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Bosco Gurin, senza lo sci la montagna si sgretola

Gli indotti degli sport invernali consentono a negozi, produttori locali e ristoratori di fare cifra. C'è chi critica il mancato uso dei cannoni

(Ti-Press)
24 marzo 2023
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Non esiste giro d’affari come quello legato allo sci per la debole economia della Rovana. Piaccia o meno, il turismo, nella località walser, vive e prospera in buona parte grazie agli impianti di risalita e alle piste da sci. La neve è dunque lo scintillante oro bianco grazie al quale albergatori, affittacamere, piccoli commerci e artigiani riescono, per parte dell’anno, ad assicurarsi una cospicua fetta dei loro introiti. Se i tornelli della stazione, come quest’inverno, rimangono fermi, gli incassi crollano (e non solo per gli addetti del settore sciistico) e il paese si trasforma in un deserto. Diventa persino difficile quantificare le perdite e tracciare una linea di resistenza e prospettiva per il futuro. Se non è un ‘de profundis’ della montagna poco ci manca. Operatori, produttori e lavoratori che già da anni non riescono a lavorare con continuità (oltre alle scarse nevicate, ci si è messa anche la pandemia) devono affrontare perdite rilevanti e mancati introiti. Non lo nasconde Michele Arcioni, titolare dell’omonima azienda agricola, che in inverno rifornisce ristoranti, privati e negozietto con i suoi prodotti: «Lo sci è il cuore della nostra economia – attacca – anche se c’è chi che non vuole ammetterlo. Sono ormai quattro inverni che arranchiamo, tenuto conto dei due di pandemia e delle due pessime stagioni invernali povere di neve. Per fortuna che almeno l’estate in tempo di Covid ci ha permesso di parare il colpo, dal momento che abbiamo registrato un grande afflusso di turisti che hanno ‘fatto spesa’ qui in valle. Purtroppo l’inverno che ci lasciamo alle spalle ci ha inizialmente illusi. Difficile quantificare le perdite. È chiaro che abbiamo visto letteralmente crollare le vendite di formaggelle e latticini ai privati. Siamo nell’ordine dell’80% in meno. Ci salvano solo in parte le vendite alla grande distribuzione, i cui margini di guadagno per i produttori sono tuttavia inferiori».

‘Slittovia e zipline non sono alternative sufficienti’

Gli fa eco Alberto Tomamichel, sindaco del Comune più alto del Ticino, agricoltore alla testa del Caseificio sociale: «Ovviamente l’inverno senza neve penalizza tutti quanti. Dopotutto è proprio sul turismo invernale che negli anni Settanta si è puntato per la svolta. Purtroppo l’inverno che ci siamo lasciati alle spalle ha cancellato gli introiti. Il flusso di turisti che porta lo sci quassù è sparito. Speriamo di poter raddrizzare le sorti con un’estate degna di tale nome e che il meteo faccia la sua parte». La destagionalizzazione pare dunque un passo necessario? «Sì, certamente, ma significa fare ogni sforzo per tenere aperti gli impianti di sci quando c’è poca neve. Bisogna cercare in ogni modo di garantire il funzionamento della stazione, se del caso ricorrendo ai cannoni per l’innevamento artificiale. Nei mesi freddi a Bosco Gurin è lo sci che domina e prevale su tutto. La slittovia e la prevista zipline non sono alternative in grado di reggere il confronto ma sono un’ulteriore offerta».
E di ulteriore offerta parla anche Alfio Sartori, titolare della panetteria di famiglia presente in paese. «Quattro anni fa ho rilevato l’attività portata avanti da mio padre – spiega –, dopo due anni di pandemia, sono arrivati due inverni senza neve. È stata una vera e propria prova di forza... Per fortuna che almeno in estate si è potuto lavorare bene e speriamo che sia così anche nei mesi a venire. Proprio l’estate rappresenta, per il sottoscritto, la stagione più lunga e redditizia (con un rapporto di 40%-60% rispetto ai mesi freddi). Di fronte a inverni come questi, si cerca invece di limitare i costi, evitando di assumere personale extra. Cosa che è solitamente necessaria soprattutto nel periodo natalizio, dove si concentrano i ricavi del periodo invernale e quando il lavoro in panetteria è davvero tanto e si fatica a soddisfare la richiesta». Alfio non è comunque persona da lasciarsi scoraggiare dalla mancanza della coltre bianca. Anzi, ha addirittura rilanciato: «Accanto alla panetteria ho creato la mia piccola azienda di produzione di birra locale; un prodotto che posso esportare anche fuori Comune, tutto l’anno. Bisogna essere consapevoli del fatto che vivere la montagna significa sapersi adattare, inventarsi, perché quassù la natura fa ciò che vuole».

Niente innevamento artificiale e ora pure i lupi

Pure nella ristorazione, il quadro è a tinte nere: «Un disastro! Dopo la pandemia, con le sue chiusure forzate di ristoranti e bar, ci si è messa anche la neve – spiega Margherita Beroggi, da decenni titolare dell’Osteria Centrale di Cerentino –. Senza lo sci a Bosco Gurin la Rovana è morta, una desolazione, mai visto nulla di simile. È venuta meno anche la clientela indigena. Noi lavoriamo soprattutto in estate, perché gli sciatori per la ristorazione fanno capo a bar, capanna e ristoranti sulle piste. Però dobbiamo fare i conti anche con la mancanza degli escursionisti, dei patiti di ciaspole e pelli di foca». Per salvare il salvabile Margherita Beroggi guarda dunque alla prossima bella stagione: «Sempre che non ci metta lo zampino anche il lupo che sta creando paure e potrebbe tenere alla larga molti frequentatori del nostro territorio».
Impianti chiusi significa, ovviamente, pure appartamenti di vacanza con occupazione bassa. Non si muove una foglia, non si sente un rumore. Si vede solamente del fumo uscire da qualche comignolo di un piccolo chalet in legno. Tra chi affitta e gestisce strutture ricettive figura anche Lino Tomamichel, impresario edile: «È certamente vero che di neve a Bosco quest’inverno ce n’era poca. Tuttavia ce n’era a sufficienza per poter aprire a Natale, in particolare se si fossero utilizzato i cannoni quando vi erano le condizioni ideali per poterlo fare, così da poter offrire almeno le piste destinate a bambini e famiglie – osserva l’intervistato –. Infatti la stazione ha poi aperto a metà gennaio anche se nel frattempo non aveva nevicato». Fatta questa premessa, aggiunge: «La stagione invernale rimane indubbiamente molto importante per Bosco. Pur condividendo il principio di rafforzare anche le altre stagioni è ben evidente come l’offerta della slittovia non permetta di compensare la mancanza delle piste da sci in termini di affluenza. Il numero di utenti di questo impianto rimane piuttosto marginale e per questo motivo la realizzazione di un impianto di neve programmata rimane essenziale per assicurare un’offerta minima per la stagione invernale. Fortunatamente Bosco offre molto altro come una grande tranquillità, una natura splendida, la specifica cultura Walser e ottimi prodotti locali, ingredienti straordinari che mantengono il loro valore durante tutte le stagioni. Questi aspetti consentono di assicurare la presenza regolare dei proprietari delle case secondarie. Vi è pure un’importante e costante occupazione della casa del Comune di Balerna con corsi scolastici e colonie in estate. Purtroppo la mancanza di un’offerta integrata di qualità penalizza queste attività di gruppi quali scuole, sci club o altri potenziali gruppi così come non rende attrattiva la destinazione per le famiglie come dimostra la scarsa occupazione dell’ostello. Va sottolineata, per queste stazioni sussidiate, la necessità che si riforniscano in loco, cosi da creare un economia di valle circolare e non solo unilaterale».