Nel 2018 un tasso di senza lavoro inferiore alla media cantonale. Non succedeva dal 2010
Il 2018 per il Locarnese si sta rivelando uno degli anni con il minor numero di persone iscritte alla disoccupazione; un dato positivo, se paragonato a quello dell’anno precedente o degli anni precedenti. Una sorta di primato per l’intero decennio, se si considera che la percentuale dei senza lavoro nella regione è più bassa di quella cantonale. E ciò non avveniva dal 2010.
Le considerazioni di Silvano Beretta, responsabile della cassa disoccupazione dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst) per Locarnese e Vallemaggia, aprono spiragli di ottimismo: «In effetti, dal 2011 al 2017, la percentuale media della nostra regione è risultata essere sempre più alta rispetto a quella cantonale. Nel 2013 eravamo addirittura al 4,78 per cento rispetto al 4,51 del Ticino».
Il numero di iscritti alla disoccupazione è notevolmente diminuito: «La media mensile per i dodici mesi che ci siamo appena lasciati alle spalle è di 90 persone». Una cifra che da sola dice poco; diventa significativa se la si paragona a quelle del lustro precedente: 1’114 iscritti nel 2017; 1’233 nel 2016; 1’396 nel 2015; 1’478 nel 2014 e 1’518 nel 2013. «Il 2018 presenta di fatto la metà delle persone iscritte in disoccupazione rispetto, per esempio, a cinque anni prima – prosegue l’intervistato, che aggiunge altri dettagli relativi all’anno scorso –. Il picco è stato registrato nel mese di gennaio con 1’509 persone iscritte, mentre con piacere rileviamo che a luglio ne risultavano 533». Ovviamente bisogna considerare che per tradizione il Locarnese fa segnare dei flussi stagionali, legati essenzialmente al settore del turismo.
«Il trend è confermato anche dalle decisioni formali di cassa emesse dalla nostra sezione. In effetti, per esempio, le decisioni di “fine diritto” (persone per le quali giungono a termine i due anni di riscossione delle indennità di disoccupazione) sono state 40 rispetto alle 52 del 2017 o alle 57 del 2014. Troviamo pure un riscontro favorevole nelle settore “fine indennità” (disoccupati che hanno esaurito il loro diritto alle indennità giornaliere di disoccupazione). Nel 2018 le decisioni sono state 84, rispetto alle 142 del 2016, alle 111 del 2017 e alle 128 del 2014».
Ma ci sono anche cifre che vanno in controtendenza: «È vero – ammette il nostro interlocutore –. Abbiamo constatato che le “domande respinte” (decisioni di rifiuto alle prestazioni di disoccupazione) sono state ben 166 per il 2018 contro le 151 del 2017. Questo leggero aumento è un chiaro segnale negativo. Le domande respinte toccano i giovani lavoratori o le persone con oltre 50 anni di età. Purtroppo la cassa si è vista costretta a rifiutare le indennità sulla base della legge federale, poiché queste persone non potevano dimostrare di aver svolto un’attività lavorativa per almeno 12 mesi negli ultimi 24 o perché non avevano un motivo d’esonero. È pur vero che la moltitudine di domande respinte, intimate nel 2018, è ben lontana dalla cifra record di 238 raggiunta nel 2013».
In generale il trend positivo riguarda tutti i settori professionali. «Siamo però consci del fatto che una maggior occupazione di persone è strettamente legata all’andamento del mercato turistico della nostra regione – afferma Beretta –. Riteniamo che il 2019 sarà un anno di verifiche per quanto concerne l’impiego nel ramo dell’edilizia. Le ultime settimane del 2018 ci stanno dando segnali contrastanti riguardo all’occupazione in questo comparto. Bisogna inoltre tener conto che gli esperti economisti e analisti della Confederazione hanno corretto al ribasso la previsione sulla crescita del Prodotto interno lordo (Pil) per gli anni 2018 e 2019». Insomma, sull’occupazione nel Locarnese il cielo è sereno... variabile.