Impianti parzialmente aperti nel fine settimana per consentire attività all’aria aperta. La destagionalizzazione salverà il futuro delle stazioni
«Il clima sta cambiando. Non occorre essere esperti di meteorologia per rendersene conto. Questo imporrà alla nostra società dei cambiamenti radicali. Se non arriviamo a capire la necessità imperativa di destagionalizzare, le stazioni turistiche invernali potranno chiudere i battenti nel giro di pochi anni». Parole di Giovanni Frapolli, gestore degli impianti di Bosco Gurin, stazione turistica improntata sulle quattro stagioni che, come molte altre dell’arco alpino, sta facendo i conti con le bizze di un inverno senza neve.
Eppure nonostante la scarsità di materia prima, a Bosco Gurin è possibile divertirsi sugli sci, anche se in formato “ridotto”. «Abbiamo aperto una sola pista il cui fondo è assicurato dai cannoni della neve. Accanto possiamo comunque offrire discese adrenaliniche lungo la slittovia. Qualche turista arriva e si cimenta e questo permette di ravvivare una stagione che, in ogni caso, chiuderemo scordandoci delle copiose nevicate degli ultimi anni. Per fortuna che, al momento, le temperature in quota sono abbastanza basse. Ma se sballano è chiaro che anche l’innevamento artificiale ne potrà risentire. Mettiamoci il cuore in pace, gli esperti ripetono che la neve in futuro diventerà un’eccezione, con tutti gli annessi e connessi del caso. Penso ai problemi di approvvigionamento idrico che saranno la logica conseguenza di questi mutamenti. Si dovrà dunque presto anche intervenire sui serbatoi e le reti di alimentazione. L’unica carta che ai gestori degli impianti resta da giocare è la destagionalizzazione. La direzione verso la quale tutti noi dovremo andare».