Forte presa di posizione della Fondazione Valle Bavona insieme ai Patriziati di Bignasco e Cavergno a difesa degli alpi della Vallemaggia
Combattere il diffondersi del lupo per salvare la cultura contadina. È l’appello della Fondazione Valle Bavona insieme ai Patriziati di Bignasco e Cavergno. "Il lupo continua a colpire sugli alpi della Vallemaggia – scrivono in un’accorata presa di posizione –. Recentemente l’ultimo allevatore di pecore in Valle Bavona ha deciso di abbandonare l’alpe di Antabia dopo l’ennesima predazione di pecore a cui vanno aggiunti molti capi ancora dispersi. L’apprensione si estende anche per l’alpe di Robiei che ospita attualmente 240 capre. È una situazione inaccettabile che mette fortemente a rischio le attività di pastorizia e, di conseguenza, la preservazione e la gestione di territori di grande valore ambientale e culturale". Da qui una richiesta ben precisa alle autorità cantonali e federali: "Adottare finalmente le decisioni necessarie per limitare drasticamente il numero dei lupi presenti nel territorio dell’alta Vallemaggia e per proteggere efficacemente le greggi di capre e di pecore". E soprattutto a "finalmente considerare la diffusione dei lupi per quello che è in realtà: non un romantico ritorno al primato di un predatore sui territori alpini, ma una grave minaccia all’identità e all’economia contadina, a reale rischio di estinzione in ampi territori alpini".
Per Fondazione e Patriziati, infatti, "la Valle Bavona è un territorio protetto a livello federale e una valle modello per tutto l’arco alpino; costituisce infatti con i suoi villaggi, le sue costruzioni rurali, i suoi alpi e i suoi sentieri, un raro e straordinario esempio di insediamento umano che ha dato valore aggiunto al territorio naturale". Proprio trent’anni fa la Fondazione Valle Bavona è stata costituita con lo scopo "di tutelare e di promuovere l’identità della valle nel rispetto degli equilibri naturali e ambientali, ma parimenti promuovendo la tutela e la valorizzazione di ciò che l’uomo ha creato per rendere abitabile un territorio impervio". I Patriziati di Bignasco e di Cavergno, aggiungono dal canto loro, "realizzano fra le altre cose, come molti patriziati delle regioni periferiche, progetti di fondamentale importanza per preservare dal degrado opere e territori che appartengono alla storia e alla cultura delle nostre valli".
Una cultura messa in pericolo: "L’aumento incontrollato del numero di lupi – si legge nella presa di posizione – non costituisce una minaccia soltanto per gli allevatori e per le loro greggi ma anche, anzi soprattutto, per una civiltà contadina che merita di essere tutelata perché è garanzia di rispetto del territorio naturale e al contempo espressione di grande sensibilità nei confronti dei valori della natura. Nonostante l’aumento del carico dell’alpe di Antabia, così da giustificare la presenza continua di un pastore e dei suoi cani, le ripetute predazioni dei lupi hanno indotto gli allevatori ad abbandonare l’alpe. Stessa sorte purtroppo sta toccando altre realtà dell’arco alpino".
Un momento di grande difficoltà: "La loro partenza non può essere salutata come la vittoria della natura sull’uomo ma come la sconfitta di una cultura che aveva saputo colonizzare territori difficili rispettandone pienamente l’identità naturale".