È la pena richiesta per lo srilankese che nell'ottobre 2022 ha aggredito dei giovani, che poi lo hanno pestato in gruppo nella rotonda di Locarno
È stato vittima, ma anche aggressore. E per questo il procuratore pubblico Pablo Fäh chiede che sia condannato a una pena di 5 anni (più 8 di espulsione dalla Svizzera) per tentato omicidio intenzionale ripetuto (subordinatamente tentate lesioni gravi ed esposizione a pericolo della vita altrui, sempre ripetute) e rissa.
Sì, perché il 27enne srilankese che nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2022 a Locarno era stato brutalmente picchiato dal branco (almeno 4 ragazzi, già giudicati in separata sede), prima di venir malmenato all’interno della rotonda di Piazza Castello con pugni, calci, pietre e persino colpi di skateboard – come tra l’altro documentato in un video diventato rapidamente virale e che ha in sostanza fatto partire l'inchiesta –, aveva a sua volta minacciato in più occasioni, sembrerebbe con un coltello, i suoi futuri assalitori, che stavano passando la serata nei pressi della rotonda.
Proprio su quanto capitato prima della rissa è principalmente incentrato il processo apertosi questa mattina presso la Corte delle Assise criminali a Lugano, presieduta da Mauro Ermani (Siro Quadri e Giovanna Canepa Meuli i giudici a latere), anche perché in entrata la stessa Corte ha respinto l'istanza dell'avvocato di uno degli accusatori privati, che in sostanza chiedeva di estendere l'accusa di tentato omicidio anche ai fatti avvenuti all'interno della rotonda, e non solo per quanto capitato in precedenza all'esterno e in particolare nel sottopassaggio.
Secondo quanto ricostruito, lo scontro fisico finale è infatti avvenuto dopo le reiterate minacce da parte dell'allora 26enne dello Sri Lanka, che per ben cinque volte aveva dovuto essere allontanato dal gruppetto di amici e che aveva tentato di colpire in particolare due di loro con diversi fendenti, utilizzando appunto un coltello munito di una lama di circa 10/15 centimetri. Arma quest'ultima che non è comunque mai stata ritrovata e che, secondo gli atti, sarebbe stata gettata via da uno dei giovani aggrediti. Facendo leva anche su questo, l'avvocata difensore del 27enne, Felicita Soldati, ne chiede l'assoluzione per praticamente tutti i capi d'accusa.
«Quella sera non avevo nessun coltello – ha ribadito in aula, come già fatto durante gli interrogatori, l'imputato –. Sono stato pestato e non so il perché. Mi dispiace per quanto accaduto quella sera, ero ubriaco, ma non ho fatto male a nessuno, anzi sono io a essere stato ferito e con il senno di poi posso dire di aver commesso un errore a non sporgere denuncia».
Dopo i fatti, era tornato autonomamente oltre Gottardo, facendo perdere a lungo le sue tracce, prima di venir fermato, poco meno di due mesi più tardi, dalla polizia del Canton Lucerna (dov'è nato e cresciuto) per aver dato in escandescenze, armato proprio di coltello, all'interno di un supermercato (accadimento per il quale è pure giudicato in questo processo). Un episodio questo che è stato solamente l'ultimo di una gioventù caratterizzata, come emerso, da svariati problemi legati in primis all'abuso di alcol e droghe (a cui si aggiunge una diagnosi di schizofrenia paranoide), che l'ha visto commettere diversi reati (rapina, vie di fatto, atti osceni), per i quali era già finito in carcere, così come in strutture psichiatriche... «Ho commesso molti errori, mi dispiace e rimpiango di aver fatto determinate cose, ma ora sono maturato, non voglio più bere», le parole del ragazzo, che si è anche detto pronto a seguire un trattamento ambulatoriale, ma non stazionario.
Incalzato dal giudice sui ricordi legati a quanto capitato a Locarno (dove a suo dire l'imputato stava trascorrendo le vacanze), ha spiegato di essere intervenuto per difendere un ragazzo di colore importunato dal gruppo giovani, di essersi allontanato una volta calmatasi la situazione ma di essere poi stato raggiunto e pestato dal branco... «E non ho mai avuto un coltello». «Ma tutti dicono che lo aveva e anche chi ha fatto il video, mentre filma lo afferma», ha ribattuto Ermani, sottolineando pure che in un fotogramma «si vede qualcosa che luccica davanti alla sua mano». «Era l'orologio».
«All'inizio, dal video, l'imputato sembrava una semplice vittima, ma approfondendo quanto successo si è rivelato essere anche un carnefice – ha affermato nel suo intervento Fäh –. Lui nega di aver avuto un coltello e tutti i fatti che non lo vedono coinvolto come vittima, ed è vero che ci sono diverse versioni sul numero e sulla modalità delle coltellate che ha provato a infliggere, ma tra testimonianze e immagini della videosorveglianza ci sono anche riscontri oggettivi che confermano come abbia almeno una volta provato a sferrare una coltellata diretta in punti vitali come volto e collo, tentando quindi di uccidere».
Il pp ha inoltre fatto notare come quanto capitato a Locarno, è solo l'ennesimo episodio a carico dello srilankese che dimostra la sua «indifferenza per le regole e per il prossimo», e che lo stesso ha già avuto la chance di redimersi seguendo un percorso ambulatoriale, che però non ha avuto successo. Anche per questo – così come per il rischio di recidiva –, «è necessario un trattamento stazionario», oltre alla pena detentiva di 5 anni.
In difesa dell'imputato, l'avvocata Felicita Soldati ha fatto notare come «è vero, ha commesso degli errori nella sua vita, ma non deve essere giudicato per quelli, perché non hanno niente a che vedere con i fatti di Locarno».
La rappresentante del 27enne si è soffermata sulla ricostruzione di quanto accaduto, facendo notare come le prove siano rappresentate da testimonianze in parte divergenti di dieci persone e da alcuni minuti di video, oltretutto «di pessima qualità». Ha inoltre puntato il dito sul fatto che «i giovani del gruppo sono tutti amici e hanno ammesso che dopo i fatti (e prima di venir interrogati) si sono parlati, avendo quindi la possibilità di mettersi d'accordo per far apparire la colpa del mio assistito molto grave».
Oltre a ciò, la difesa ha sottolineato, portando diversi esempi, come buona parte delle testimonianze fornite dai giovani si siano rivelate «lacunose e contraddittorie», sia sullo svolgimento dei fatti, sia su modalità dell'aggressione e altri dettagli (ad esempio com'era il coltello). Per questo, ha come detto chiesto l'assoluzione per tutti i capi d'accusa, escluso l'episodio di Lucerna (per il quale è accusato di danneggiamento). Domani pomeriggio la sentenza.
Quattro ragazzi coinvolti nell’aggressione di gruppo allo srilankese all’interno della rotonda sono già stati, lo ricordiamo, giudicati lo scorso aprile: i due principali imputati, un 30enne e un 23enne italiani, sono stati condannati per tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale (accolta quindi solo in minima parte la tesi della legittima difesa) a tre anni e sei mesi di carcere e all’espulsione dalla Svizzera per 10 anni. Decisamente più lievi le pene a carico di un 28enne (che prese parte alla sassaiola e sferrò poi qualche calcio) e, soprattutto, per il gemello del 23enne, che si limitò invece a scagliare un sasso. Al primo sono stati inflitti 6 mesi sospesi per un periodo di prova di 3 anni; al secondo una multa, ma riguardante una contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.
Si tornerà in ogni caso in aula, in quanto contro la sentenza emessa in prima istanza, sia la pubblica accusa (che chiede pene più severe per tutti) sia gli avvocati dei due ragazzi condannati in maniera più pesante (che ritengono la decisione del giudice troppo severa), hanno presentato appello.