Il Consiglio di Stato dà ragione al Municipio di Locarno. L'amministratore Ambrosoli ribatte: 'Sentenze deludenti, verso l'impugnazione'
Improvvisa accelerata nella “querelle” del Delta Resort di Locarno: il Consiglio di Stato ha dato ragione al Municipio di Locarno in merito a un utilizzo degli appartamenti solo come apparthotel e non come residenze secondarie e primarie.
Di rimando, un paio di inquilini e la proprietà stessa della struttura di “appoggio” al grande albergo hanno deciso di impugnare le sentenze al Tribunale amministrativo (continuando quindi la vertenza) e – la famiglia Ambrosoli – di “interrompere i termini di prescrizione” della causa di risarcimento da 12 milioni di franchi nei confronti della Città. Questo non significa ancora automaticamente una causa per danni, ma è un passo giuridico necessario per non farne decadere la possibilità per avvenuta prescrizione.
La comunicazione delle sentenze governative è stata data dal Municipio di Locarno dopo la sua seduta settimanale. La Città “ha ricevuto e preso atto delle sentenze del Consiglio di Stato (...) che confermano l’impossibilità di residenza primaria o secondaria nella zona”. È quindi confermata la decisione municipale “che consente nella zona solo impianti e strutture per attività turistiche di tipo alberghiero, ma non la residenza primaria o secondaria”.
Raggiunto per una reazione, Alessandro Ambrosoli premette di aver «preso atto delle sentenze emesse sui contrasti interpretativi della pianificazione della zona turistico alberghiera dell’albergo Delta di Locarno». Sentenze che sono «tutte simili e per noi molto deludenti, lacunose e molto dannose per le nostre proprietà e per l’albergo Delta».
Da qui la decisione di ricorrere al Tram. «Nel corso delle cause abbiamo proposto delle soluzioni conciliative che ci parevano interessanti anche per la Città di Locarno – ricorda Alessandro Ambrosoli – ma non è stato possibile discuterle per ragioni procedurali. Restano opzioni aperte per future discussioni».
Le “soluzioni conciliative” si basano sulla perizia fatta esperire a suo tempo dalla Città all’ex giudice Anastasi, il quale, rifacendosi alla Lafe (la Legge che regola l’acquisto di immobili in Svizzera da parte degli stranieri) “apriva” alla possibilità di destinare sì una parte degli appartamenti esclusivamente ai legittimi proprietari, ma anche di liberarne un’altra parte a una messa a disposizione a terzi.
«Peccato che non vi sia stata la possibilità di discutere apertamente con il Municipio delle soluzioni concordate – conclude Ambrosoli –. Vi saranno probabilmente altre occasioni».
Intanto, come detto, si è proceduto con «l’interruzione dei termini di prescrizione della causa di risarcimento relativa alla notifica dei danni per 12 milioni di franchi».