Dall’Indonesia, telecamera in spalla, le storie di beneficenza valmaggese di Eliana e Fabrizio Giacomini. Il 17 aprile, ad Aurigeno, si proietta il documentario
La prima scossa, di magnitudo 6.4, il 29 luglio 2018; la seconda, ancora peggiore per devastazione (7.0) il 5 agosto; più di 400 vittime, quasi 400mila sfollati, 350 milioni di dollari di danni stimati. Sono i numeri del doppio sisma che l’estate scorsa colpì l’isola indonesiana di Lombok. «Erano tre anni che non viaggiavamo più, così nel 2017 abbiamo deciso per l’Indonesia» racconta Fabrizio Giacomini, che con la moglie Eliana spende abitualmente le sue quattro settimane di vacanza per girare il mondo. In un viaggio che include anche Jakarta, nel dicembre di quell’anno i due valmaggesi fanno visita a due orfanotrofi sull’isola di Lombok guidati da Mr. Nuvola, persona di riferimento anche per quanto accadrà dopo quel viaggio, rientrando poi in patria non prima di avere consegnato i doni per i bimbi della struttura, trasportati manu propria.
Il tempo di tornare a Giumaglio per ricalarsi nei ritmi di vita ticinesi e «in televisione possiamo solo assistere impotenti alle immagini di quei terribili terremoti a distanza di una settimana l’uno dall’altro». Quel che a Lombok era già precario, e che Eliana e Fabrizio avevano constatato con i propri occhi, non c’era più. «Il nostro proposito di dare una mano al centro è diventato così qualcosa di più urgente. Quella gente non se la passava benissimo nemmeno prima, in assenza di sovvenzioni governative; dopo i terremoti, la loro sorte ci è stata ancor più a cuore». Eliana e Fabrizio si spendono così per una prima colletta, «sufficiente almeno a comperare tetti in lamiera in vista della stagione delle piogge». Del montaggio di quei tetti ci sono le immagini inviate da Mr. Nuvola, per la gioia di tutti gli attori coinvolti nella raccolta fondi (il prima e il dopo sisma sono ritratti in foto e video su www.fgediscovery.ch).
La beneficenza di Eliana e Fabrizio non ha etichette. «È una cosa nostra, non apparteniamo ad organizzazioni umanitarie. Quando partiamo ci informiamo presso le associazioni del posto se esistono casi particolari per i quali renderci utili, ma agiamo in modo autonomo». Incluso il trasporto del materiale: «A Lombok, per esempio, abbiamo portato un centinaio di chili di giocattoli, vestiario, libri e materiale didattico in generale, raccolto tramite amici italiani e svizzeri. Li abbiamo caricati sull’aereo come bagaglio a mano, dopo avere chiesto un permesso alla compagnia, che ci è venuta incontro facendoci pagare solo un supplemento».
Così come accaduto per i viaggi precedenti – Africa, India, Nicaragua e altre porzioni di terra e di popoli sparsi per il mondo – quel viaggio a Lombok ora è all’interno di un documentario autoprodotto intitolato ‘L’effimero miracolo di una bolla di sapone’. Mercoledì 17 aprile alle 20.30, nel Centro scolastico Ronchini di Aurigeno, il “miracolo” (che così effimero, alla fine, non è) verrà proiettato: «L’idea di questo evento – conclude Fabrizio – nasce per provare a raccogliere ancora qualcosa, per far passare una volta di più il messaggio. Perché la gente si dimentica, ed è anche normale che accada. Mentre il brutto, invece, arriva proprio adesso. Ho amici ad Amatrice, so cosa significa quando il tempo passa». L’idea dei due valmaggesi è di tornare a Lombok tra ottobre e novembre, «per capire di cosa hanno bisogno, documentare e portare altri aiuti».