A 21 anni dalla bocciatura della riversione cantonale, il governo propone il rinnovo quarantennale della concessione per lo sfruttamento delle acque
A 101 anni dalla sua entrata in servizio, e a un anno dal via libera del Consiglio federale al rinnovo della sua concessione, la centrale idroelettrica della Calcaccia di proprietà del Comune di Airolo si appresta a consolidare resa e funzionamento. Il Consiglio di Stato ha infatti firmato il messaggio con cui propone al Gran Consiglio di rinnovare al Comune altoleventinese la concessione allo sfruttamento delle acque pubbliche dei riali Calcaccia, Madei, Ressia e Ravina e delle sorgenti Madei, Ressia e Ronchi, con tanto di Rapporto dell’impatto ambientale e approvazione della variante del Piano regolatore.
Quale misura di compensazione del maggiore sfruttamento delle sorgenti, nel periodo estivo verrà aumentato il deflusso minimo del torrente Calcaccia. Il suo corso superiore, particolarmente attrattivo dal punto di vista paesaggistico, sarà quindi valorizzato in modo ottimale durante la stagione turistica. Nel corso inferiore, il deflusso minimo più elevato dovrà garantire una quantità d’acqua sufficiente ai pesci e agli altri organismi acquatici anche in anni secchi. Saranno inoltre nuovamente alimentati due rami laterali abbandonati nell’area di confluenza del torrente Calcaccia con il fiume Ticino dove si trova la zona golenale d’importanza cantonale ‘Madrano-Ponte Sort’.
Se votata dal parlamento, e a riprova che questioni simili richiedono tempi decisionali da era geologica, la concessione quarantennale inizierà retroattivamente nel… maggio 2003 (21 anni fa), data in cui scadette la precedente concessione. Proprio quell’anno il Consiglio di Stato propose al Gran Consiglio di far valere il diritto di riversione a favore del Cantone e di respingere la richiesta di rinnovo presentata dal Comune di Airolo. Anche allora, i lunghi tempi decisionali richiesero quasi due legislature per giungere all’ottobre 2010, quando il parlamento respinse il messaggio e approvò parallelamente la modifica della Legge sull’utilizzo delle acque (Lua) per rafforzare e fissare a livello legislativo il principio per cui lo Stato utilizza in proprio le acque tramite l’Azienda elettrica ticinese, coerentemente con una politica energetica che vuole assicurare al Cantone un approvvigionamento rinnovabile, indigeno e sicuro a beneficio di tutta la popolazione del Cantone.
Già, ma allora perché con Airolo si è proceduto diversamente lasciando la centrale della Calcaccia in mani comunali anziché cantonali? “Il rilascio o rinnovo di una concessione – scrive oggi il governo 14 anni dopo quella decisione – rappresenta un’eccezione e può avvenire solo a determinate condizioni previste con la modifica della Lua”. Ossia: divieto di trasferire la concessione con una sola eccezione, e cioè che la nuova società dovrà essere detenuta al 100% da enti pubblici ticinesi; obbligo per l'ente pubblico concessionario (Azienda municipalizzata) di usare l'energia nel suo comprensorio di gestore di rete; obbligo di cedere ad Aet l'eventuale energia prodotta in esubero al costo di vendita praticato da Aet ai distributori ticinesi; allegare alla domanda di concessione un contratto di collaborazione fra ente pubblico locale e Aet, firmato e valido per la durata della richiesta di concessione, da discutere tra le parti a seconda delle esigenze di entrambi i contraenti, che stabilisca condizioni favorevoli di fornitura e ritiro dell'energia da parte di Aet.