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Parla la docente: ‘Gli avevo appena comunicato l’insufficienza’

L'insegnante della Commercio di Bellinzona minacciata con la pistola, poi rivelatasi finta, era in una saletta con l'allievo per il colloquio di fine anno

In sintesi:
  • La professoressa di francese quando ha visto l’arma ha subito dato l'allarme invocando aiuto
  • ‘Sto elaborando l'accaduto, ieri ho vissuto un vero e proprio shock’
(Ti-Press)
4 giugno 2024
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«Adesso sto nettamente meglio rispetto a ieri. Sono appena stata da uno specialista per elaborare questo episodio traumatico. Ieri ho vissuto un vero e proprio shock». È quanto riferisce oggi, raggiunta dalla ‘Regione’, la docente di francese della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona (Scc) che ieri è stata minacciata con un’arma, poi rivelatasi finta, da un suo allievo 15enne. Allievo nel frattempo fermato dalla polizia assieme a un 16enne che ha portato e nascosto l’arma all’esterno dell’edificio scolastico. Le ipotesi di reato nei confronti del 15enne sono di minaccia e infrazione alla Legge federale sulle armi, mentre il 16enne deve rispondere di infrazione alla Legge federale sulle armi. L’inchiesta è coordinata dalla Magistratura dei minorenni.

La docente non è ancora rientrata al lavoro e deve al momento prendere una decisione riguardo a quando tornerà in classe «ma non sarà prima di settimana prossima», che è anche l’ultima dell’anno scolastico. L’insegnante sta elaborando l’accaduto; per lei sono stati attimi di grande paura per la vista di quella pistola, che anche se finta si presentava come una fedele riproduzione dell’arma: «Non avevo assolutamente immaginato che potesse essere finta», conferma la docente. Lo spavento è stato quindi enorme e quando il 15enne l’ha minacciata, mostrando la pistola, la donna ha subito dato l’allarme invocando aiuto. In quel momento la docente si trovava in una saletta da sola con il 15enne: «Era il colloquio di fine anno per la comunicazione della nota di condotta e dell’andamento del secondo semestre». Un anno scolastico difficile poiché per l’allievo si profilava una bocciatura. Quando la docente gli ha comunicato che avrebbe ricevuto un’insufficienza in francese il 15enne ha perso il controllo e ha reagito molto male: «Con fare minaccioso mi ha detto qualcosa che preferisco non riferire» e poi le ha mostrato il calcio dell’arma finta celata nei pantaloni.

Nessuna misura restrittiva al termine dei verbali

Nel frattempo prosegue l’inchiesta coordinata dalla Magistratura dei minorenni. Al termine dei verbali, che si sono conclusi durante la notte, non sono state predisposte misure restrittive della libertà nei confronti del 15enne e del 16enne fermati. Sono già stati sentiti anche altri diversi ragazzi, nonché la docente che ha subito la minaccia. L’inchiesta, ci fa sapere l’ufficio stampa del Ministero pubblico, proseguirà con ulteriori interrogatori e accertamenti. Per quanto riguarda la pistola finta portata a scuola dal 15enne, occorre tener conto che anche le riproduzioni sono assoggettate alla Legge federale sulle armi. Possono quindi essere acquisite e possedute unicamente da persone maggiorenni e in possesso delle necessarie autorizzazioni. Gli inquirenti sono quindi al lavoro per capire dove il giovane si è procurato la fedele riproduzione dell’arma.

Il giorno dopo incontri con docenti e allievi

La direzione: ‘Una giornata di ascolto e confronto, con clima disteso’

All’indomani della concitata giornata di lunedì, alla Scuola cantonale di Commercio sono stati organizzati degli incontri con tutti gli allievi e i docenti della Scc, ma anche delle due scuole specializzate superiori presenti nell’edificio. «Alle 7.30, prima dell’inizio delle lezioni, abbiamo incontrato i docenti per ricostruire l’accaduto e fornire delle indicazioni corrette perché ieri sono circolate anche informazioni errate ed era quindi necessario fare chiarezza», spiega alla redazione Walter Benedetti, direttore della Scc. L’incontro era un’occasione anche per segnalare che il Gruppo eventi traumatogeni e la mediazione scolastica, composta da quattro persone formate in maniera specifica, erano presenti in sede tutto il giorno ed erano a disposizione di qualsiasi persona che avesse sentito l’esigenza di confrontarsi ed esternare le proprie sensazioni riguardo all’accaduto. E infatti alcuni docenti e allievi hanno già fatto capo a questo servizio. A partire dalle 8, orario in cui prendono avvio le lezioni, la direzione ha incontrato tutti gli allievi in gruppi scaglionati per una ventina di minuti. Anche con loro sono stati ricostruiti gli eventi ed è stato garantito loro supporto grazie ai due gruppi di mediazione e sostegno. «Un messaggio forte che abbiamo voluto far passare ad allievi, docenti e personale è di cercare, nel limite del possibile, di tornare alla normalità perché crediamo che sia la ricetta migliore», rileva il direttore. «Durante gli incontri odierni – prosegue Benedetti – si respirava un’aria piuttosto distesa. Non c’era più il clima di ieri, che a tratti era piuttosto concitato anche a causa delle informazioni errate che circolavano e che hanno allarmato famiglie e allievi». Il direttore stila un bilancio positivo della giornata di incontro: «Gli allievi si sono confrontati apertamente con i docenti e con la direzione in maniera propositiva. Intendiamo procedere su questa linea anche nei prossimi giorni». È infatti stato ribadito che il servizio di mediazione è sempre a disposizione e nei prossimi giorni sarà potenziato. E qualora dovesse essere necessario verranno riconvocati in sede gli esperti del Gruppo eventi traumatogeni. «Abbiamo garantito il supporto fino alla fine dell’anno, perché le emozioni potrebbero emergere anche dopo alcuni giorni», evidenzia Benedetti.

Situazioni di emergenza, protocollo in arrivo

In caso di emergenza non c’è ancora un protocollo prestabilito, ma piuttosto delle buone misure da seguire. Tuttavia, per quanto riguarda le Scuole medie superiori, un gruppo di lavoro è già all’opera per elaborare indicazioni sui passi da intraprendere in caso di evento traumatico o straordinario. Il gruppo si è già riunito una volta negli scorsi mesi e a fine estate si troverà nuovamente per definire un protocollo vero e proprio da condividere con la Scc e i licei cantonali. «Nel nostro istituto purtroppo già qualche anno fa abbiamo avuto esperienza diretta di un evento potenzialmente ancora più pericoloso (nel maggio 2018 quando un 19enne aveva pianificato un attacco alla scuola ndr). Grazie all’esperienza acquisita, lunedì ci siamo comportati relativamente bene e tutta la scuola si è mossa in maniera coordinata. Questa mattina mi sono complimentato con i giovani perché anche nei momenti concitati dell’evacuazione della sede e dell’intervento della polizia tutto ha funzionato bene e i ragazzi hanno risposto in maniera adeguata seguendo le indicazioni», afferma il direttore, evidenziando come in un momento di stress ciò non fosse scontato data la presenza di un migliaio di allievi.

Il 15enne non aveva mai mostrato segni di aggressività

L’inchiesta in corso impedisce al direttore di esprimersi su aspetti riguardanti il ragazzo autore delle minacce alla docente. Tuttavia lo definisce come un giovane come tanti altri che non aveva mai mostrato particolari segni di disagio e aggressività. Una lettura a freddo dell’accaduto induce il direttore ad affermare che quanto verificatosi alla Scc «poteva succedere ovunque. La società e i giovani stanno cambiando e questo cambiamento si riflette sulla nostra scuola ma non soltanto. Noi abbiamo la caratteristica di ospitare tante persone e statisticamente è quindi più probabile che nel nostro istituto si possano verificare certi eventi. Sono dell’idea che situazioni del genere possano verificarsi in qualsiasi altro contesto educativo ma anche in altri ambienti dove sono presenti persone, giovani e meno giovani».

La società sta cambiando: ‘una riflessione sui giovani si impone’

«Ora bisognerà capire cosa spinge i giovani a comportarsi in un determinato modo: sarà il lavoro da fare, io non ho ricette ma una riflessione si impone. Per quanto riguarda la Scc, dopo quanto accaduto nel 2018 (sempre l’attacco pianificato alla scuola ndr) oggi cerchiamo ancor più di cogliere determinati segnali, dobbiamo essere attenti ma senza allarmismi», spiega il nostro interlocutore. L’ascolto è quindi fondamentale «ma anche far capire che se qualcuno si sente in un determinato modo può segnalare il suo malessere e disagio a chi di dovere. La prevenzione è una delle migliori ricette per gestire questi eventi che potrebbero avere anche risvolti drammatici», conclude Benedetti.

 

 

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