Immissione in rete o autoconsumo? La Città riflette sulle modalità di gestione dei suoi impianti e guarda al futuro
La gestione degli equilibri fra produzione, autoconsumo e vendita dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici comunali può considerarsi adeguata. Ma si può fare meglio, specialmente considerando la possibilità, in futuro, di far capo a batterie che consentano lo stoccaggio dell’energia fino al momento in cu essa non sarà necessaria direttamente per lo stabile il cui tetto l’ha prodotta. Sono le considerazioni di Luigi Conforto, responsabile dell’Ufficio energia di Locarno, in “risposta” – sollecitata dalla 'Regione' – alle criticità espresse dal consigliere comunale Gian Beato Vetterli in merito a un autoconsumo considerato insufficiente rispetto alle possibilità.
Vetterli, tabelle alla mano, in legislativo aveva per così dire fatto le pulci ai quattro principali impianti fotovoltaici realizzati dalla Città sui 4 tetti del Centro tecnico logistico, dell’ampliata Scuola dell’infanzia alle Gerre di Sotto, degli spogliatoi della Morettina e del Palacinema. Il consigliere Plr citava gli alti tassi di messa in rete rispetto alla produzione: 62 MWh su 94 dal Ctl, 3 su 10 dalla Morettina, 16 su 69 (dati parziali) dal Palacinema e addirittura 44 su 44 (quindi tutta la produzione) dalla Scuola dell’infanzia alle Gerre. Il busillis sta nella redditività nettamente minore della messa in rete (7 centesimi al KWh pagati dal distributore) rispetto all’autoconsumo.
Conforto ricorda innanzitutto il catasto solare realizzato qualche anno fa e l’identificazione dei tetti più esposti per realizzarvi degli impianti fotovoltaici; il tutto, nell’ambito del grande impegno profuso da Locarno quale Città dell’Energia. Nel merito delle riflessioni di Vetterli, Conforto nota che «sugli impianti fotovoltaici si stabilisce all’inizio cosa si vuol fare dell’energia prodotta: sostanzialmente quanto si vuole andare in autoconsumo (quel che produco lo consumo nello stabile) e quanto di surplus viene messo in rete. Nel caso della Scuola dell’infanzia, il picco di produzione è nei mesi estivi, quando la scuola è chiusa. Si giustifica quindi la messa in rete proprio perché lo stabile è disabitato. Stiamo comunque valutando soluzioni per migliorare questo bilancio di autoconsumo e immissione in rete, anche se è chiaro che su uno stabile Minergie-P come quello, il consumo di energia elettrica è comunque decisamente basso e quindi l’impatto di autoconsumo, anche se sempre interessente, è piuttosto esiguo». Luigi Conforto rileva che il limite della messa in rete è dato dalla sua scarsa resa economica, «ma quelli – dice – sono discorsi di mercato». In prospettiva «sarà interessante valutare la dotazione di batterie di stoccaggio per gli stabili comunali, di pari passo con gli aggiornamenti della tecnica».