La deputazione chiede invece al governo di essere coraggioso e responsabile
Una chiusura generalizzata dei cantieri nel Moesano per fronteggiare la pandemia da Covid-19 “è illecita”. Così si esprime lo Stato maggiore di condotta cantonale grigionese (Smcc) in merito all'opportunità o meno di chiudere i cantieri in Mesolcina e Calanca, come richiesto dalla deputazione moesana in Gran Consiglio; una misura – per contro applicata in Ticino – che potrebbe aiutare ulteriormente ad arginare la propagazione del coronavirus. Tesi, questa, che Berna e Coira non condividono. Il governo retico rincara la dose: “Le prescrizioni vigenti stabilite dalla Confederazione sono chiare: proibiscono al Cantone di adottare simili provvedimenti. Ciò è quanto è stato nuovamente confermato a seguito di consultazioni con il consigliere federale Alain Berset”. Il Cantone sostiene dunque la posizione della Confederazione secondo cui regolamentazioni valevoli per tutta la Svizzera “sono le più idonee a ostacolare la propagazione del coronavirus”. Per contro, aggiunge Coira, “insieme al Cantone Ticino e alla Confederazione, il governo è convinto che cantieri nei quali non sia possibile garantire il rispetto delle rigorose prescrizioni debbano essere chiusi”. Da qui l'invito rivolto al settore edilizio e a tutti gli altri a voler “rispettare in maniera rigorosa i provvedimenti a tutela dei lavoratori e volti a ridurre il pericolo di contagio sul posto di lavoro e durante il percorso casa-lavoro. Il fatto di poter svolgere la propria attività il più a lungo possibile è nell'interesse di ogni azienda. Ciò però è possibile solo se le prescrizioni vengono rispettate in maniera sistematica”. In definitiva Cantone, Regioni o Comuni non dispongono di competenze che vadano oltre quelle della Confederazione. Il divieto di chiusura – aggiunge l'Smcc – è dettato altresì da ragioni economiche: “Si deve partire dal presupposto che le conseguenze finanziarie di queste chiusure non saranno assunte dalla Confederazione. Vi è per contro da attendersi che simili chiusure siano illecite e che quindi la Regione Moesa o i Comuni potrebbero trovarsi confrontati a un caso di responsabilità dello Stato, ovvero dover risarcire le imprese di costruzione per il danno cagionato”. Quale ultimo punto a sostegno del ‘niet’, viene rimarcato che la Confederazione “non ha escluso un controllo di tali cantieri per verificare se le prescrizioni relative alle norme igieniche e alla distanza siano rispettate. La competenza per i controlli spetta in linea di principio all’Ispettorato del lavoro e alla Suva”. Autorità di controllo che possono imporre correttivi o chiusure del cantiere che non ottempera le disposizioni di sicurezza sanitaria.
La replica della deputazione moesana presente nel Gran Consiglio retico non si è fatta attendere. “Apprendiamo con stupore la decisione di non autorizzare la chiusura dei cantieri edili nel Moesano”, scrivono Samuele Censi, Manuel Atanes, Rodolfo Fasani, Nicoletta Noi Togni, Paolo Papa e Hans Peter Wellig. Nella missiva inviata al governo grigionese fanno leva sulla straordinarietà della situazione e, nonostante le disposizioni legislative in atto, sottolineano la necessità di una “decisione coraggiosa e di responsabilità da parte del Consiglio di Stato”. Nel testo gli autori deplorano una volta di più la mancata presa di coscienza della gravità della situazione determinata dalla propagazione del coronavirus e osservano altresì come il mondo dell’edilizia della regione sia strettamente correlato a quello ticinese. “Con il settore edile (imprese, fornitori e subappaltatori) totalmente fermo in Ticino si crea un importante problema per quanto attiene alla fornitura di determinati materiali (in primis calcestruzzo, fornitura e posa di acciaio d’armatura) che sono indispensabili per poter operare nei cantieri. A queste condizioni non è possibile operare sui cantieri nella nostra regione”. Inoltre, concludono i sei deputati, la non chiusura dei cantieri nel Moesano “dal profilo sanitario può significare maggior pericolo di contagio e più ricoveri nelle strutture ospedaliere del Ticino, con cui vige un’ottima collaborazione intercantonale”.
Intanto, come in Ticino, anche nei Grigioni vengono fissate restrizioni per gli over 65 anni e per i gruppi definiti vulnerabili: da oggi “devono restare a casa; devono evitare di accudire minorenni; divieto di recarsi personalmente ad effettuare acquisti ma di usufruire del sostegno dei parenti, del servizio a domicilio dei negozianti, dei volontari o dei servizi comunali appositamente organizzati per la consegna a domicilio della spesa; possono uscire per motivi medici, per improrogabili motivi di lavoro nell'ambito di un'attività autorizzata e per svolgere attività motoria rispettando le norme igieniche accresciute e di distanza sociale; possono utilizzare il trasporto pubblico solo per necessità mediche o professionali”. Le violazioni – comunica infine l'autorità retica – saranno punite con una multa disciplinare di 100 franchi.