Il Municipio di Bellinzona informa di aver inoltrato il ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (Tram) contro la decisione del Consiglio di Stato di negare l’approvazione della variante di Piano regolare di via Tatti, adottata dal Consiglio comunale il 14 ottobre 2013 e approvata in votazione popolare nel mese di febbraio del 2014. Il ricorso – inoltrato oggi ma annunciato da tempo – contesta integralmente la decisione del Consiglio di Stato del 23 dicembre 2015. Si ritiene, infatti, che la variante di PR sia pienamente conforme alle disposizioni pianificatorie sull’uso razionale e parsimonioso del suolo. Secondo il Municipio la mancata approvazione della variante "viola infatti il diritto applicabile", non risponde "a un sufficiente interesse pubblico" e "disattende parimenti il precetto della proporzionalità". L’Autorità governativa, a mente del Municipio cittadino, "ha quindi invaso lo spazio autonomo del Comune, oltre tutto in una procedura di variante che ha visto coinvolto il Cantone in prima persona da diverso tempo".
Il comparto all’esame presenta infatti, secondo la Città, una chiara vocazione all’edificabilità, dimostrata tra l’altro dalla sua strategica ubicazione, ribadita a più riprese dal Dipartimento del territorio e dallo stesso Consiglio di Stato, e dal fatto di essere circondato da zone edificabili e da aree già edificate. Contrariamente a quanto sostenuto dal Governo, il Municipio non ritiene che l’area in questione sia “posta in una posizione periferica rispetto al comparto insediato e non direttamente connessa ad esso”, rispettivamente che dal travagliato iter pianificatorio si possa concludere la volontà del Governo di escluderla dalla zona edificabile. Il Municipio ricorda che la decisione del Governo cantonale è giunta dopo un iter durato oltre dieci anni, durante i quali la pianificazione è stata portata avanti in accordo e collaborazione con le autorità politiche e amministrative cantonali.
Il Municipio rende noto di avere pure avviato una lettera di protesta al Consiglio di Stato per manifestare la propria preoccupazione per quello che considera "un precedente allarmante nelle modalità di gestione delle complesse procedure pianificatori e". Basti pensare, si ricorda, che la modifica legislativa a livello federale invocata nella decisione governativa era nota almeno dal 2011, da addirittura prima, cioè, che venisse stipulata una convenzione con la Città che le imponeva come pianificare quei sedimi, rispettivamente da prima che la variante di Piano regolatore fosse inserita nel Programma d’agglomerato del Bellinzonese, ripreso poi nel corso del 2014 anche nel Piano direttore cantonale. Variante infine sottoposta tramite referendum anche al giudizio della popolazione, la cui decisione positiva è stata ora annullata dal provvedimento governativo.
Il Municipio ha così voluto esprimere anche direttamente al Consiglio di Stato il proprio disappunto per una decisione di un’autorità, anche politica, che mette in discussione la possibilità di realizzare degli insediamenti di qualità e centinaia di posti di lavoro in una zona urbana centrale, già quasi interamente edificata, ciò che di fatto blocca una possibilità di uno sviluppo economico, dal quale trarrebbe giovamento tutta la regione.