È per questo motivo che il Cantone ha stanziato mezzo milione di franchi. Putelli: ‘Serve a far avere subito i soldi ai contadini’
Altri 500mila franchi per aiutare i contadini vittime degli attacchi del lupo. È quanto ha deciso di stanziare il Consiglio di Stato attraverso un credito "per agevolare l’accesso agli aiuti finanziari supplementari", si legge nel comunicato. L’importo deciso dalla Confederazione lo scorso mese di maggio, lo ricordiamo, è di 5,7 milioni di franchi e serve all’incremento della protezione del bestiame dai grandi predatori. Ma a cosa è destinato nello specifico questo credito supplementare? «L’iter che devono seguire i contadini per accedere a questi crediti federali non è proprio immediato» spiega a ‘laRegione’ Tiziano Putelli, capo dell’Ufficio della caccia e della pesca. «Possono esserci quindi anche dei tempi piuttosto lunghi, anche perché le richieste di rimborso vengono spedite attraverso l’Ufficio caccia e pesca a scadenze regolari e non singolarmente. Gli allevatori però hanno spesso bisogno subito dei versamenti. Il credito serve proprio a questo». Si tratta, in buona sostanza, di un credito che permetterà al Cantone di anticipare i rimborsi federali. «Il mezzo milione verrà poi recuperato tramite la Confederazione», rassicura Putelli.
Con questo denaro i contadini possono acquistare recinzioni supplementari e assumere altri pastori per curare le greggi. Proprio nel termine "supplementare" si trova una condizione necessaria per poter ottenere gli aiuti. «Il credito è destinato agli allevatori che hanno già delle misure di protezione o che non possono attuarle per cause di forza maggiore, come la conformazione del territorio» afferma il capoufficio. Tra i beneficiari del credito stanziato dalla Confederazione non ci sono però solo i contadini. Anche i Cantoni possono infatti chiedere degli aiuti per attuare, ad esempio, misure di dissuasione. «Abbiamo chiesto di acquistare droni e camere termiche. Si vuole ampliare il materiale tecnico a disposizione per queste attività di prevenzione» conferma Putelli.
Non c’è però solo la prevenzione nelle attività che occupano l’Ufficio caccia e pesca durante quest’estate decisamente "calda" anche per quanto riguarda l’alto numero di predazioni. È infatti tuttora pendente all’Ufficio federale dell’ambiente una richiesta proveniente dal Ticino di regolazione del branco dell’Onsernone. «C’era stato l’ordine di abbattimento da parte del Consiglio di Stato, poi annullato perché i test in laboratorio hanno dimostrato che si trattava di più esemplari» dichiara Putelli. La competenza è quindi passata nelle mani della Confederazione. «Abbiamo preparato il dossier e fatto domanda di regolazione. L’incarto è già stato inoltrato e abbiamo ricevuto una prima richiesta di complemento». Non è però possibile, afferma il capo dell’Ufficio caccia e pesca, stimare le tempistiche necessarie per avere una risposta. « È una questione abbastanza complessa, ci sono diversi parametri che entrano in gioco. Tra questi anche l’effettiva riproduzione annua del branco».
Ma quante sono state le predazioni quest’anno? Negli ultimi mesi si sono susseguite, tra conferme e denunce rimaste in sospeso, le segnalazioni da parte dei contadini. A lanciare un primo grido d’allarme in marzo sono stati gli allevatori del Moesano, che denunciavano "una presenza del lupo fuori controllo". Aveva poi fatto scalpore a metà aprile la predazione di 13 ovini a Novazzano, la prima a essere registrata così a sud. Un susseguirsi di attacchi che ha scaldato non di poco gli animi di allevatori e contadini. Il malcontento è sfociato il 26 aprile nella rumoroso protesta di piazza della Foca, quando le carcasse delle 17 pecore sbranate a Cerentino (Val Rovana) sono state depositate davanti a Palazzo delle Orsoline. "Il vaso è colmo" aveva dichiarato Armando Donati, presidente della sezione ticinese dell’Associazione per un Territorio senza Grandi Predatori. Da lì non si sono fermate le segnalazioni. L’ultima in ordine di tempo, arrivata settimana scorsa dall’alta Vallemaggia, parlava di 5 capre e 6 pecore uccise.
Durante questi mesi di accese discussioni non è mancato il lavoro per le autorità. "Sono state 180 le ore di lavoro da parte dei guardacaccia e dei collaboratori per il monitoraggio intensificato sul periodo compreso tra il 26 aprile e il 19 maggio" fa sapere l’Ufficio caccia e pesca. A questo si aggiungono "una dozzina di voli di elicottero per il trasporto di personale e materiale d’impiego in zone particolarmente discoste" e "670 ore di lavoro per le azioni finalizzate all’abbattimento di un lupo in Val Rovana".