Era stato congelato a inizio 2017, ora Axpo, Cama e Grono archiviano l'idea. Le nuove regolamentazioni non permettono ulteriori sfruttamenti del fiume
Definitivamente dismesso il progetto della centrale sul fiume Moesa. I due Comuni mesolcinesi di Cama e Grono, insieme ad Axpo, hanno deciso di sciogliere il consorzio di studio istituito sei anni fa con il fine di ottimizzare lo sfruttamento dell’energia idrica del torrente. Come spiega oggi Axpo in un comunicato, “a seguito di una decisione del Governo cantonale relativa al risanamento dei deflussi residuali delle centrali elettriche già presenti nel Moesano, il progetto non è più idoneo all’approvazione”.
Nel giugno 2014 Axpo avviò, su incarico del consorzio di studio, un’analisi preliminare sullo sfruttamento del potenziale idroelettrico della Moesa sul territorio del comune di Cama e dell’ex comune di Verdabbio (oggi Grono). Dopo un attento esame la miglior variante risultò essere una centrale idroelettrica con punto di presa in località Sorte e restituzione dell’acqua a valle dell’impianto di itticoltura di Al Pont. Il progetto di concessione elaborato, denominato 'Centrale sulla Moesa', fu presentato alla popolazione il 6 aprile 2016 suscitando non poche critiche, in particolare tra i locali pescatori ma anche tra i canoisti che frequentano la zona preoccupati per il calo della portata del fiume.
«È un bene che nel Moesano si sia trovata una soluzione globale per i deflussi minimi - spiega raggiunto dalla 'Regione' il sindaco di Grono Samuele Censi - non troppo penalizzante per le centrali storicamente già esistenti, il che avrebbe avuto anche pesanti conseguenze finanziarie sui Comuni concessionari e i Comuni azionisti». La centrale progettata avrebbe dovuto produrre 20 gigawattora di elettricità all’anno (pari al consumo di circa 4'500 economie domestiche) e sarebbe costata circa 24 milioni di franchi. Il progetto fu interrotto nel 2016 a causa dell’imminente fusione dei Comuni di Grono, Leggia e Verdabbio. Nel 2017 il consorzio di studio decise di prolungare l’interruzione poiché degli adeguamenti dell’Ordinanza svizzera sull’energia avrebbero provocato una riduzione dell’ammontare dei sussidi e quindi della redditività del progetto. «La rinuncia a costruire l'impianto - aggiunge Censi - salvaguardia invece uno dei pochi tratti di Moesa in Mesolcina ancora 100% allo stato naturale, ben frequentato da pescatori, canoisti e amanti della natura. Dal punto di vista ambientale e dell'economia energetica, non avrebbe avuto senso infatti, lasciar defluire abbondantemente le acque dagli impianti esistenti, con gravi perdite di produzione e recuperi ambientali minimi, per poi investire 24 milioni per riprendere le stesse acque più a valle, compromettendo la natura selvaggia della Moesa fra Sorte e Cama».
Durante l’interruzione del progetto, Axpo ricorda che il Canton Grigioni ha ribadito i suoi sforzi per l’attuazione delle disposizioni in merito al risanamento dei deflussi residuali delle centrali già esistenti nel Moesano. Un gruppo di accompagnamento composto da autorità cantonali, Comuni, gestori di centrali elettriche e organizzazioni ambientaliste ha concordato infine una soluzione complessiva. La conseguente decisione del Governo cantonale del 5 marzo 2020 non regolava solo la quantità dei deflussi residuali delle centrali elettriche già esistenti, bensì sanciva anche che, fino alla riassegnazione delle Officine Idroelettriche di Mesolcina nel 2043, non poteva essere messo in atto alcun ulteriore sfruttamento dell’energia idrica della Moesa a valle di Soazza. Tale modifica delle condizioni quadro ha reso impossibile l’approvazione del progetto di concessione 'Centrale sulla Moesa'. I rappresentanti del consorzio di studio hanno quindi deciso di non portare avanti il progetto e sciogliere il consorzio.