Locarnese

In appello il combattente locarnese contro l'Isis

Torna in aula la vicenda dell'uomo che in Siria difese se stesso e la sua comunità

Processo al Tribunale militare di appello (Ti-Press)
23 marzo 2021
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Torna in aula il sergente locarnese condannato nel febbraio del 2019 per indebolimento della forza difensiva del paese, per ripetuto servizio straniero e ripetuto tentato servizio straniero. La sua vicenda approderà giovedì 25 e venerdì 26 marzo davanti al Tribunale militare d'appello a Locarno.

In prima istanza la pena inflitta (comunque sospesa per un periodo di prova di 3 anni) era stata di 90 aliquote giornaliere di 50 franchi ciascuna (per un totale di 4'500 franchi) e una multa di 500 franchi.

In sostanza nel corso del primo processo l'uomo aveva affermato di aver agito per “stato di necessità”. Ma la corte, presieduta dal colonnello Mario Bazzi, non aveva sposato questa tesi rimarcando “la difficoltà a credere che un cittadino svizzero, con un percorso scolastico e una carriera militare in Svizzera, non sia a conoscenza del divieto fatto agli svizzeri di combattere per altre nazioni”. 

L'imputato, per contro, era stato scagionato dall'accusa di aver arruolato o favorito l'arruolamento di un cittadino svizzero per il servizio militare straniero. 

Il locarnese era finito sotto accusa per aver combattuto in Siria nel 2012 in difesa delle popolazioni siriaco-cristiane del nord del paese. “Uno stato di necessità”, stando alla sua versione dei fatti, poiché si era trovato bloccato nei confini siriani che aveva attraversato in qualità di giornalista per documentare la guerra civile.

Si era arruolato nel Syriac Military Council, milizia popolare formatasi per contrastare il governo di Assad, spinto da questo bisogno e dalla volontà di salvare civili innocenti che facevano parte della sua comunità di origine. Una versione dei fatti respinta nel 2019, che sarà nuovamente esaminata in sede di appello.