Balabiott (e molto altro) nella megaproduzione che aspira al grande schermo di Piazza Grande per il Festival 2021. Il regista: 'Grati e incantati'
La notizia triste è che ci siamo persi (per un giorno) le topiche riprese dei “balabiott”, quelle insomma che coincidono con il giorno di libero del costumista. Quella allegra è che ci rifaremo sul maxischermo di Piazza Grande, fra un anno scarso, quando il mondo sarà rinsavito e Locarno tornerà a proporre, Dio volendo, un Festival con tutti i crismi.
È infatti proprio al salotto buono della rassegna che il regista Stefan Jäger punta con il suo “Monte Verità”, “blockbuster” da 6 milioni in coproduzione svizzera (tellfilm, Rsi), tedesca (Coin Film e MCC Movies Köln) e austriaca (KGP). La mano di Jäger era nascosta e non sappiamo il genere di scongiuri che può aver fatto aspirando pubblicamente alla piazza. Ma i numeri, il budget e finanche il tema - l'emancipazione femminile agli inizi del '900, nella cornice del bel mondo artistico del Monte Verità appunto - ci sono tutti per trasformare il sogno in realtà.
E c'era anche, all'apparenza, l'energia giusta, ieri ad Aurigeno, in pieno set cinematografico, con attori più (nel mondo germanofono) o meno (da noi) conosciuti, comparse, una marea di tecnici, “runner”, produzione e organizzatori di ogni tipo e foggia: una brigata di varia umanità accomunata dall'aspirazione ad un buon prodotto... oltre che dall'inevitabile mascherina chirurgica, tolta ovviamente davanti alle telecamere e per un attimo soltanto al “cheese” della pachidermica foto di gruppo. Dietro il gruppo, l'antica Casa Centrale ricostruita per l'occasione - a Colonia - e trasportata in loco senza guardare troppo ai costi.
Fra automezzi pesanti, roulottes, materiale di scena e gingilli vari, il traffico è aumentato parecchio, dal 24 agosto, fino al remoto spiazzo erboso nel cuore di questo boschivo eden valmaggese, tanto che per arrivarci sani e salvi, ha spiegato Sara Bühring della Central Productions di Lugano - che ha curato il “service” - è stato necessario puntellare alcuni ponti. A monte, la stessa Bühring si è occupata di contratti, budget, noleggi, locations, trasporti, permessi e contatti con i Comuni. Primo fra tutti quello ospitante di Maggia, che fra buoni-pasto e altre delicatezze d'ospitalità ha conquistato Jäger e tutta la combriccola. «Siamo letteralmente entusiasti dell'accoglienza e della ricchezza naturalistica di questi luoghi», diceva intanto Jäger. E detto da uno che ha girato in Italia, Etiopia, Giappone, Stati Uniti e non solo, probabilmente ha un senso.
Molto senso, ieri, aveva anche la presenza in loco di Eva Ruffini, neoacquisto di una Ticino Film Commission che mai come ora conferma l'importanza economica e culturale del fatto di esserci, di esistere, e di godere della fiducia del mondo politico che la finanzia. Particolarmente affollata è in effetti la sua agenda, coordinata da Nadia Dresti, dove evidenti sono i benefici dell'incentivo speciale Covid-19 voluto per aiutare le produzioni a rispondere ai maggiori costi (fino al 10% in più) causati dall'ambaradan imposto dal virus. Al vertice della “piramide delle soddisfazioni” (buon titolo di un film di cui possiamo solo ipotizzare il genere), due maxiproduzioni: “40 & Climbing” della regista ticinese Bindu De Stoppani (Hugo Film, in coproduzione Rsi), attualmente in lavorazione fra la Valle di Blenio e la Val Bedretto, e, per l'appunto, “Monte Verità”, che oltre ad Aurigeno si sta girando in Val Bavona, naturalmente ad Ascona, nonché a Losone, dove l'altrimenti incolore scenario dello Zandone sta rinascendo di spirito come azzeccato quartier generale.
«Attorno alla produzione si è creata una rete di collaborazioni vastissima e direi virtuosa - ha commentato Ruffini -. Ci sono i Comuni coinvolti, c'è l'Ente regionale di sviluppo, importantissimo, e c'è naturalmente il turismo, con Ascona-Locarno in prima linea. Noi, come Ticino Film Commission, cerchiamo di fungere da “trait d'union”. La grande scommessa è profilare sempre più il nostro territorio come vera terra di cinema».
Un “valore aggiunto”, come si dice in questi casi, è infine rappresentato dall'aspetto fortemente “eco-friendly” della produzione: grazie al sostegno del Cantone (Dipartimento del territorio), dei Comuni e di altri enti, proprio con “Monte Verità” è partito un progetto-pilota che Katia Balemi, aggiunta alla Direzione della Divisione Ambiente, ha spiegato in questi termini: «Parliamo dell’adozione di alcuni accorgimenti per rendere possibile un approccio sostenibile, attento alla gestione delle risorse naturali e a ridurre il carico ambientale; per esempio privilegiando gli spostamenti in bici o con i trasporti pubblici, favorendo il consumo di prodotti locali e puntando sulla valorizzazione del patrimonio socio-culturale locale». Primi passi che «permetteranno di gettare le basi per un progetto futuro incentrato sul principio dello sviluppo sostenibile, che proponga un metodo di gestione oculata delle risorse ambientali e contemporaneamente di promozione e valorizzazione dei prodotti e dei servizi offerti dal tessuto socioeconomico del Cantone». L'obiettivo è duplice: meno impatto ambientale e maggiori ricadute socioeconomiche delle produzioni audiovisive.