Locarnese

Un impegno (milionario) per l’amore della Terra di San Carlo

Concluso in Valle Bavona il progetto settennale di rivalorizzazione storica, paesaggistica e agricola promosso dal Patriziato di Bignasco

L’ampio lotto di finanziatori del progetto
(Ti-Press/Samy Golay)
28 settembre 2022
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Sonlerto, anni 70. Un giovanissimo Gianfrancesco Beltrami, "rampollo" asconese con solide radici vallerane, sperimentava la sua Bavona durante le interminabili estati di villeggiatura: natura primordiale, spazi aperti, inaccessibili picchi, tradizioni. Non immaginava, ma forse in cuor suo preparava, un coinvolgimento futuro, personale, in un grande progetto di rivalorizzazione del paesaggio della vicina San Carlo.

Nel nome del padre (e del nonno)

Quarantacinque anni dopo Beltrami, che nel frattempo ha passato agli archivi un’esperienza politica come municipale e vicesindaco di Ascona, oggi avvocato affermato, è stato ringraziato, unitamente alla sua famiglia, per la generosa partecipazione finanziaria all’ambiziosa opera di rivalorizzazione storica, paesaggistica e agricola della Terra di San Carlo. Un ringraziamento, quello tributatogli dal presidente del Patriziato di Bignasco, Diego Togni, che possiamo far assurgere a simbolo di un’azione condivisa fra diversi attori legati a quello stesso territorio: oltre al Patriziato di Bignasco, il Fondo svizzero per il Paesaggio, il Comune di Cevio, L’Azienda elettrica San Carlo, naturalmente la Fondazione Valle Bavona, il Cantone (Ufficio natura e paesaggio, Fondo gestione del territorio, Sezione dell’agricoltura), l’Ente regionale per lo sviluppo Locarnese e Vallemaggia, la Sophie e Karl Binding Stiftung, l’Ofima, BancaStato, Marisa e Franco Spinelli, l’Associazione Amici di San Carlo e, come detto, la famiglia Beltrami, rappresentata da Gianfrancesco e dalla sorella Annalisa, nel ricordo del papà Gianmichele e del nonno Francesco, le cui mani, in quegli anni 70, accompagnavano il figlio e nipote alla scoperta del territorio, con un tacito obiettivo: imparare ad amarlo e rispettarlo.

È proprio in questo solco, ampiamente condiviso da enti, istituzioni, famiglie e fondazioni, che a fine 2021 è stata portata a termine un’operazione iniziata 7 anni prima, condotta su una superficie di circa un ettaro e costata complessivamente un milione di franchi. L’elenco degli interventi traduce la volontà di riordinare un paesaggio dandogli dignità soprattutto storica. Il primo e principale riguarda il recupero e la valorizzazione della vecchia centralina elettrica: il canale della vecchia centralina di captazione dell’acqua di sorgente è stato recuperato, permettendo di mantenere e valorizzare quella che a giusta ragione è considerata una importante testimonianza di archeologia industriale, composta da un sistema di canali e piccoli bacini, che alimentava il generatore della vecchia centralina. Si è poi provveduto all’eliminazione della vecchia cabina di trasformazione con interramento della linea elettrica per esaudire un desiderio a lungo espresso da Gianmichele Beltrami. Simbolico il fatto che abbia voluto pensarci, dopo la morte del padre, Gianfrancesco con una significativa elargizione.

Recuperato l’aspetto rurale tradizionale

Va notato che delle 12 Terre della Valle Bavona, soltanto San Carlo è elettrificata, e già dagli anni 30 del secolo scorso. Quella posata nella frazione fu una delle prime centraline elettriche dell’Alta Vallemaggia e serviva ad alimentare una piccola segheria locale. Ceduta al Patrziato di Bignasco nel ’44, in piena Seconda guerra mondiale, fu tenuta in funzione fino al ’65, anno a partire dal quale si fece capo all’energia prodotta alla centrale dell’Ofima, ampliando la rete di distribuzione ed edificando una cabina di trasformazione. Cabina che è ora stata eliminata, interrando la linea e posando nuovi candelabri per l’illuminazione pubblica. In questo modo, ha fatto notare Togni, «il nucleo di San Carlo ha recuperato il suo aspetto rurale tradizionale».

Di alto valore sono anche le altre opere eseguite nell’ambito del progetto: il recupero e la valorizzazione delle superfici terrazzate, sistemando circa mille metri lineari di muri a secco (e posando una nuova fontana); il recupero conservativo di una vecchia carraia e quello di un vecchio "splüi" un tempo adibito a cantina; e la creazione di una pregevole zona umida – funzionale alla riproduzione degli anfibi – con tanto di area di svago dotata di tavoli e panchine, un’altalena in legno, una griglia in pietra e una fontana. Il tutto con l’intento di sensibilizzare la popolazione e i turisti sull’importanza naturalistica del comparto e della valle.