Iniziate a Locarno le audizioni nell'ambito dell'iniziativa generica per la nuova pianificazione del Monte Brè, più Cardada e Colmanicchio
Un giro di audizioni è stato avviato dalla Commissione del Piano regolatore del Consiglio comunale di Locarno nell’ambito della lenta e macchinosa marcia d’avvicinamento alla nuova pianificazione della collina in generale e, in particolare, a quello che potrà essere il resort (o mega resort che dir si voglia) previsto al Monte Brè. La prima audizione ha permesso un confronto fra i commissari e il gruppo promotore dell’iniziativa generica che ha poi generato la zona di pianificazione quinquennale (zona che riguarda non soltanto il Monte Brè, ma anche Cardada e Colmanicchio). La seconda e la terza audizione saranno con i promotori del progetto immobiliare denominato Borgo Miranda (la Aedartis Ag di Pfäffikon, Canton Zurigo), e con il pianificatore Mauro Galfetti, che per conto del Comune aveva fatto una “fotografia” della situazione pianificatoria collinare e avanzato alcune proposte per quella del futuro.
Su modalità e contenuti degli incontri il presidente della Commissione Pr, Giovanni Monotti, si appella alla segretezza del lavoro commissionale. Tuttavia, da altre fonti emergono attorno alla tematica alcune novità di un certo interesse. La prima riguarda i contenuti aggiornati del progetto immobiliare alberghiero e para-alberghiero. Stando all’ultima versione dell’informativa per gli investitori, i contenuti del Borgo Miranda rimangono invariati rispetto alla domanda di costruzione inoltrata a suo tempo alla Città di Locarno. Parliamo quindi sempre di 17 fra camere e suite, più 53 appartamenti, venduti ad un prezzo medio di 18'500 franchi al metro, per una cifra d'affari complessiva di 111 milioni di franchi. Al segmento degli alloggi si uniscono poi spazi per la ristorazione (587 metri quadrati) e una adeguata offerta (considerando gli alti standard) di wellness & Spa, che si svilupperà su 1'250 metri quadrati. Compresi anche i 720 metri quadrati di spazio pubblico, il progetto si estenderebbe su circa 1,4 ettari.
Parallelamente, la Salva Monte Brè ha di recente dato seguito ai contatti già avuti nella scorsa legislatura con la precedente Commissione del Piano regolatore, il cui lavoro era ovviamente stato condizionato, e pesantemente rallentato, dalla crisi pandemica. Lo ha fatto con una lettera in cui vengono avanzate delle proposte concrete per l’insediamento di future strutture alberghiere. La premessa è sempre quella che reggeva l’iniziativa popolare generica, ovverosia che “la disciplina edilizia della zona montana del Pr Settore 3 (Monte Brè e Cardada-Colmanicchio) è adottata al fine di permettere uno sviluppo del comparto montano della Città compatibile con il carattere di quartieri discosti, destinati ad una residenza e ad attività turistiche e alberghiere a bassa intensità”.
La Salva Monte Brè precisa che lo scopo degli iniziativisti “non è impedire uno sviluppo normale e sostenibile della zona di montagna”; ciò implica in particolare “che un progetto alberghiero a misura d’uomo deve potersi sviluppare in loco, e che gli edifici esistenti devono poter essere mantenuti, rinnovati o ampliati”. In altre parole: adeguarsi alle logiche esigenze di sviluppo, ma senza esagerare, snaturando il contesto.
In quest’ambito, e lo fa presente nella sua lettera, l’associazione ha dunque avviato una serie di consultazioni riguardanti proprio le possibili strutture alberghiere e un loro inserimento sostenibile. Il risultato è appunto in alcune puntuali modifiche al Piano regolatore. La prima è l’aggiunta dell’aggettivo “piccole” laddove si parla di attività alberghiere e turistiche (e attività commerciali non moleste) consentite nella zona residenziale montana. Per quelle stesse attività turistiche e alberghiere dovrebbero poi valere – stando alla proposta – un numero massimo di 10 fra camere, residence e appartamenti per attività, e di 18 fra camere, residence o appartamenti per l’intero quartiere. Inoltre, non dovrebbe essere concessa l’edificazione di nuovi parcheggi e, quanto alle infrastrutture alberghiere accessorie (piscine, Spa, campi da tennis eccetera) dovrebbero essere dimensionate al numero di camere, residence e appartamenti. Una postilla importante riguarda anche la proibizione del trasferimento degli indici. Riguardo infine alla questione delle altezze, il suggerimento è che per attività turistiche e alberghiere vengano eliminate le possibilità di deroga alle disposizioni di zona, per un’altezza massima di 10,5 metri e un indice massimo di sfruttamento pari allo 0,6.
La convinzione della Salva Monte Brè è che le disposizioni minime proposte siano basate sul buon senso, tant’è vero che otterrebbero l’appoggio della stessa associazione e di “altre organizzazioni e persone che ci sostengono (tra cui Pro Natura, Fondazione Weber, Wwf, vari Patriziati, associazioni di quartiere, così come della grande maggioranza dei firmatari della nostra iniziativa)”.
A monte di tutto ciò, va rilevata l’importanza del ruolo assunto a questo stadio dalla Commissione del Piano regolatore del Consiglio comunale. Spetta infatti ai suoi membri attuare delle modifiche di Piano regolatore che siano conformi rispetto agli obiettivi dell’iniziativa generica. Fra le opzioni v’è anche l’opposizione di un controprogetto. La zona di pianificazione attualmente istituita ha una durata massima di 5 anni, periodo entro il quale bisognerà giungere ad una nuova pianificazione congruente con le aspettative dell’iniziativa.