Bellinzonese

Plastiche di Bellinzona, tanti dubbi sulla soluzione ticinese

Il consigliere comunale Lucchini chiede lumi sulla reale capacità di riciclare e rivalorizzare: ‘L’80% finirà nel termovalorizzatore, ora solo il 34%’

In sintesi:
  • Bellinzona è stato il Comune pilota in Ticino ad aver testato sin dal 2019 il metodo di raccolta tramite gli appositi sacchi
  • la questione dei costi, per la Città e per l'utenza
(foto laRegione)
14 marzo 2024
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In attesa che la Città informi la cittadinanza sulle novità, previste quest’anno, nella raccolta della plastica riciclabile, il consigliere comunale Alessandro Lucchini (comunista nel gruppo Unità di sinistra) tramite un’interpellanza solleva parecchi dubbi sulla soluzione imposta dal governo cantonale ai Comuni ticinesi, Bellinzona incluso. Ossia adoperarsi per raccogliere separatamente la plastica rispetto ai rifiuti solidi urbani (e fin qui tutto bene, perché diversi Comuni non l’hanno finora mai fatto, mentre la capitale è pioniera in questo ambito) e inviarla alla ditta Puricelli di Riva San Vitale (e qui sorgono i dubbi) per essere rivalorizzata.

Lucchini infatti ricorda che Bellinzona è stato il Comune pilota in Ticino ad aver testato sin dal 2019, con la supervisione del Dipartimento del territorio, il metodo di raccolta tramite gli appositi sacchi Sammelsack poi trasportati su camion dalla ditta ‘RS Recupero materiali’ all’azienda turgoviese InnoRecycling leader nel settore a livello nazionale. Ditta che a sua volta invia il carico nella vicina località austriaca di Lustenau dove avviene lo smistamento fra ciò che è riciclabile (pari a due terzi del totale, che viene rispedito alla ditta elvetica InnoPlastics Ag, pure di Eschlikon, e associata di InnoRecycling, per essere trasformato in nuova plastica) e ciò che non lo è (34%) e che finisce come carburante nel cementificio elvetico di Siggenthal.

Un sistema virtuoso secondo Lucchini – che in qualità di co-coordinatore dell’Osservatorio per una gestione ecosostenibile dei rifiuti Okkio lo aveva suggerito oltre cinque anni fa al Municipio di Bellinzona – ma non secondo il Dipartimento del territorio convinto che sia preferibile una soluzione tutta ticinese. Lucchini evidenzia anche la comodità del Sammelsack nel quale è possibile gettare varie tipologie di plastiche (compresi contenitori in Tetrapack) con la certezza che il 64% viene riciclato; mentre il nuovo sacco per la Puricelli può accogliere soltanto le due tipologie PE e PP usate principalmente per alimenti e detergenti. In questo caso, secondo Lucchini, viene rivalorizzato il 20% del totale, mentre l’80% finisce nel termovalorizzatore di Giubiasco.

Partendo da queste considerazioni il consigliere comunale chiede al Municipio se condivide l’imposizione cantonale, se sa quali operazioni Puricelli svolge direttamente e se altre non siano magari fatte all’estero, se in tal senso vi è un piano di tracciabilità, se questo sistema in generale è sostenibile nel medio lungo periodo e se la stessa Puricelli importi plastiche da altri cantoni o nazioni per assicurare la sostenibilità della propria attività. Pure chiesti lumi, infine, sugli eventuali costi che ricadrebbero sulla Città e che la stessa eventualmente farebbe poi ricadere sull’utenza.

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