Locarnese

Radiografia di un delitto

Ecco cosa dice la perizia giudiziaria sul tragico decesso del 44enne di Genestrerio avvenuto nell'aprile dello scorso anno nella discoteca di Gordola

31 marzo 2018
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Il complemento istruttorio richiesto è giunto nelle mani del procuratore pubblico Arturo Garzoni. Una completa documentazione fotografica chiamata ‘Post­processing 3D’ e un modellino in materiale sintetico raffigurante la parte superiore della colonna vertebrale e il passaggio delle relative arterie di Fabrizio, il 44enne di Genestrerio morto lo scorso aprile dopo essere stato raggiunto da un pugno mentre si trovava alla discoteca La Rotonda di Gordola. Stando a quanto accertato dai periti, Fabrizio è deceduto a seguito della lesione dell’arteria vertebrale sinistra. Arteria che, è emerso in corso d’analisi, in parole povere era più grande, ma per una “variante anatomica e non una patologia”. Ciò che si è potuto ravvisare, inoltre, è la presenza di “un’infiltrazione ematica” nella regione cervicale destra del capo di Fabrizio: una lesione – hanno evidenziato i medici incaricati di allestire la perizia – “compatibile con l’esito di un trauma diretto e localizzato, come quello conseguente a un pugno”. Colpo presumibilmente sferrato da un 22enne di Biasca (assistito dall’avvocato Yasar Ravi), arrestato la notte dell’accaduto e rimasto in carcerazione preventiva sino al 5 settembre scorso. Per gli esperti non vi sono dubbi, il pugno inferto ha “verosimilmente determinato un’abnorme distensione del collo determinante la lesione vascolare vertebrale risultata letale”. Un pugno sferrato da tergo, dunque a una persona impreparata, che ha di fatto creato una sorta di colpo di frusta il quale non ha lasciato scampo a Fabrizio, morto il giorno seguente all’Ospedale civico di Lugano.

I colpi da tergo: ‘Un’abitudine’

Quel sabato notte la vittima non è stata l’unica ad essere aggredita dal 22enne. Lo rileva la pubblica accusa spiegando che l’imputato “è passato alle mani in diverse occasioni e ai danni di diverse persone”. Almeno tre e sempre con “pugni micidiali”, conditi dalla “odiosa abitudine di infliggere colpi a tradimento”. E sebbene non fossero stati ravvisati precedenti specifici di violenza, il nome del 22enne è spuntato anche la vigilia di Natale del 2016 quando, sempre alla discoteca La Rotonda, è rimasto coinvolto in una rissa. Una “propensione a risolvere le discussioni con la violenza gratuita – ravvisano ancora gli inquirenti –, specie dopo aver assunto sostanze alcoliche e cocaina, ritenuto che quest’ultima aumenta notoriamente l’aggressività”. E in tal senso, gli esami tossicologici effettuati sull’uomo hanno di fatto confermato la tesi: dal prelievo del sangue è risultato un tenore alcolico di 1,22 e la positività alla cocaina.

Stupefacenti

Oltre all’accusa di omicidio intenzionale, il 22enne dovrà rispondere anche del reato di infrazione aggravata (subordinatamente semplice) e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Dal rapporto d’inchiesta della Polizia giudiziaria è infatti emerso che tra il dicembre del 2014 e il settembre del 2016 l’uomo ha posseduto e ripetutamente trafficato almeno 490 grammi lordi di cocaina. Un traffico cominciato a seguito dell’incontro con i suoi fornitori, avvenuto in una discoteca di Grancia (la stessa dove ci fu il primo ‘scontro’ che portò al delitto di via Odescalchi a Chiasso). Lì, come detto, l’incontro con gli albanesi che dal ‘sasso’ – un piccolo quantitativo di cocaina di ‘prova’ – passarono ben presto al rifornimento sistematico (che avveniva sulla pubblica via, in alcuni appartamenti del Luganese e in un paio di occasioni anche non distante dal domicilio dell’imputato, a Biasca). Un filone dell’inchiesta che ha permesso agli inquirenti di effettuare due arresti e di risalire ai componenti di un’organizzazione criminale: un “sodalizio ben strutturato e organizzato” con un segno d’appartenenza distintivo: “un tatuaggio a forma di scorpione”.