Bilancio dopo due lustri di presidenza regionale in casa liberale radicale, fra nuovi assetti e qualche rovescio. E per le comunali: 'La Città mi stimola'
«È un’opzione. Ci sto riflettendo. Ho molte richieste ma non ho ancora maturato una decisione. È vero che in Gran Consiglio il lavoro non mi manca, e nel 2021 potrebbe toccarmi la presidenza. Ma lo è altrettanto che l’impegno per la Città è molto stimolante». È la risposta di Nicola Pini alla domanda se sia intenzionato a candidarsi a un posto in Municipio alle prossime elezioni comunali. Una domanda “logica”, posta nel momento in cui lascia, dopo 10 anni, la presidenza del Distretto liberale radicale (stasera alle 20.15 l’assemblea nella sala del Consiglio comunale di Locarno).
La premessa è che il Plr è il primo partito della regione. A livello parlamentare siamo passati da 3 a 4 deputati, operando oltretutto un rinnovamento importante perché non era facile sostituire “pezzi da 90”. Come schede – quindi persone che votano liberale radicale – siamo cresciuti dalle 4’000 del 2011 alle 4’500 del 2019, con un picco di 5’000 nel 2015. Ma al di là dei numeri – che ne sono probabilmente una conseguenza – mi piace rilevare il buon metodo di lavoro costruito a livello regionale, basato su un ampio coinvolgimento dei vari attori istituzionali. Ricordo i rapporti fra granconsiglieri e sindaci e i “workshop” introdotti per trattare argomenti come il territorio, i rifiuti, il turismo e, recentemente, gli assi tematici principali che saranno portati avanti in Gran Consiglio e a livello comunale.
Innanzitutto la messa in rete delle valli: fisica, intesa come trasporto pubblico o come progetto di collegamento ciclabile delle alte valli; ma anche virtuale, e mi riferisco alla Casa delle valli e alla fibra ottica. Poi c’è la messa in rete delle proposte culturali – con un pass unico per tutti i musei regionali, perché ritengo importante concepire la cultura come progresso civile, ma anche come vettore economico – e il potenziamento dell’offerta formativa (in ambito turistico-alberghiero e in quello dell’audiovisivo), come anche la valorizzazione della caserma di Losone e del lungolago da Brissago al Gambarogno. Questo, per dire le principali.
Senza dubbio il grande tema delle aggregazioni. E il Parco nazionale del Locarnese. Ma entrambi ci lasciano degli insegnamenti. In relazione al Parco, è necessario che tutte le politiche di sviluppo delle regioni periferiche non si concentrino solo sul turismo, ma anche sul vivere in valle, creandovi delle attività. Quanto alle aggregazioni, il discorso è freddo, ma credo sia importante ripartire da ciò di cui il cittadino ha bisogno e da come sia più funzionale ed efficiente proporre quegli specifici servizi. Questo, mettendo al centro i temi e capendo quali sono le realtà istituzionali più adatte a realizzare le attese.
Credo sia una grande sfida. Da un lato vi saranno enormi opportunità a livello di trasporto pubblico, con un notevole potenziamento; ma dall’altra intravvedo il rischio di rimanere o consolidarsi come “regione dormitorio”. Bisognerà fare in modo che l’attenzione alla qualità di vita – aspetto fondamentale – sia accompagnata da quella per il mantenimento dei posti di lavoro e la creazione di attività. Per altro, dall’osservatorio del Gran Consiglio noto un riconoscimento del dinamismo locarnese. Si traduce ad esempio nei tre pacchetti di finanziamenti cantonali per la mobilità lenta (quasi 25 milioni di franchi), nel rilancio delle Isole di Brissago, nella ristrutturazione del Pretorio, nella voglia di infrastrutture – A2-A13 e galleria di Moscia (attualmente in Gestione) – o attorno al Palacinema. Vedo insomma un gran fermento, che nel Locarnese bisognerà cercare di portare avanti.