Recentemente le due sorelle street artist e grafiche di Cevio hanno firmato i murali della passeggiata in via San Jorio a Locarno, commissionati dal Municipio
«Quando dipingo, riesco a spegnere tutti i pensieri razionali, lasciando così viaggiare la mente», afferma Chiara Frei, in arte Kler. «La street art mi permette di sentirmi libera», dice invece la sorella Sofia, che si firma SoFreeSo. Queste le emozioni che provano le due street artist e grafiche cresciute a Cevio in Vallemaggia che, grazie alle loro opere disseminate sul territorio locarnese, hanno contribuito ad abbellire e valorizzare lo spazio urbano.
Ma come è iniziato tutto? La prima a intervenire è Sofia che rievoca: «Sin da piccole siamo state esposte all’influenza artistica, poiché nostro papà è grafico e anche noi lo siamo diventate. Lavoriamo infatti entrambe per lo studio di famiglia. Alla nostra infanzia risale anche l’interesse per il mondo della street art, una passione però coltivata all’inizio prevalentemente da spettatrici. La nostra prima parete – ricorda Sofia – l’abbiamo dipinta a Barcellona, in un centro artistico in cui questo scambio esiste molto di più e dove Chiara si era recata a fare un’esperienza professionale. Lì abbiamo conosciuto numerosi artisti e abbiamo provato a fare i primi tentativi con la bomboletta, man mano migliorando sempre di più».
Ripensando al lavoro appena terminato vicino alla passerella pedonale che collega Solduno al palazzetto Fevi, le due sorelle di Cevio riconoscono che l’interesse verso questo tipo di espressione artistica, anche da parte degli enti pubblici, sta seguendo una tendenza al rialzo. «Stiamo parlando di un’opera commissionata dal municipio di Locarno, non da un privato. Vedendo quindi l’ottimo riscontro registrato da questi murales, c’è forse l’opportunità che la città possa riempirsi sempre più d’arte». Non va però dimenticato che iniziare a dipingere su parete in Ticino resta complicato. «Noi siamo tornate con un bagaglio di esperienza già importante e più di una volta abbiamo avuto l’impressione che l’aver lavorato all’estero rappresentasse un valore aggiunto. Magari – ammette Sofia – se avessimo iniziato qui senza fare esperienze altrove, non sarebbe stata la stessa cosa».
Un approccio che è invece diverso in altri Paesi. Chiara racconta infatti di un viaggio in Brasile: «Per una settimana ho potuto dipingere spontaneamente senza dover pensare con largo anticipo a chiedere dei permessi o a mandare dei progetti. Lì non è poi raro che qualche passante ti chieda di fare tappa da lui perché gli piacerebbe avere un lavoro simile in casa». Secondo Sofia, la principale differenza con il Ticino sta nella burocrazia, «perché qui è sempre difficile ricevere i permessi. Sempre in Brasile – continua –, vedendo una bella parete, basta bussare alla porta per chiedere di poterci dipingere sopra. In questi casi, è spesso molto più facile che ti rispondano affermativamente domandando addirittura se ti devono pagare. Al contrario, da noi non è così spontaneo». Per Chiara, le ragioni di questo divario sono da ricondurre al fatto che «altrove la street art è molto più normalizzata, proprio perché è una forma d’arte che fa già parte integrante della vita di tutti i giorni. Qui da noi pitturare una parete rimane tuttora un evento speciale e la gente si sorprende ancora quando ci vede all’opera, in altre città invece è normale che sia così».
Chiara conferma questa tendenza anche nei fatti: «Mentre stavamo dipingendo le pareti qui a Locarno, sono passate veramente tantissime persone che si sono fermate a guardare e spesso anche a parlare. È quindi stata un’esperienza bellissima ed emozionante perché non ci capita tutti i giorni di poter dipingere a casa nostra e di suscitare così tanto interesse».
«Personalmente, quando dipingo, riesco a liberare la mente, è come una sorta di meditazione», questo ciò che prova Chiara mentre lavora. Sofia spiega invece che «la street art mi permette di sentirmi libera, per questo mi piace molto improvvisare. In questo modo riesco infatti a tirare fuori quello che il momento e il luogo hanno da offrirmi. In tal senso, trovo che ogni posto sia a sé stante e che ogni situazione trasmetta allo spettatore qualcosa di differente. Perciò non mi piace spiegare agli altri quello che faccio, ma preferisco che ognuno, a seconda del proprio vissuto, venga influenzato da ciò che vede interpretandolo a suo modo. Da qui, il fatto che in molte delle mie opere sono presenti degli occhi e dei volti, visto che sono i principali trasmettitori delle emozioni umane».
Dimensione sulla quale si allinea anche Chiara: «Riuscire a condizionare il momento di chi sta guardando ‘en passant’ il mio lavoro è importantissimo. Le mie opere riflettono infatti dei momenti del mio quotidiano e rappresentano una sorta di diario personale, in quanto spesso quello che mi succede si trasforma in un’ispirazione. Qui a Locarno, per esempio, è stato come chiudere un cerchio. In effetti, a pochi passi dal nostro lavoro c’è la sede dove ho frequentato il Liceo e dalla passerella sulla T21 ci passavo tutti i giorni. La frase che ho inserito nel murale (‘Your wings already exist’ ndr) mi era stata detta ai tempi e io, interpretandola a modo mio, ho poi deciso in quell’occasione di partire per Barcellona, dove tutto ha avuto inizio. Parallelamente, ho pensato che questo suggerimento potesse dare una spinta a tutti i giovani che quotidianamente passano da qui per recarsi a scuola».