Locarnese

'Contro l'ergoterapista accanimento ingiustificato'

Processo in appello a Locarno, la difesa chiede la conferma del proscioglimento integrale

archivio Ti-Press
15 ottobre 2019
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Secondo giorno, oggi, del processo in appello contro l’ergoterapista locarnese, accusato di ripetuta coazione sessuale, sfruttamento dello stato di bisogno e ripetuta pornografia. Stando alla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che ha presentato la requisitoria ieri, l’uomo avrebbe praticato massaggi illeciti a diversi pazienti incapaci di resistere, per il suo piacere personale. Avrebbe pure visionato video hard con contenuti proibiti. Ma gli avvocati difensori, Daniele Iulucci e Simone Creazzo, dopo aver smontato pezzo per pezzo l’impianto accusatorio di Lanzillo, sono sbottati: «È ora di finirla. L’appello ha come unico scopo quello di screditare ulteriormente un innocente che ha già pagato troppo».
L’ergoterapista, dopo nove mesi di carcere preventivo e il processo alle Assise criminali, il 6 dicembre 2017 era stato prosciolto per intima convinzione della Corte, con una sentenza di 233 pagine. Un’assoluzione impugnata dalla procuratrice pubblica. La difesa stamane ha posto l’accento sulle sofferenze dell’imputato, sull’incubo che ha vissuto e sulle conseguenze (personali e professionali) che ancora sta pagando. «Delle 6 presunte vittime, quattro non lo hanno neppure mai accusato – ha ribadito Iulucci –. Le altre 2 non hanno fatto ricorso. È una crociata solitaria della procuratrice, basata su un’inchiesta inquinata da pregiudizi, per gettare tutto il fango possibile sull’imputato». Un processo indiziario, senza prove, che si basa sulla credibilità delle vittime. Fra quelli che non gli hanno mai mosso riproveri, tre lo ritengono il miglior terapista che abbiano mai avuto. L’ergoterapista, in diverse occasioni, ha praticato delle manovre che andavano oltre le sue competenze professionali: «Lo ha fatto su richiesta dei pazienti, molti dei quali non avevano un fisioterapista, per dare sollievo ai muscoli dopo gli sforzi dell'ergoterapia – ha spiegato la difesa –. Massaggi giudicati normali e professionali dai clienti, con pressione su molteplici parti del corpo, ma senza alcuna connotazione sessuale». Cure che l'accusato aveva appreso durante la formazione e con corsi di aggiornamento (ha lavorato per anni alla Croce Rossa ed è stato docente Supsi).

L’unico atto sessuale sarebbe quello rimproveratogli da una vittima, che in prima istanza è stata ritenuta non lineare, confusa e contradditoria. «Un racconto inverosimile, senza prove; un castello di bugie inventato da una persona affetta da disturbo paranoide della personalità». La difesa ha ricordato che questa persona sarà indagata per accusa mendace. Insomma, non ci sarebbe nessun reato. La richiesta alla Corte d’appello, presieduta da Giovanna Roggero-Will: confermare il proscioglimento integrale. La sentenza arriverà nelle prossime settimane. In conclusione l’imputato ha affermato: «Nella mia coscienza so di aver fatto il meglio per i miei pazienti. Ora vorrei tornare a vivere. Non solo sopravvivere».