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Locarno, il ‘gioiellino’ dell’Ofima si rifà il look

La storica sede amministrativa in via In Selva 11, nata dalla matita dell’architetto Mariotta e inserita nei Beni culturali, è oggetto di ammodernamento

11 novembre 2021
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Lunga vita allo storico immobile amministrativo delle Officine idroelettriche della Maggia Sa (Ofima) di Locarno. L’edificio in via in Selva 11, nato nel 1965 (e consegnato nel 1968) dalla penna del noto architetto Paolo Mariotta – conosciuto per aver disegnato nella nostra regione, tra le varie opere, l’Albergo Muralto e, in campo industriale, sempre per conto dell’Ofima, la centrale Verbano a Brissago – è considerato tra i più belli e apprezzati ideati dalla mente del celebre professionista locarnese. Bello fuori (grazie alla combinazione raffinata dei materiali come il vetro colorato di verde e il marmo di Lasa) e funzionale dentro, l’immobile non a caso è stato in tempi recenti (2017) inserito, a pieno diritto, dall’Ufficio dei beni culturali del Cantone tra gli edifici considerati meritevoli d’interesse. Cosa che ha spinto il Municipio cittadino ad adottare, di conseguenza, una variante di Pr che lo possa tutelare anche in futuro. Non da ultimo il complesso dell’Ofima è pure contemplato nel Censimento dei beni culturali della Città di Locarno.

A distanza di anni, si rende necessario un intervento di tipo conservativo assai rilevante (basti pensare che la stessa Ofima investirà, per la cura del suo “gioiellino” architettonico, 8,2 milioni di franchi). Naturalmente prima di mettere mano al cantiere (i lavori veri e propri sono appena iniziati), vari aspetti del progetto che interessano la sostanza monumentale dello stabile hanno dovuto essere attentamente soppesati. La sfida sarà proprio quella di non alterare le grandi qualità architettoniche del manufatto riuscendo, però, nel contempo ad adeguare i suoi contenuti tecnici e funzionali alle attuali esigenze e, soprattutto, alle severe normative moderne.

A oltre mezzo secolo dalla sua edificazione, l’edificio creato da Paolo Mariotta (con i suoi 2’900 metri quadrati di superficie lorda) deve infatti rispondere a nuovi parametri di ordine statico, legati alla sicurezza, all’antincendio, ai consumi energetici, all’accessibilità per persone disabili e alle installazioni elettriche oggi indispensabili.

Tutelare l’aspetto originale

In base alla scheda tecnica elaborata dagli architetti incaricati della conduzione degli interventi (Bardelli Architetti associati), il palazzo dell’Ofima gode di uno stato di conservazione buono, frutto dell’accurata manutenzione alla quale è sempre stato sottoposto sin dalla sua inaugurazione. All’interno lo spazio, fatta eccezione per piccoli cambiamenti (come la trasformazione del centro comandi in sala multiuso e di ristoro) in tutti questi anni è rimasto quasi invariato. Più difficile sarà invece risolvere il problema dell’aggiunta, negli anni Novanta, di due uffici al pianterreno, accanto al corridoio che collega i due immobili. L’intervento, stando a quanto previsto dai Beni culturali, comporterà la loro demolizione e il ripristino della situazione originale.

Dal punto di vista energetico, il palazzo va assolutamente ripensato, in quanto oggi genera costi insostenibili. Bisognerà sostituire l’impiantistica e prevedere un nuovo involucro esterno per limitare la dispersione di calore. Intervento, quest’ultimo, che prevede la sostituzione di tutti i serramenti, delle lastre di marmo e di parte delle lastre di vetro verde frangisole. Altro aspetto da non trascurare, quello dell’accessibilità. Attualmente l’edificio dell’Ofima non consente un comodo ingresso a persone con problemi motori. Si è dunque pensato alla costruzione di una piattaforma elevatrice esterna che dal posteggio conduce all’ingresso. Pure il lift, troppo stretto, verrà adeguato alle esigenze dei disabili.

Il sussidio richiesto al Comune

Delle intenzioni del committente di procedere a questo importante intervento si era parlato nella sala del Consiglio comunale di Locarno nell’autunno di un anno fa, quando il Municipio aveva sottoposto ai legislatori la richiesta di sussidio formulata, tramite lettera, dalle Officine idroelettriche della Maggia per il restauro della propria sede. Alla Città il gigante dell’idroelettrico aveva avanzato inizialmente la richiesta di un contributo oscillante tra i 230 e i 300mila franchi. Una proposta che non a tutti era piaciuta (soprattutto per il modo e la tempistica con cui la comunicazione era stata trasmessa alla commissione della gestione, dal momento che la domanda di costruzione era stata inoltrata ben prima, il 30 aprile 2019). Al tirar delle somme, il contributo cittadino ai costi di restauro di questo bene culturale protetto si era poi limitato a 20mila franchi. Trattandosi di un immobile inserito nella lista dei Beni culturali, l’Ofima potrà comunque contare su un sussidiamento dei lavori da parte di Cantone e Confederazione.