Deficit e necessità d’investimenti urgenti. Con la cessione della proprietà da parte dei Comuni, la palla passa al Cantone
Nell’ultimo quarto dell’800 e nella prima metà del ’900 la trasformazione da area coperta da rarefatta vegetazione indigena a rigoglioso parco botanico. Ma pure, a livello edilizio, la costruzione di una villa di lusso sui resti di un convento. Settant’anni fa, l’acquisto da parte di enti pubblici. Ora, per le Isole di Brissago, è tempo di una nuova svolta: il passaggio di proprietà al Cantone, con – nel prossimo futuro – un atteso e auspicato rilancio milionario. Il presente del prezioso gioiello sul Lago Maggiore è contrassegnato dalle cifre rosse. Deficit che si trascinano da anni e che ormai ammontano a quasi un milione di franchi (940mila, per la precisione). Senza dimenticare un capitale proprio negativo di oltre 234mila franchi. La situazione, che ha spinto i Comuni comproprietari a tirarsi indietro, appare preoccupante. I costi per la manutenzione del Parco sono alti; gli stabili hanno bisogno di interventi urgenti e occorrerà assumere un direttore (l’ultimo ha lasciato la funzione cinque anni fa). Il prossimo 7 aprile le Isole riapriranno le porte ai visitatori, il cui numero, nel recente passato, è calato vistosamente: dai centomila del 2006 si è arrivati a una media di circa 65mila negli ultimi anni. Nel 2018 sono stati poco più di 53mila. Un’emorragia costante che è segno di un’evidente perdita d’attrattività. Con le Isole che fanno fatica a stare a galla, lo scorso biennio i Comuni e il Cantone hanno avviato delle trattative per trovare nuove strade. Recentemente i primi sono giunti alla conclusione di cedere le loro quote di proprietà al secondo, in cambio di alcuni appezzamenti rivieraschi di demanio.
Nei primi 60 anni di apertura al pubblico i comproprietari delle Isole hanno dovuto mettere mano al borsellino in più occasioni per lavori di manutenzione e ristrutturazione, per un totale di quasi 3,5 milioni di franchi. Tra il 2010 e il 2012 sono stati eseguiti altri importanti interventi straordinari, indispensabili per motivi di igiene e sicurezza, costati 5,8 milioni di franchi. All’orizzonte vi sono nuove opere con una spesa stimata in circa due milioni di franchi. È decisamente onerosa anche la manutenzione ordinaria del parco botanico cantonale. Mentre, a livello di personale, viene considerata ormai imprescindibile l’assunzione di un direttore, che si occupi dell’amministrazione e della gestione (magari anche del marketing). Tutto ciò senza avere garanzie di un ritorno finanziario, a meno di un’inversione di tendenza a livello di afflusso di visitatori. “La necessità di modificare la gestione delle Isole e quindi di fare in modo che si possano prendere delle decisioni in modo celere e senza ulteriori ritardi è tuttavia evidente – indicava il Municipio di Ascona nel messaggio per la cessione della sua quota parte –. Se non si fa nulla le Isole perderanno attrattività”. Il pericolo di una chiusura al pubblico va scongiurato con ogni mezzo, per evitare “una perdita di immagine non solo per Ascona, ma per l’intera regione. Da qui la necessità di reagire con celerità”. Un compito che ora spetta al Cantone, che sta già preparando proposte di rilancio, con un ricco programma di investimenti (si parla di 3 milioni di franchi). Obiettivo: riportare le Isole sulla cresta dell’onda.