila franchi come è stato scritto) è da ricondurre al costo del marmo (33mila 780 franchi) acquistato presso la ditta ticinese che si occupa dell’estrazione della materia prima alla cava di Peccia e alle prestazioni dello scalpellino ticinese (37mila 245 franchi) che ha lavorato diversi mesi al Cis e che ha accompagnato l’artista. Altri costi sono per il vitto e l’alloggio a Peccia (soldi lasciati quindi in Valle) e per la curatela della mostra”.

‘Importanti ricadute economiche’

Quest’anno, prosegue la Fondazione, “la mostra è stata seguita professionalmente dalla dottoressa Gianna Mina (già direttrice del Museo Vincenzo Vela) e dal valido curatore Diego Stefani, promettente giovane ticinese che si è impegnato per tutta la stagione e che ha accompagnato pure molte visite guidate presso il Cis”. Si parla dunque di “ricadute economiche in valle. L’opera è stata sponsorizzata da conoscenti privati dell’artista, al di fuori della valle, riconoscenti del suo grande valore come artista/scultore di livello internazionale”.

A monte di tutto ciò “il Cis è un polo culturale a Peccia, in alta Vallemaggia, retto dall’omonima Fondazione, che soggiace al controllo dell’Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni. Attualmente il Cis non ha debiti finanziari verso terzi: tutta l’infrastruttura presente è ammortizzata a bilancio. I fondatori sono il Comune di Lavizzara, la Fondazione Vallemaggia e 12 privati. Non si tratta dunque di un ‘ente privato’. La Fondazione è retta dal diritto privato, che non è la stessa cosa. La realizzazione del Cis è stata garantita da un finanziamento misto pubblico-privato. L’investimento complessivo, di poco meno di 6 milioni di franchi, è stato sostenuto per metà dal Cantone Ticino e per l’altra metà dalla valle stessa, dal Comune di Lavizzara in particolare (500mila franchi, di cui 300mila rimborsati in seguito dal Cantone), ma anche da privati e da ditte locali”.

Cos’è la Commissione artistica

Relativamente alla Commissione artistica, “è stata diretta e seguita da professionisti del mondo dell’arte ed è stata sempre attiva, anche con avvicendamenti legati agli impegni dei vari professionisti coinvolti. Non si tratta quindi di personale assunto, ma di prestazioni esterne. La direzione del Cis è stata assunta in passato da diversi professionisti, scelti dalla Fondazione sulla base delle loro comprovate competenze professionali. Gli avvicendamenti sono stati dettati da motivazioni personali”. Da quest’anno è in carica Urezza Famos, engadinese con laurea in economia aziendale a Zurigo e un master in management culturale a Basilea, “che ha portato a Peccia, oltre che la freschezza e giovialità del suo spirito, anche il suo domicilio”.

‘Presenza unica dell’offerta culturale’

Insomma, il Cis “è una presenza unica dell’offerta culturale, sociale ed economica della Valle Lavizzara, è un esempio unico non solo in Svizzera ma anche in Europa, va inteso come una risorsa e un investimento per il futuro della valle Lavizzara. Valorizzare una risorsa unica come il marmo di Peccia è fondamentale. Il futuro prossimo del Cis è nelle mani della popolazione della valle. Senza questo contributo, altri enti e privati non seguiranno in mancanza di un appoggio politico”. L’invito della Fondazione alla popolazione di Lavizzara è “sostenere senza indugio il Cis, capace di trasmettere messaggi culturali forti in tutto il mondo. La cultura permette a tutti, e soprattutto ai giovani, di comprendere la vita e il rapporto tra gli esseri umani. Questo messaggio ci è stato trasmesso dal passato, noi siamo unicamente umili testimoni di un’epoca, vieppiù rancorosa e superficiale”.