Le fasi due e tre del Programma d'agglomerato apporteranno alla rete ciclabile nuovi tasselli che miglioreranno mobilità lenta e trasporto intermodale
Esplorazione, trasporto, prestazione sportiva. La bicicletta è senza dubbio il mezzo più affascinante per muoversi, qualunque sia il motivo per cui ci si mette in sella. Seppur a volte pedalare rimi con fatica, spesso può essere la maniera più veloce e comoda per spostarsi da casa e raggiungere scuola, posto di lavoro, cinema, teatro, servizi, palestra. Quando poi il reticolo di vie è ottimale, si pedala anche in sicurezza, evitando di bisticciare con pedoni e automobilisti.
Rendere realtà tutto ciò è lo scopo degli interventi del Programma di agglomerato di Locarnese e valli (PALoc) intrapresi nel corso degli anni. Ricordiamo che il governo lo scorso 11 novembre ha licenziato il Messaggio con i crediti (circa 32 milioni di franchi) a sostegno dei lavori previsti dalle generazioni 2 e 3, che permetteranno fra gli altri di ampliare la rete ciclabile della regione, migliorandone qualità e accessibilità, anche al trasporto pubblico. Per gli interventi specifici contenuti nel programma di seconda generazione sono previsti circa tredici milioni di franchi, per quelli di terza circa otto.
Uno degli auspici del Programma d'agglomerato è il cambio di paradigma nell'abitudini della popolazione nei suoi spostamenti, rendendo più attrattivi l'uso della bicicletta quale mezzo utilitario e la fruizione del trasporto pubblico, puntando a far interagire fra loro le due modalità, grazie a un reticolo di percorsi organico e continuo. Questo, di riflesso, ha lo scopo di ridurre il traffico motorizzato privato.
«La rete Locarnese – Vallemaggia compresa –, conta oggi circa 84 chilometri di percorsi regionali segnalati. Con il Programma d'agglomerato, è prevista la realizzazione di ulteriori 50 chilometri», snocciola Giorgio Giovannini, ingegnere, nonché collaboratore scientifico e responsabile per la pianificazione della mobilità nel Locarnese (Ufficio della pianificazione della mobilità del Dipartimento del territorio). La somma è presto fatta: in futuro, il sistema reticolare ciclistico misurerà ben oltre 130 chilometri.
I percorsi esistenti sono in costante monitoraggio da parte degli addetti ai lavori: «La nuova passerella fra Ascona e Locarno, durante l'estate, ha registrato picchi di quattromila passaggi giornalieri. Non si tratta di un valore medio, certo, però è significativo dell'importanza che tali opere possono ricoprire», dichiara l'ingegnere. Un altro dato interessante e sintomatico di quel cambiamento auspicato è anche l'incremento fra il 20 e il 40 per cento della mobilità ciclabile, registrato quest'anno nei punti monitorati.
Bisogna pensare alla rete ciclabile di Locarnese e valli come a un ampio mosaico in corso d'opera. Negli anni, molte tessere sono state messe e altre ancora vanno apposte. Fra quelle completate di recente, basti ricordare la passerella sul fiume Maggia, fra Ascona e Locarno, inaugurata lo scorso mese di giugno: «È considerata una sorta di simbolo della volontà che sta alle radici del progetto – spiega Giovannini –. Insieme a quella passerella, va ricordato anche il collegamento Verbanella, che ha notevolmente migliorato le condizioni nella parte est dell'agglomerato». Nel complesso, gli interventi futuri ai percorsi ciclabili in programma sono circa una ventina (contando anche Bike&Ride, nodi intermodali eccetera) e verranno intrapresi l'anno prossimo; guardando al 2024 come orizzonte conclusivo.
La fluidità dei percorsi, si scriveva, è indispensabile per la mobilità lenta, affinché non ci siano tratte spezzate e si possa viaggiare sicuri su una rete continua, diretta e funzionale. Oltre agli interventi di miglioria, naturalmente ci sono quelli di completamento. In futuro, le tessere che verranno poste per completare il reticolo «sono tante» e vanno a potenziare una serie di nodi nevralgici. Il Piano e il Gambarogno saranno interessati ad esempio dalla realizzazione del collegamento fra Quartino e Magadino. Si procederà anche al completamento dei percorsi ciclabili della Vallemaggia, così come quello che dalla zona industriale losonese (Zandone) va a Golino.
Al capitolo implementazioni, volte a migliorare e rendere più funzionali tratti di percorso, troviamo «tanta carne al fuoco; come il nodo intermodale di Muralto (per intenderci, l'area della Stazione Ffs; ndr), dove verrà realizzato il parcheggio per le biciclette e dove verranno apportati interventi puntuali per favorire il collegamento verso la ferroviaria, agevolandone l'accesso. Ad esempio verrà introdotta una corsia ciclabile in via Municipio che permetterà di percorrere questa tratta nei due sensi».
Ma non è tutto. Un passaggio obbligato verso la stazione è il crocicchio del Debarcadero. Qui vi confluiscono diversi percorsi ed è luogo dove non di rado sorgono conflitti soprattutto fra pedoni e ciclisti. «Quel nodo verrà riorganizzato con accorgimenti che ne favoriranno l'attraversamento, dividendo in primis il flusso pedonale da quello ciclistico». Lavori di rilievo verranno apportati anche alla progettazione di Via alla Morettina, ancora a Locarno, parte del comparto scuole e Palexpo, che prosegue il tracciato della passerella sulla Maggia. Dal quartiere nuovo si procederà verso il centro città senza deviazioni.
La rete ciclabile non è naturalmente un'esclusiva dei centri urbani e alcuni interventi citati in precedenza ne sono la prova. Essendo una rete, i percorsi si ramificano anche nelle periferie, vicine e lontane, e vanno a collegarsi a quelli regionali. Ecco quindi: «La rampa di Golino e la passerella di Verscio-Tegna, che andranno a completare la segnaletica dell'itinerario ciclabile delle Terre di Pedemonte, attorno alla Melezza», segnala l'ingegnere. A questo proposito è doveroso menzionare la proficua collaborazione con i Comuni, «che stanno lavorando molto bene sul tema, soprattutto nella ricerca di soluzioni», sottolinea. Inoltre, alcune delle misure decise dagli enti locali «aiutano e agevolano indirettamente il traffico ciclabile, andando di fatto a migliorare la rete; basti pensare all'introduzione delle zone 30», chiarisce.
E dopo i lavori d'implementazione, Giovannini non manca di elencare le riqualifiche, tema di non poco conto. Alcune di queste opere «mirano alla diminuzione degli spazi dedicati al traffico motorizzato, in favore di quello lento, andando di fatto a migliorare attrattiva e sicurezza dello spostamento in bicicletta anche nei tratti di traffico privato». A titolo esemplificativo, Giovannini cita via Varenna a Locarno: «Una carreggiata piuttosto larga e a senso unico che può essere condivisa sia da veicoli a motore, sia da biciclette».
In ultimo, ma non per importanza, la questione del trasporto intermodale, ovvero definito attraverso l'uso di più mezzi: come bicicletta, automobile, bus, treno. Se fino a qualche tempo fa si parlava di Park&Ride, ora la parola chiave è Bike&Ride: si tratta di spazi dove i ciclisti possono parcheggiare i propri mezzi nei pressi delle fermate degli autobus. Quelle, per intenderci, che interessano più linee sono punti nevralgici nel trasporto pubblico. L'idea è partire da casa in bici, arrivare alla fermata del bus, parcheggiarla, saltare sul mezzo pubblico e raggiungere scuola, posto di lavoro eccetera. «Questo progetto è svolto insieme ai Comuni, con i quali si sta procedendo alla selezione delle posizioni strategiche, come Piazza Castello a Locarno e Ponte Maggia a Losone. Il Bike&Ride non è da confondere con Bike Sharing», sottolinea Giovannini.